SPORT - La lunga "scia" del derby: Emmanuello come Marzella!
Il racconto di una giornata indimenticabile
Il racconto di una giornata indimenticabile
Il missile terra-aria calciato da Simone Emmanuello si è appena insaccato e durante la sua folle corsa (stile Tardelli '82, Grosso 2016) verso la curva Ovest non ancora terminata, io nel bel mezzo del delirio mi son rivisto il goal di Marzella all’ultimo secondo, i due rigori di Solimeno, la rete del “sindaco” Mirabelli, il goal in slalom di Crudeli che diede la finale di champions league, e come se non bastasse, gente in lacrime, gente che abbracciava persone sconosciute, baci, abbracci, e previsioni che tra nove mesi nascano figli dal nome Emanuele, Emanuelle o semplicemente Simone o Simona, insomma delirio allo stato puro, ma facciamo un po’ d’ordine, partendo dall’inizio. E’ la domenica del derby delle risaie, è la giornata di campionato più importante, la giochiamo in casa questa tanto attesa partita dal popolo bicciolano, attesa quanto quella vittoria in un derby di serie B che manca da 80 anni e dalle categorie minori da 15 anni. Tutti gli scongiuri, i riti propiziatori sono andati di scena, percorrere la stessa strada che porta allo stadio ogni qualvolta la Pro ha “portato” a casa la vittoria, stessa formazione sugli spalti della partita vinta precedentemente, e a guai non avere accanto l’amico che ha portato fortuna, addirittura c’è stato qualcuno che al collo aveva una sciarpa bianca con solo scritto Forza Pro del 1986 e una felpa blù con la scritta Zena, indossata al derby della Lanterna di Genova, quando Boselli segnò al 97' e fece vincere il derby al Genoa per due a uno. Le squadre stanno per entrare in campo, le tifoserie iniziano la loro coreografia, partono anche i cori e gli inevitabili sfottò, ma quando le squadre sono schierate li, iniziano i brividi il Piola di Vercelli inizia a scandire l’urlo di battaglia, Forsa Pro, peccato che non tutti partecipano a questo coro che mette i brividi e da la carica ai nostri leoni. Lo stadio è quasi sold out, e sulle gradinate si vedono molte facce che per la prima volta questa stagione si accomodano sui seggiolini, erano proprio belli comodi, senza scomporsi, senza trapelare una emozione, hanno assistito a 93 minuti di partita in modo glaciale, anzi, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, qualcuno ha esultato per la vittoria dell’Alicese sulla capolista (noi nel frattempo eravamo sotto di una rete a zero con il fantagoal di Sansone). Torniamo alle nostre vere emozioni, lasciamo perdere per un attimo i cartonati seduti davanti a me, quello che succede nel secondo tempo oltre a passare agli annali, alla storia, ai racconti che faremo ai nostri nipotini, ha davvero il sapore dell’impresa, il pareggio è nell’aria, i tifosi ci credono, lo invocano e il tanto atteso pareggio arriva, da azione di calcio d’angolo il neo entrato La Mantia fa esplodere per la prima volta lo stadio, io dall’ultimo seggiolino in alto della gradinata nord (quella lato giardini di piazza Camana per intenderci) tra un po’ mi ritrovo in campo, colgo l’occasione di scusarmi con le occasionali mummie cartonate davanti a me se lo ho disturbate, ma io le partite le vivo!! La voce di tutti quelli che ho attorno inizia a mancare, abbiamo esultato troppo?? Può bastare così?? NO!! Ci vuole il colpo di grazia alle nostre corde vocali, il cronometro della partita del tabellone luminoso segna che siamo a l’ottantottesimo, c’è già chi sta lasciando lo stadio, l’amico che mi sta accanto urla “sì sì, bravi... andate via che vi perdete il goal !!” sarà stata una premonizione?? Resta di fatto che ancora adesso lunedì sera, la voce non ci è tornata, quel boato lo ricorderemo per sempre e la colpa è di quel ragazzo che ha calciato quel missile terra-aria, che ha ammutolito quel settore, ha fatto finire di sventolare quelle bandiere azzurre e che ha fatto sparire lo striscione “nuares”. Mentre una città ancora delirante ti ringrazia, fatti spiegare da qualcuno cosa hai combinato. A noi non resta nel frattempo che ringraziarti: grazie Simone.
C.R.