Coldiretti: "Rivedere le limitazioni sulle emissioni, danneggiano l'agricoltura"
Si rischia il blocco di alcune attività
Nella foto il presidente Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole.
Il 15 di settembre entrerà di nuovo in vigore il piano di controllo dell'aria, con i famosi semafori e limitazioni che non sono solo previste per veicoli e impianti di riscaldamento, ma interessano anche la combustione dei vegetali e altre norme che riguardano i processi produttivi delle aziende agricole. Coldiretti Vercelli-Biella evidenzia le criticità presenti e sottolinea che il mondo agricolo ha già fatto tanto per ridurre le emissioni, però si trova penalizzato.
"Rivalutare le modalità d'intervento"
“Rivalutare le modalità di intervento e la portata delle limitazioni introdotte con il provvedimenti straordinario dello scorso febbraio, al fine di ridefinire un’azione coordinata con quanto adottato dalle altre regioni del Bacino Padano”. Queste le priorità secondo il presidente Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole e il direttore Francesca Toscani sulla problematica legata alla qualità dell’aria. Il 15 settembre verrà riattivato il meccanismo del “semaforo”, introdotto con la delibera del 26 febbraio, e urgono cambiamenti: “Le misure attualmente introdotte – evidenziano - penalizzano eccessivamente il settore agricolo rischiando di generare pesanti ripercussioni, sia in termini di gestione del ciclo produttivo, che sul fronte della tenuta economica, in un periodo già fortemente condizionato da un andamento altalenante dei mercati, per effetto della pandemia”.
"Vogliamo misure più eque per la nostra categoria"
“Siamo consapevoli che servano interventi appropriati aventi lo scopo di promuovere un miglioramento della situazione attuale. Per questo è importante ideare progetti, favoriti anche dal Recovery Plan, che mirino a migliorare la qualità dell’aria, promuovendo programmi di economia circolare nel rispetto di una dimensione territoriale equilibrata. Ma al tempo stesso è necessario adottare misure più eque e graduali rispetto anche ad altri ambiti e fattori quali il traffico dei veicoli o il riscaldamento civile. Non può essere l’agricoltura – rimarcano Dellarole e Toscani – praticamente l’unico settore a dover sostenere il prezzo di tale processo. Oltretutto, negli ultimi 30 anni, il comparto zootecnico è stato capace di ridurre del 23% le emissioni di ammoniaca in atmosfera ed ha dimostrato di riuscire a soddisfare i target di contenimento delle emissioni. Auspichiamo un immediato riscontro dalla Regione per rivedere tali misure, con specifico riferimento agli aspetti di maggiore criticità, poiché è imprescindibile una rivalutazione delle limitazioni per poter assicurare le produzioni piemontesi fondamentali per la catena alimentare”, concludono.