ADDIO PABLITO

Nella notte tra mercoledì è morto Paolo Rossi, eroe dei Mondiali di Spagna 82. Un campione nel calcio e nella vita.

ADDIO PABLITO
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Un'altra brutta notizia sconvolge il mondo dello sport e dell'immaginario collettivo nazionale. Ad appena 64 anni, nella notte tra mercoledì e giovedì, è morto infatti Paolo Rossi, eroe dei Mondiali di Spagna del 1982. A informare il mondo della tragedia è stata la moglie Federica. Rossi aveva un male incurabile. Ha lasciato i tre figli Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro.

Ragazzo dalle rare doti umane e dalla simpatia contagiosa, Rossi, nato a Prato il 23 settembre del 1956, ha vissuto due vite calcistiche. La prima con la maglia del Lanerossi Vicenza, indossata dal 1976 al 1979: in Veneto conquistò la promozione in serie A (vincendo la classifica dei cannonieri con 21 gol) e l'anno successivo fu tra i protagonisti della storica cavalcata di quella squadra (che tutti ricordano come Real Vicenza) che seppe contendere la scudetto alla Juventus. Anche in serie A nel 1977-78, Rossi vinse la classifica dei marcatori con ben 24 gol.

Nell'estate del 1978, il centravanti fu protagonista ai Mondiali di Argentina in cui gli azzurri stupirono per la bellezza del gioco e gli straordinari risultati: Rossi in quel torneo mise a segno 3 reti, al pari di gente del calibro di Rummenigge, Rep, Dirceu e Roberto Dinamite.

Dopo una stagione transitoria con il Vicenza, chiusa con un'inaspettata retrocessione, Paolo passò al Perugia che aveva appena chiuso il campionato al secondo posto alle spalle del Milan e nutriva ambizioni di scudetto. Non andò bene anche perché lo stesso centravanti fu  coinvolto nello scandalo del primo Calcio scommesse. Due anni di stop che sarebbero terminati proprio a ridosso dei Mondiali del 1982.

Rossi, deluso, meditò di lasciare l'Italia,  ma poi disse No al corteggiamento di una squadra del Soccer Statunitense. Nei primi mesi di squalifica lo cercò l'Inter ma lui finì per dire sì alla Juventus, la squadra che lo aveva avviato al grande calcio.

«Boniperti mi chiamò: "Verrai con noi in ritiro, ti allenerai con gli altri, anzi più degli altri". Mi sono sentito di nuovo calciatore. La lettera di convocazione adesso farebbe ridere. Diceva di presentarsi con i capelli corti, indicava cosa mangiare e cosa bere. Boniperti era un mago in queste cose. Quando arrivai mi disse: "Paolo, se ti sposi è meglio, così sei più tranquillo". Mi sono sposato a settembre. L'avrei fatto lo stesso, diciamo che sono stato un po' spinto. Comunque devo ringraziare lui, Trapattoni Bearzot».

Nella primavera del 1982 il ritorno in campo, alcuni gol e la chiamata del "Vecio" Bearzot che decise di portarlo ai Mondiali in Spagna. "Prima però togliti quei fianchi da fattrice normanna...".

Si parte per la Spagna con ben poche speranze... A Vigo gli azzurri impattano con Polonia, Perù e Camerun e Rossi resta all'asciutto. Si passa il turno per un misero gol in più rispetto ai centrafricani. A Barcellona la musica cambia. L'Italia batte l'Argentina e poi incrocia le spade con il Brasile. Al "Sarrià" Rossi segna tre gol a Valdir Peres, il portiere del Brasile ed entra nella leggenda. Siamo in semifinale. Due a zero alla Polonia con due gol suoi e finalissima con i tedeschi. Cabrini sbaglia un rigore nel primo tempo ma a inizio ripresa ci pensa lui: gol di rapina e siamo in vantaggio. Tardelli e Altobelli chiudono i conti. Nando Martellini grida "Campioni del Mondo", "Campioni del Mondo", "Campioni del Mondo". Gli italiani si buttano nelle fontane di tutto il paese  e Rossi diventa Pablito. Un eroe vero.

Dal 1982 in poi Rossi diventa protagonista della Coppe Europee: arriva in finale di Coppa Campioni con la Juve contro l'Amburgo, e la perde ma diventa capocannoniere del torneo; l'anno dopo vince la Coppa delle Coppe contro il Porto a Basilea; quindi, nel 1984-85, vince la Coppa dei Campioni battendo il Liverpool nella finale tragica dell'Heysel.

Nel 1985 lascia il bianconero e va al Milan, chiamato da Giussy Farina, colui che fu suo presidente a Vicenza. Un anno anonimo ma con una grande doppietta nel derby con l'Inter. E poi la chiusura nel Verona di Bagnoli in attacco in coppia con il poderoso danese Preben Elkjaer Larsen.

Nel 1987 ad appena 33 anni lo stop alla carriera per una serie infinita di problemi alle ginocchia.

Il dopo calcio è da grande. Un lavoro importante nel campo delle costruzioni e la raffinata collaborazione con le TV. Sempre con il sorriso genuino e i modi gentili che lo hanno contraddistinto in campo e fuori.

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