Operazione Praemium: quattro arresti per false cittadinanze
La cricca dei trafficanti di documenti che faceva quello che voleva negli uffici comunali di Crescentino in cambio di tangenti.
Due impiegati del Comune di Crescentino, ufficio di stato civile, un uomo e una donna, in cambio di tangenti erano praticamente al soldo di un'organizzazione criminale, appoggiata su un'agenzia di Verona, con titolari due brasiliani, che avevano messo in piedi un sistema per far ottenere la cittadinanza italiana a loro connazionali. La compromissione dei due impiegati era arrivata al punto che i membri del consorzio corruttivo avevano libero accesso agli uffici e si servivano tranquillamente dei computer per istruire le false pratiche.
Gli arrestati sono Stefano Masino e Annalisa Aresi, gli impiegati in servizio al Comune di Crescentino, e i brasiliani, referenti locali della banda: la signora Simone Frassini e il figlio Raphael Bussolo.
Troppi brasiliani a Crescentino...
Tutto è partito dall'intuizione dell'Ufficio Immigrazione della Questura di Vercelli che si avvedeva, parecchi mesi fa, di un'anomalia curiosa a Crescentino, risultavano residenti 150 brasiliani. Da questa constatazione si è passati all'indagine vera e propria, diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli, che ha portato agli uffici comunali. Uffici disseminati di microcamere.
L'esito si è avuto oggi, mercoledì 14 ottobre 2020 con l'operazione "Praemium" quando la Polizia di Stato di Vercelli, ha arrestato quattro persone e denunciato altre due. Ma sono statie denunciate altre 74 persone per il reato di falso ideologico in atto pubblico.
Indagine iniziata ad aprile scorso
L’attività investigativa era partita nel mese di aprile scorso quando la Squadra Mobile aveva iniziato una serie di approfondimenti per verificare la regolarità dell’iter amministrativo finalizzato all’ottenimento della cittadinanza italiana “iure sanguinis” da parte di cittadini brasiliani, discendenti da emigrati italiani, e che dimoravano sul territorio solo per il tempo strettamente necessario al completamento del procedimento (circa tre mesi, la durata del visto turistico con il quale entravano in Italia).
Il meccanismo “iure sanguinis”
La cittadinanza italiana “iure sanguinis” (ovvero per chi può attestare una discendenza da famiglia italiana. Questa forma di cittadinanza viene ottenuta in tempi ridotti attraverso la presentazione di alcuni documenti dai quali possa essere comprovata la mera discendenza da cittadini italiani, senza dover svolgere alcun colloquio in lingua italiana. Inoltre, tra i requisiti necessari al rilascio della predetta cittadinanza vi è la residenza in Italia, ma non necessariamente nel comune di nascita dell’avo. I brasiliani, da quanto è emerso si procuravano attestazioni da parroci del loro Paese, attestanti origini molto in là nel tempo, anche nel XIX secolo. Non potendo verificare la fondatezza di questo requisito, gli inquirenti contestano il falso degli atti, perché fra i requisiti c'è la dichiarazione di una stabile residenza, cosa non vera ed a conoscenza delle persone coinvolte.
4mila euro a persona
I primi riscontri dell’attività di Polizia hanno consentito di individuare un’agenzia d’affari con sede a Verona, facente capo a due cittadini di origine brasiliana, madre e figlio, dedita a fornire ad altri brasiliani un pacchetto di servizi per avviare le pratiche per l’ottenimento della cittadinanza.
Tale pacchetto comprende alloggio, la ricerca della documentazione necessaria all’ottenimento della cittadinanza “iure sanguinis” nonché ogni forma di assistenza sul territorio vercellese, ed in particolar modo nel comune di Crescentino, fino al raggiungimento dello scopo prefissato.
Il costo di tale pacchetto è di 4.000 euro a persona.
L'alloggio del funzionario infedele
Tra i tanti immobili presi in locazione nel territorio di Crescentino per fare alloggiare i cittadini brasiliani, ne è emerso uno, di proprietà di un pubblico ufficiale, avente le funzioni di dipendente dell’ufficio anagrafe e di ufficiale di stato civile.
L'uomo si occupava proprio di vagliare le richieste di residenza e di procedere ai controlli in merito, indizio che ha immediatamente destato sospetti negli operatori di Polizia.
Lo stesso aveva la disponibilità di un altro alloggio, nel comune di Robella d’Asti (AT). Appartamenti che risultavano formalmente abitati, da circa due anni, da quattro cittadini brasiliani, i quali avevano sottoscritto con il pubblico ufficiale contratti di comodato d’uso gratuito.
Trenta brasiliani in un alloggio...
Dalle indagini è però emerso che, nel medesimo periodo, erano stati residenti, nella stessa sede, almeno 30 cittadini brasiliani.
Gli inquirenti hanno poi verificato che per ciascuno di essi, il pubblico ufficiale percepiva un affitto “in nero”, pagato dall’agenzia d’affari veneta, quantificabile in ben 700 euro al mese.
Da qui l'evidenza di una probabile esistenza di un sistema corruttivo nell’ambito del quale i due titolari della ditta procacciavano cittadini brasiliani, interessati alla cittadinanza italiana, con la garanzia che, dietro il pagamento di un compenso illecito al pubblico ufficiale, avrebbero ottenuto la cittadinanza pur in assenza dei requisiti previsti dalla legge ed in tempi ristrettissimi.
