Buonanno: la Lega Nord ricorre alle vie legali per gli insulti su Facebook

La Lega Nord nazionale ha raccolto vari screenshot di commenti offensivi apparsi sui social network dopo la morte dell'eurodeputato Gianluca Buonanno.

Buonanno: la Lega Nord ricorre alle vie legali per gli insulti su Facebook
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La Lega Nord nazionale ha raccolto vari screenshot di commenti offensivi apparsi sui social network dopo la morte dell'eurodeputato Gianluca Buonanno.

La Lega Nord nazionale porterà in tribunale coloro che hanno pesantemente insultato Gianluca Buonanno su Facebook. Una raffica di malignità assurde, vergognose, vergate dietro il solito presunto alibi della democrazia virtuale, una balla colossale a cui si appellano regolarmente i maniaci da social network.

Frasi offensive ben oltre i limiti della decenza sono state postate anche da utenti vercellesi, in alcuni casi addirittura visibili da tutti. Una delle più clamorose è partita da un personaggio di cui omettiamo nome e cognome esclusivamente per non mettere il giornale al suo stesso livello: costui poche ore dopo la pubblicazione della notizia, dopo la parolaccia di rito ha scritto «Uno di meno, anzi mezzo». Le risposte? Alcune più o meno dello stesso livello e come tali censurabili, altre di dura critica all’insultante con qualcuno che ricorda come chi muore meriterebbe sempre «un po’ di rispetto». In ogni caso la conversazione (per altro ancora online e visibile da tutti) verrà consegnata dalla Lega alle forze dell’ordine subito dopo i funerali di domani. «La Lega ha raccolto screenshot un po’ in tutta Italia registrando questa vergogna senza limiti. Nei limiti di legge, chi insulta dovrà rispondere in solido delle proprie azioni. E’ ora di finirla» sottolinea Alessandro Stecco, capogruppo della Lega Nord in Consiglio Comunale.

Ma il fondo si è toccato ad Alessandria dove un mediatore culturale ha dapprima scritto «E’ morto quello giusto» salvo poi ravvedersi abbastanza pateticamente il giorno successivo scusandosi per aver «non aver usato più sensibilità esprimendo un commento personale». Anche costui probabilmente dovrà rispondere a un giudice della sua leggerezza.

Una riflessione a questo punto si impone, per l’ennesima volta. Ha ancora senso lasciare mano libera a certi personaggi? Facebook, che da sempre si distingue per la massima attenzione a quanto accade sui propri profili, e per la solerzia a spazzar via situazioni non proprio limpide, non può intervenire a gamba tesa in casi come quello degli insulti contro Buonanno? Ai ribaldi della tastiera, che agiscono «imboscati» al buio delle loro camerette sfogando le loro frustrazioni contro chichessia, ricordiamo che un conto sono le chiacchiere da bar che evaporano nel tempo in cui si mangia l’oliva del Campari, un conto sono le frasi scritte sui social. Ai primi di marzo, infatti, una sentenza della suprema Corte di Cassazione, ovvero il livello più alto della giustizia italiana, ha stabilito che le offese scritte su di Facebook rappresentano una «diffamazione aggravata» che comporta una sanzione pecuniaria anche molto pesante. In pratica la bacheca di Fb è come la prima pagina di un giornale. Verba volant, scripta manent, anche quando i post vengono poi rimossi, quasi mai per rimorso di coscienza, quasi sempre per paura di cadere nelle maglie della giustizia. Meditate gente...

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