Carla Crosio artista vercellese nota in tutto il mondo ha festeggiato recentemente con gli amici, artisti e non, molti arrivati anche da lontano, nel suo atelier con un sontuoso ricevimento. Nell’occasione Notizia Oggi Vercelli l’ha intervistata per raccontare la sua lunga e prestigiosa carriera, che l’ha portata ad affermarsi a livello mondiale per le sue sculture ed installazioni.
Nella foto in evidenza l’artista e, accanto, l’opera “Tutti i tuoi giorni”, dedicata a don Luigi Longhi e che si trova al Molin Camillo di Curino.
Artista da sempre
«Non potevo celebrarlo in un posto diverso dal mio “gelido” studio». Commenta riferendosi alla festa da poco tenuta.
Carla quando hai cominciato la tua carriera?
«Io sono “artista” credo da sempre, ci sono nata dentro. Grazie a un’insegnante che mi ha spronata, mi ci sono applicata davvero ed ho finito per laurearmi all’Accademia Albertina di Torino. Sulla fine degli anni Settanta vinsi un premio ed esposi per la prima volta in una galleria d’arte svizzera a Luino, installai miei lavori accademici».
I lavori più amati

Una parte dell’opera “Genesi”, i “semi di pace” che Carla Crosio ha realizzato a Chengdu capitale del Sichuan provincia sud occidentale della Cina.
Quali sono le tue opere più significative?
«Sono molto soddisfatta per i miei “Semi di pace”, l’installazione “site-specific” dal titolo “Genesi”, che sta in un grande parco di Chengdu capitale del Sichuan provincia sud occidentale della Cina. E’ stata davvero ma che una esperienza di lavoro molto impegnativa…. Ma sono anche legata a “Tutti i tuoi giorni”, ultimo lavoro dedicato a don Luigi Longhi, che si trova al Molin Camillo di Curino, costruito con materiali di recupero che lui stesso ha accumulato in una vita; è stato emozionante poterli riusare per Lui. Ho diversi lavori in collezioni pubbliche; una parte della mia “Ombra pericolosa”, che ho portato negli anni in diverse città, è stata acquisita dalla Fondazione Umberto Mastroianni di Arpino, “mutazione genetica” nella galleria nazionale della repubblica Ceca e anche a Rovaniemi, in Finldandia, dove sono stata per diversi anni in importanti simposi».
Da citare anche “Shalom”, lavoro in marmo bardiglio fiorito alto tre metri costruito a Carrara in occasione di un simposio dedicato alla pace tra i popoli, inaugurato da Rita Levi Montalcini. Nel nostro territorio Carla, oltre a essere da molti anni presidente del centro culturale “Studio Dieci”, ha firmato altre opere, dal monumento ai caduti di Lenta, a quello nella rotonda di Villata e quelle ispirate da don Luigi, la “Campana della vita” con la vite fusa al vivo che la circonda, e “La buona strada”, blocchi di marmo di Carrara con incise frasi emblematiche del sacerdote e ancora al Molin Camillo, oltre all’opera già citata, ha curato due percorsi di scultura: “La via della Croce” e “La via del Paradiso”.
L’incontro con don Luigi

Una foto storica della “Campana della Vita” dell’Aravecchia, opera di Carla Crosio, benedetta da Papa Giovanni Paolo II
«Don Luigi – sottolinea Carla – è la persona più incredibile che ho conosciuto, aveva un’energia e un carisma unici, era anche appassionato d’arte contemporanea, collaborare con lui è stata una fondamentale esperienza di vita»,
Come insegnante Carla aveva esordito al Liceo Artistico Ugo Foscolo, mentre ancora frequentava l’Accademia, poi al “Casorati” di Novara, con le varie sedi anche ad Omegna e Romagnano Sesia, e di nuovo a Vercelli al Liceo Alciati. Poi la carriera nelle Accademie: Brera, Carrara, Bologna, Firenze, Frosinone, accademia del cuore, dove ha iniziato l’ultimo anno prima della pensione.
L’arte che trova sempre la sua strada
Che cosa può insegnare la tua carriera?
«Un giorno Gillo Dorfles, il grande critico che mi dedicò attenzione presentando tre mie personali, mi disse: “Tu lavora, il mestiere del critico lo fanno altri”, lo cito perché io non mi sono mai posta in realtà degli obiettivi, ho sempre amato l’arte per se stessa, cercando di realizzare opere che soddisfino prima di tutti me stessa, il mio pensare, a fine lavoro devo sentirmi intimamente soddisfatta… il resto ha importanza relativa. Ho avuto diverse gioie che sono sempre benvenute. Forse l’unico obiettivo che negli anni mi sono data è stato di entrare in Accademia a insegnare, l’ho voluto fortemente perché sapevo che avevo molto da dare in competenze tecniche ed esperienze».
I cambiamenti
Com’è cambiata l’arte contemporanea nei tuoi circa 50 anni d’attività?
«E’ cambiato il modo di interfacciarsi con le gallerie e oggi spesso basta inviare una foto del lavoro per partecipare, ad un così dico io, “concorso a premi”. Mancano un po’ la militanza e la dedizione artigiana quotidiana di un tempo, è tutto un po’ più freddo, calcolato in funzione di… . Poi sull’arte in generale, le opere attuali non sono diciamo “per sempre”, ma “per adesso” centrate sui temi contingenti. Riguardo ai giovani troppo spesso mi trovo studenti che si ritengono già artisti, questo non è il modo, non è positivo, credo!».
Temi etici e profetici
Hai messo sempre al centro temi legati alla bio-etica, al rapporto con il corpo, alla trasformazione della società, alla natura, sei stata in un certo senso profetica…
«Quando ho cominciato a produrre i miei “virus”, circa trent’anni or sono, sentivo che prima o poi ci sarebbe stata una tragedia. Comunque le mie opere vivono di vita propria, costruite, nate, se ne devono andare a morire lontano da me. Questo mi piace molto».

Una delle installazioni dell'”Ombra” posizionata nel complesso abbaziale di Lucedio per un evento espositivo del 2024.