L’allestimento de “Il Birraio di Preston” ha riscosso un clamoroso successo di pubblico ieri sera al Teatro Civico per l’appuntamento con la stagione comunale di Prosa.
La versione firmata dal regista Giuseppe Dipasquale si è dimostrata magistrale, equilibrando sapientemente la giusta dose di pungente ironia, satira sociale e profonda riflessione. Lo spettacolo dipinge un brillante affresco della Sicilia post-unitaria, un’isola lacerata da aspre contraddizioni politiche e sociali.
Camilleri drammaturgo
Il testo originale, concepito da Andrea Camilleri e pubblicato nel 1995, trae ispirazione da un fatto storico realmente accaduto: la rappresentazione quasi imposta dell’opera lirica di Luigi Ricci a Caltanissetta, nell’Ottocento, che culminò in un’esplosione di malcontento popolare. Il carattere stilistico dell’autore è immediatamente riconoscibile, eleva la commedia a un livello superiore: la lingua, un sapiente misculio di italiano colto e colorito gergo dialettale, conferisce al racconto un’eccezionale forza espressiva e un realismo avvincente, trasportando lo spettatore nel cuore pulsante della narrazione.
Per Camilleri il teatro è stato fin da sempre la prima vocazione, un amore nato nel 1949 e mai più abbandonato, come scrisse: «…Il movente fu un sentimento tipico di certa gioventù inquieta, tra la noia e la curiosità».
Ad attirarlo dietro le quinte è stata proprio la forte curiosità linguistica, portandolo a dirigere un centinaio di spettacoli, prima di tornare a essere un drammaturgo.

Una valida interpretazione
L’affidamento dell’interpretazione di più personaggi a ciascuno dei tre attori principali, Edoardo Siravo, Federica De Benedittis e Mimmo Mignemi, non è una scelta casuale, ma un preciso espediente. Questo meccanismo, tratto dal teatro popolare, è funzionale a sottolineare il dinamismo e la rapidità scenica della pièce, elementi drammaturgici e stilistici particolarmente cari sia all’autore Andrea Camilleri che al regista Giuseppe Dipasquale.
Il pubblico vercellese che riempiva il teatro Civico ha mostrato apprezzamento per un lavoro ironico che è però anche l’affresco di una cultura e di una terra.
Caterina Contato