La Regina degli scacchi: l'origine del successo della serie Netflix
L'autore Walter Tevis ha saputo creare una storia di grande fascino.
Nella foto la copertina del libro e l'autore Walter Tevis.
Correva l’anno 1983 quando uscì la penultima opera di Walter Tevis. Lo scrittore statunitense aveva infatti già all’attivo quattro apprezzati romanzi quando pubblicò «The queen’s gambit».
La regina degli scacchi
Tradotto in italiano con un più generico «La regina degli scacchi», mentre la traduzione letterale si rifà all’apertura scacchistica del «Gambetto di donna».
Il libro ha conosciuto una nuova ondata di notorietà con il lancio su Netflix dell’omonima serie televisiva.
Il romanzo e la serie dimostrano definitivamente (nel caso ce ne fosse ancora bisogno) che gli scacchi rappresentano un gioco tutt’altro che noioso, ricco invece di fascino e suggestione anche per chi non è un giocatore esperto. In ogni caso gli scacchi, seppure fulcro del romanzo, non lo esauriscono. “La regina degli scacchi”, infatti, racconta in primo luogo una storia di riscatto e lavoro, su se stessi e sul proprio talento.
La protagonista in orfanatrofio
La protagonista, Beth Harmon, non è quella che si dice proverbialmente una persona nata con la camicia. I suoi genitori sono morti e lei viene destinata a un orfanotrofio.
La vita all’interno della struttura si rivela ben poco stimolante. Ai bambini, fra l’altro, vengono abitualmente somministrati psicofarmaci, per cui Beth svilupperà una forma di dipendenza.
Ad accendere davvero l’interesse della ragazzina è un curioso gioco a cui vede intento il custode.
Le partite nel seminterrato
Proprio con lui, nel seminterrato, clandestinamente, la protagonista gioca alcune delle sue prime partite, rivelando fin da subito un talento eccezionale per la sua età.
Inizia così una scalata passo dopo passo, seduta di fronte ad avversari sempre più temibili, cercando di battere i propri limiti e affinare le capacità.
Uno degli aspetti forse più interessanti del romanzo riguarda proprio il concetto di talento: anche quello sorprendente e precoce di Beth, che potrebbe a tratti apparire quasi soprannaturale, da solo non è sufficiente a portarla dove desidera.
La protagonista si guadagna con il lavoro e l’intelligenza ogni vittoria, sia davanti a una scacchiera che nella vita. In molti si sono chiesti se “La regina degli scacchi” racconti una storia vera.
Una storia realistica
Pare di no, ma la storia è indubbiamente realistica: per questo Beth Harmon è un personaggio che non si dimentica facilmente.
Non si può scordarla dopo avere affrontato insieme a lei, tra le pagine, le sue debolezze e ad avere tifato (ma in rigoroso silenzio) durante i tornei più difficili.
Un romanzo consigliato a chi conosce bene gli scacchi, a chi si ferma all’arrocco e non ha mai ottenuto più di una patta e anche a chi non distingue gli alfieri dalle torri, perché il libro rappresenti la porta per iniziare ad amarli.
Fabiana Bianchi