Il caso

Quelle sfide online e la gogna mediatica...

La tragedia costata la vita alla ragazzina di Palermo ha acceso inevitabilmente un dibattito e sollevato tanti, facili, giudizi.

Quelle sfide online e la gogna mediatica...
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Una tragedia forse nata sui social network, una bambina che non c'è più e i genitori al centro di un tribunale popolare tutto sul web, istituito fra un like e un commento: l'assurda situazione dopo la morte di una ragazzina di soli dieci anni.

La tragedia

C'è ancora molto da chiarire nella vicenda che ha visto, tristemente, protagonista una bambina di soli dieci anni di Palermo. La ragazzina ha perso la vita dopo essersi stretta la cintura di un accappatoio intorno al collo. Da subito è dilagato un terribile sospetto: quello che dietro il dramma ci sia l’ombra di una delle ormai famigerate sfide online. La sfida consisterebbe in una sorta di soffocamento volontario, in cui arrivare al limite dell’incoscienza. Si tratta di una vera e propria roulette russa, di fatto, perché nel momento in cui viene meno il necessario afflusso di ossigeno al cervello, si perdono i sensi. Dunque sono elevatissime le probabilità che si finisca involontariamente soffocati a morte. Mentre proseguono le indagini volte a capire cosa sia effettivamente accaduto, la terribile notizia ha inevitabilmente fatto scalpore.

Fenomeni difficili da comprendere

Di fronte a una morte così precoce e ingiusta, diventa particolarmente difficile trovare un senso. Lo è ancora di più quando uno scenario drammatico si inserisce in un insieme di fattori estremamente complessi da comprendere e facili, troppo facili, da giudicare.

Di sfide folli di questo tipo ce ne sono state molte. Fra le più assurde, è facile ricordare quella che incitava a mordere una capsula di detersivo per lavastoviglie: un gesto così stupido che effettivamente diventa difficile da spiegare in qualsivoglia maniera. Per evitare di parlare a vuoto, però, bisogna quantomeno riflettere sui fenomeni, anche quando non ci è possibile comprenderli.

Critica al nuovo

I ragazzi sono da sempre al centro di critiche feroci. Le nuove generazioni sono sempre troppo deboli, troppo viziate, mai abbastanza sveglie per gran parte di coloro che le hanno precedute. Gli stessi che si sono dimenticati di essere stati a loro volta giudicati troppo deboli, troppo viziati, mai abbastanza svegli. La realtà è che non ha senso giudicare con il metro di giudizio di decenni prima qualcosa che allora non esisteva. È inevitabile che in ambienti diversi, con strumenti diversi, crescano persone diverse. Dunque è ovvio che i ragazzi cresciuti con il Commodore 64 non potranno essere uguali a quelli cresciuti con lo smartphone in mano. Non ha senso metterli a uno sterile confronto per vedere chi è migliore. Guardare il passato con gli occhiali rosa è un gioco che ci porta indietro nei secoli, fino ai tempi di Giovenale, ma che di fatto non approda da nessuna parte.

I cambiamenti

È facile credere che a chi non è cresciuto a “pane e like” certe cose non sarebbero mai successe, illudersi pensando: «Io alla loro età non avrei mai fatto certe cose». In realtà, è difficile sapere cosa avremmo fatto, immersi nelle stesse dinamiche. Allo stesso modo, di fronte alle tragedie, incolpare i genitori senza nemmeno fermarsi a pensare se abbiano o meno delle effettive responsabilità è una via rapida per esorcizzare la paura. Così si pensa: «A loro è successo perché non hanno fatto abbastanza. Se starò attento, a mio figlio non potrà mai succedere niente di male». Ferma restando ovviamente l’importanza primaria del controllo genitoriale, si tratta di un pensiero semplicistico, perché purtroppo il male è in agguato sotto tanti, subdoli aspetti.

La realtà è che quello di oggi è un mondo incredibilmente complesso. Da sempre quello del genitore è forse il ruolo più difficile che ci sia. Oggi, probabilmente, lo è ancora di più. Abbiamo in mano degli strumenti estremamente potenti e come tutto ciò che ha grandi potenzialità, può fare grandi cose o cose terribili. I genitori sono chiamati a confrontarsi con realtà in continua evoluzione e con la costante necessità di trovare nuovi equilibri: controllare i figli senza tradire la loro fiducia, lasciare che compiano i propri errori da cui trarre insegnamento senza però abbandonarli a loro stessi.

L'importanza dell'informazione

Fra gli aspetti della modernità più positivi, però, c’è sicuramente quello dell’informazione. Oggi disponiamo di un accesso rapido a un’enorme mole di nozioni. Da sole non sono sufficienti a diventare conoscenza: leggere un articolo in tema psicologia, per esempio, non fa di noi uno psicologo. Leggere un articolo di psicologia, per rimanere nel solco dello stesso esempio, può però darci le informazioni necessarie a capire qual è il ruolo di uno psicologo e se può tornarci utile in qualche modo.

Ciò che possiamo fare quando il male si presenta alla porta, dunque, è essere il più possibile informati. Sono molte le realtà che hanno fatto proprio dell’informazione il cardine delle proprie attività di prevenzione. Presentarsi “armati” (di informazione, sia chiaro) non significa sempre vincere la guerra, ma sicuramente aiuta. Quello per informarsi, chiedere, partecipare alle attività di formazione è sempre tempo ben investito. I giovani e il loro benessere, messo particolarmente a dura prova in questo periodo, sono un bene troppo prezioso per rischiare di perderli.

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