Riproponiamo la rubrica mensile del nostro settimanale Notizia Oggi Vercelli “Un libro al mese” di Giulio Dogliotti uscita lo scorso lunedì 15 dicembre.
Ambientato a Giverny, il villaggio in Normandia a settanta chilometri da Parigi, reso celebre dai dipinti di Claude Monet, “Ninfee nere” è uno dei famosi romanzi di Michel Bossi, l’autore francese tra i più validi nel panorama del giallo contemporaneo.
Pubblicato nel 2011, è diventato un caso editoriale internazionale. Pensate che il volume che ho acquistato un paio di settimane fa in libreria conta la ventinovesima ristampa datata febbraio 2025.
Poliziesco classico e atmosfere delicate
Il libro combina, con notevole abilità, un impianto poliziesco tradizionale con una forte componente evocativa, quasi pittorica, con atmosfere delicate e suggestive, tanto da favorire la sensazione di leggere un romanzo creato da un impressionista della scrittura.
L’incipit del racconto inizia come una fiaba: “Tre donne vivevano in un paesino. La prima era cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista.” Ma ben presto la storia evolve in giallo con un omicidio che sconvolge il paesino normanno. Il caso viene affidato a una coppia di poliziotti: l’ispettore è un affascinante centauro molto sensibile alle grazie femminili, istintivo e carismatico, il suo vice è più riflessivo e meno impulsivo, con un buon senso dell’umorismo spesso ironico. I due si trovano a indagare non solo sulle dinamiche del delitto, ma anche su un contesto ricco di tensioni contrastanti, rivalità artistiche, gelosie. Un passato che affiora in controluce creando una matassa che solo alla fine trova il bandolo.
Tre voci femminili
A raccontare gli eventi sono le tre voci femminili assai diverse dei personaggi citati all’inizio, una scelta che permette a Bussi di costruire un mosaico narrativo sfaccettato e, a poco a poco, sempre più complesso. Uno dei punti di forza del romanzo è l’ambientazione. Giverny non è semplicemente lo scenario del racconto: diventa un luogo simbolico, dove luce, acqua e natura contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa.
Il richiamo all’impressionismo
Per il lettore il continuo richiamo all’impressionismo rende l’indagine simile a un viaggio visivo, un modo di avvicinarsi alla presunta verità attraverso riflessi, dettagli, e prospettive mutevoli. Per quasi tutto il racconto il ritmo non è mai affrettato, calibra con attenzione le rivelazioni, costruisce una trama che procede per piccoli spostamenti di senso costruendo un puzzle raffinato e coinvolgente che conduce a un finale capace a rileggere l’intero romanzo senza ricorrere a forzature o a improbabili artifici. Pur nella complessità della struttura, “Ninfee nere” resta un libro accessibile a un pubblico molto ampio. Piacerà a chi cerca un giallo classico, a chi predilige storie d’atmosfera, e perfino a chi non legge abitualmente il genere, perché nel racconto il mistero non è solo una questione di indizi, ma il modo in cui l’arte e la realtà possono riflettersi l’una nell’altra. In definitiva “Ninfee nere” conferma Michel Bussi come un autore capace di unire intrattenimento, sensibilità narrativa e cura per l’ambientazione, un romanzo che si legge agevolmente e che lascia dietro di sé il piacere delle storie costruite con intelligenza, grande creatività e con un tocco di poesia.
Ai lettori di NOTIZIA OGGI auguro un Buon Natale e un felice 2026.
Giulio Dogliotti