Nuovo decreto: "Potete riaprire! Come? Affari vostri..."
Il Governo ha detto sì ai ristoranti ma solo all’aperto. E chi non ha il dehors che fa? Non si sa... Delle disparità la politica se ne frega.
L'editoriale di Giovanni Drogo di lunedì 19 aprile su Notizia Oggi Vercelli ha destato interesse nei lettori per la chiarezza delle considerazioni sulle imminenti misure dal 26 aprile al 31 luglio, Lo proponiamo anche ai lettori del nostro sito. Nella foto una vignetta di Mellana sul tema.
"Ma come hanno deciso"?
I miei tre lettori devono sapere che, a quattordici mesi dall’inizio della pandemia, non mi è ancora chiaro se i due Governi che si sono succeduti abbiano deciso le chiusure e le aperture in base ai report epidemiologici e al tasso di RT o dopo aver letto sondaggi e rassegne stampa.
"Draghi non credeva a quel che diceva"
Per la prima volta, durante la conferenza stampa di venerdì, Mario Draghi mi ha dato l’impressione di essere a disagio e schiacciato da logiche politiche che non capisce e non riesce a dominare. Era evidente che non credeva a ciò che stava dicendo quando parlava di “cauto ottimismo” e ho trovato stridente l’affermazione che il Governo ha dato il via alle riaperture sulla base di un “rischio ragionato”.
"Quale rischio ragionato?"
Ma quale rischio ragionato? Un rischio ragionato è fatto sulla base di calcoli: si rischia sulla propria pelle.
Ma qui il rischio lo stanno correndo sempre le stesse categorie che hanno pagato i costi della pandemia: gli anziani che in gran parte non sono ancora vaccinati; i medici e infermieri che da più di un anno sono sotto pressione senza alcuna indennità aggiuntiva; i ristoratori e i baristi; i gestori di palestre e piscine; i titolari di hotel e attività legate al turismo.
Tensione sociale alle stelle
Queste categorie, che hanno già dato il sangue, sono quelle che stanno per correre un altro rischio: ma non è calcolato. Semplicemente il Governo ha capito, dopo le manifestazioni della settimana scorsa, che la tensione sociale è alle stelle e sotto la spinta del fans club di Salvini ha deciso di riaprire alcune attività dal 26 aprile con nuove modalità. Come quando una pentola a pressione bolle e la valvola si apre per non farla esplodere. Ma quali attività riapriranno e come?
"Mangiare all'aperto non è la stessa cosa a Trapani e a Trento"
Un esempio. Dal 26 aprile si potrà mangiare all’aperto nei ristoranti: facile a Trapani, ma a Trento? Fattibile per chi ha lo spazio esterno per montare il dehor, ma chi non lo ha? Di queste cose il Governo se ne frega: dice che si può riaprire e se ne lava le mani delle inevitabili disparità che si creeranno. Ovviamente nessun indennizzo spetterà a chi non potrà riaprire per il freddo e dovrà rimanere chiuso. A suo tempo nelle scuole militari spiegavano che affrontare una battaglia già persa una volta con lo stesso schieramento e la stessa strategia avrebbe portato allo stesso risultato: la sconfitta.
Mancano modifiche strutturali
Si riaprono le scuole ma qualcuno ha sentito parlare di tamponi a tappeto ogni mattina nelle scuole? Oppure si è parlato di tracciamento giornaliero del virus sui posti di lavoro? O di modifiche strutturali nel sistema di trasporto pubblico? Oppure di investimenti sulla sanità? Io no.
"Che fine ha fatto il Mes?"
Eppure uno dei temi forti per fare cadere il Governo Conte fu il braccio di ferro sul MES per la sanità. Che fine ha fatto il MES? Ve lo siete chiesti? Il lavoro che spetta al Governo è quello di creare sicurezza: ma di investimenti strutturali per evitare i danni della pandemia non ce ne sono stati e non sono in programma. Nulla è cambiato.
Quindi il problema si ripresenterà puntuale. Si parla dell’istituzione di un lasciapassare per viaggiare tra regioni da attribuire a chi è stato vaccinato o a chi ha fatto il tampone: una scelta che crea l’illusione di un possibile rilancio del turismo e della ristorazione. Peccato che in Italia abbiamo vaccinato solo il 7% della popolazione e che la gran parte dei vaccinati (2.734.000 persone) ha un’età compresa tra i sessant’anni e i novanta. Non propriamente un target in grado di rilanciare le sorti del turismo e della ristorazione. Io ho poco più di 50 anni, non appartengo a nessuna categoria agevolata dalla legge, non sono un furbetto. Quindi con i ritmi attuali potrò vaccinarmi a fine anno. Fino a quel momento nessun lasciapassare per viaggiare. Certo potrei farmi un tampone se ho voglia di andare a cena o a teatro. Ma qui arriva un’altra beffa.
"Caro tampone, ma quanto mi costi..."
La regione dove il tampone rapido costa meno è il Lazio, che ha stabilito un prezzo massimo di 22 euro, la regione più cara è il nostro amato Piemonte, dove per fare il test rapido non si spende mai meno di 40 euro, con un prezzo medio di 46 euro. Se il Governo decidesse che si può andare a cena o teatro sulla base di un tampone rapido fatto nel pomeriggio, con questi prezzi il lockdown continuerebbe anche con tutto aperto. Se il tracciamento è fondamentale bisognerebbe che il Governo facesse una riflessione sul prezzo dei tamponi rapidi calmierandolo (come fu fatto per le mascherine). Se una coppia per andare a cinema o al ristorante deve spendere 80 euro ancora prima di uscire le aperture sono puramente teoriche.
"Parlano come al bar dello Sport"
Tutti parlano di aprire o chiudere come se fosse un derby di calcio, senza mai fare un esempio concreto, senza dire quali misure lo Stato metterà in campo perché tutto non finisca in una beffa. Ma cosa si sta facendo per aumentare la sicurezza? Nulla. Si apre e si spera che tutto vada bene. Il test scientifico c’è già stato: la Sardegna. Zona bianca a Pasqua e tutto aperto 24 ore al giorno: grande festa per tre settimane.
Ora zona rossa per altri due o tre mesi mesi. Una festa durata poco e pagata cara.
Ma di chi è la colpa? Dei sardi ovviamente, mica del Governo che ha istituito la zona bianca senza stabilire maggiori sicurezze.
Accelerare le vaccinazioni
Cari ristoratori ora si apre perché lo avete chiesto andando in piazza, ma se tra un mese le cose andranno male sarà colpa vostra e richiuderanno di nuovo tutto. Una sola cosa bisogna chiedere con forza: che si acceleri con la vaccinazione che viaggia a tempi di tartaruga. Solo al termine delle vaccinazioni sarà possibile riaprire. La strada che stiamo perseguendo ora, aprire senza aver fatto interventi strutturali, è semplicemente una agonia prolungata che può produrre danni peggiori di quelli attuali.