Rifiuti nucleari: in provincia di Vercelli il maggior numero
In Piemonte si trova oltre l'80% delle scorie radioattive italiane.
Rifiuti nucleari: in Piemonte l'80% del materiale radioattivo italiano.
Rifiuti nucleari in Piemonte
Quattro Comuni del Piemonte, Bosco Marengo (AL), Tortona (AL), Saluggia (VC) e Trino (VC), si trovano ad avere sul proprio territorio oltre l’ottanta percento dei materiali radioattivi di tutta Italia, in impianti e depositi collocati in aree a rischio. In termini di livello di contaminazione la quasi totalità si trova nel Vercellese e a Saluggia. A Trino rimangono solo le strutture della centrale, il “ferro” in sostanza. A Saluggia, il maggior livello di contaminazione è dovuto al deposito Avogadro, con 63 elementi di combustibile nucleare esaurito provenienti dalla centrale nucleare di Garigliano, che è da solo il 73% sul totale della contaminazione presente in Italia, sono 30.200 TBecquerel. Il giga è pari a un miliardo, il Tera vale 1.000 miliardi si parla dunque di 30.200.000 miliardi di Bequerel (1 Becquerel corrisponde ad una disintegrazione radioattiva al secondo). Un numero astronomico.
Il rapporto
E’ quanto emerge dalle tabelle dell’Inventario Nazionale dei Rifiuti Radioattivi pubblicato nel marzo 2019 (aggiornato però al 31-12-2017) dall’ISIN, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. Se la provincia di Vercelli, con i siti nucleari di Sogin, Avogadro e Livanova, ha il carico di radioattività maggiore, anche la Provincia di Alessandria si trova ad avere, presso l’ex F.N. di Bosco Marengo e il deposito Campoverde di Tortona, quasi trecento miliardi di Becquerel di radioattività.
Zone non idonee
«A parere di Legambiente e di Pro Natura del Piemonte - sottolinea Gian Piero Godio presidente della sezione vercellese - è assurdo continuare a mantenere una simile quantità di materiali radioattivi in aree del tutto inidonee per la vicinanza ai fiumi, alle falde, alle zone abitate e a quelle agricole di qualità: è un atto di grave irresponsabilità che in questi giorni, ricordando la tragedia di Chernobyl del 26 aprile 1986, fa pensare che questi 33 anni siano passati invano».