Tangenti per i documenti d'Ufficio
Lo stesso pubblico ufficiale, oltre all’affitto irregolare degli immobili nella sua disponibilità, percepiva altresì numerose tangenti per rilasciare i documenti d’Ufficio, talvolta chiamate “regalo” altre volte “premio”, circostanza documentata grazie alle microcamere installate dagli investigatori della Squadra Mobile all’interno degli uffici comunali.
La "collaborazione" degli uffici di Crescentino
Con la prosecuzione delle indagini si appurava che i corruttori avevano la piena disponibilità degli uffici del Comune di Crescentino, all’interno dei quali si intrattenevano per lunghi periodi, muovendosi come se fossero loro uffici ed utilizzando i beni della pubblica amministrazione come se fossero di loro proprietà. Affiorava, inoltre, la piena partecipazione al sodalizio criminale dell’altro pubblico ufficiale dipendente dell’ufficio anagrafe ed ufficiale di stato civile del comune di Crescentino, una donna, anche nei suoi confronti sono state documentate alcune consegne di “tangenti”.
Il Sindaco si era accorto che qualcosa non funzionava quando era stato nel famoso alloggio per consegnare la mascherine, rilevando che nessuno era presente. Aveva segnalato i sospetti alla Questura che però l'aveva pregato di soprassedere perché erano già in corso accertamenti. Dunque l'amministrazione ha agito in maniera corretta e non ha nulla a che fare con questo traffico.
Pubblicità attraverso i social
Il totale asservimento dei due impiegati agli interessi dell’associazione criminale, di cui facevano parte a pieno titolo, era evidente anche da alcune fotografie estrapolate dai profili social utilizzati dai titolari dell’agenzia d’affari, attraverso i quali veniva pubblicizzata l’opera di intermediazione svolta dagli indagati a favore di loro connazionali per ottenere la cittadinanza. Alcune fotografie addirittura ritraggono i pubblici ufficiali, all’interno dell’ufficio comunale, nell’area non riservata al pubblico, insieme ai corruttori e a persone che sono risultate essere clienti del sodalizio che hanno beneficiato, quindi, del servizio offerto ottenendo la cittadinanza italiana.
Tale totale asservimento era dovuto al fatto che i due pubblici ufficiali erano sostanzialmente a “libro paga” dell’organizzazione criminale.
A tal proposito, durante le indagini, è stato possibile documentare alcune consegne di tangenti ai due pubblici ufficiali.
600mila di giro d'affari
I guadagni derivanti dall’attività dell’associazione per delinquere sono risultati stimabili in almeno 600.000 euro. Facevano inoltre, parte, del sodalizio criminale anche un uomo, di origine brasiliana, un basista residente a Crescentino, il quale aveva il compito di fornire il supporto logistico ai connazionali, ed una donna, fidanzata del titolare dell’agenzia d’affari veronese, che aveva il compito di curare le pratiche finalizzate alla raccolta della documentazione necessaria.
Falsi certificati di residenza
L’attività dell’associazione si è sviluppata in una serie di false attestazioni di certificati di residenza dei cittadini brasiliani, poiché prive dell’elemento soggettivo della volontà di stabilirsi in un determinato luogo. I brasiliani, infatti, rimanevano a Crescentino solo per il tempo strettamente necessario ad ottenere la cittadinanza italiana per poi stabilirsi in altre zone del territorio nazionale, in altri paesi dell’Unione Europea o, talvolta, per ritornare in patria.
Minacce ai clienti
Il sodalizio criminale aveva posto in essere un sistema talmente rodato che, in un paio di occasioni, ha costretto alcuni clienti brasiliani a consegnare i passaporti, con la minaccia di non restituirli se gli stessi non avessero adottato un comportamento più rispettoso del vicinato che aveva lamentato il disturbo della quiete nelle ore notturne.
In un'altra occasione, uno dei due pubblici Ufficiali arrestati si era addirittura introdotto, in piena notte, nei suoi uffici nel comune di Crescentino al fine di disbrigare pratiche private dei clienti dell’associazione.
Braccialetto elettronico per quattro persone
Dopo aver acquisito i gravi indizi di colpevolezza, desunti dalla complessa e prolungata attività di indagine svolta dalla Squadra Mobile, il G.I.P. presso il Tribunale di Vercelli, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso un’ordinanza cautelare a carico dei quattro soggetti che hanno ricoperto un ruolo di primo piano nell’associazione, i quali venivano sottoposti agli arresti domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico.
All’alba della mattina del 14 i due impiegati, un uomo ed una donna, rispettivamente di quarantanove e cinquantaquattro anni, entrambi residenti a Crescentino, e i due corruttori, un ragazzo ventiduenne e la madre, una donna quarantunenne, entrambi di origine brasiliana residenti a Verona, tutti incensurati, sono stati raggiunti dagli agenti della Prima Sezione della Squadra Mobile della Questura di Vercelli che hanno dato esecuzione all’ordinanza degli arresti domiciliari, in collaborazione con personale della Questura scaligera.
Inoltre, sono stati denunciati a piede libero gli altri due partecipi all’organizzazione criminale, una donna ventiseienne residente a Verona ed un uomo cinquantaquattrenne di origine brasiliana residente a Crescentino.
Falso ideologico per 74 brasiliani
Infine, 74 cittadini brasiliani sono stati deferiti alla locale Autorità Giudiziaria per il reato di falso ideologico in atto pubblico per aver falsamente attestato la loro residenza nel comune di Crescentino.
Sono in corso ulteriori accertamenti per verificare eventuali altre condotte delittuose adottate dai Pubblici Ufficiali e da altri soggetti “satelliti” all’associazione.