Sandra Del Piccolo: “Il mio lavoro di Giudice di Sorveglianza”

Il magistrato sovrintende sull’organizzazione del carcere, esamina la pericolosità dei detenuti e vigila sul rispetto dei loro diritti

Sandra Del Piccolo: “Il mio lavoro di Giudice di Sorveglianza”

Il magistrato di sorveglianza svolge una complessa funzione che decorre da quando un detenuto inizia l’espiazione della pena. Giustizia non è solo sinonimo di forza esecutiva al diritto ma anche di rieducazione al valore etico sociale da parte di chi ha riconosciuto di non avere rispettato le leggi penali.
Sandra Del Piccolo è il magistrato di Sorveglianza del distretto di Vercelli e spiega a fondo come si struttura la Magistratura di Sorveglianza e di cosa si occupa nello specifico.
Com’è organizzata la magistratura di sorveglianza?
«In Italia i magistrati di sorveglianza sono 233. In Piemonte le sedi sono a Vercelli, Novara, Alessandria, Cuneo e Torino. Nei capoluoghi di Regione (sedi di Corti di appello) è presente il Tribunale di sorveglianza che ha anche la funzione di coordinamento degli Uffici di sorveglianza regionali».
Quali sono le competenze del giudice di sorveglianza?
«Vigila sull’organizzazione degli istituti penitenziari; interviene e sovraintende sull’esecuzione delle misure di sicurezza; riesamina la pericolosità sociale delle persone condannate in via definitiva; impartisce disposizioni per eliminare le violazioni dei diritti dei condannati; concede i benefici penitenziari e cura le prescrizioni dell’affidamento in prova al servizio sociale e della detenzione domiciliare; concede la riduzione di pena per la liberazione anticipata e decide sulla remissione del debito e sulla rateizzazione delle pene pecuniarie».
Come si svolgono le udienze nel Tribunale di sorveglianza?
«Si svolgono all’interno del Collegio del Tribunale, composto da due magistrati, da due esperti provenienti da diversi settori professionali, dal pubblico ministero, dal difensore e dall’interessato».
Le decisioni del magistrato di sorveglianza sono appellabili?
«Sì, tutte le decisioni sono ricorribili davanti al Tribunale di sorveglianza o alla Corte di cassazione».
Se un cittadino subisce una condanna penale che risulta sul certificato penale, quali strumenti ha per poterla cancellare?
«Esiste la riabilitazione e competente a decidere è il Tribunale di sorveglianza. Favorisce l’emenda del reo nella posizione giuridica goduta fino alla pronuncia della sentenza di condanna con l’eliminazione delle conseguenze penali, diverse dalla pena principale».
Quando si può chiedere la riabilitazione?
«Può richiederla la persona che ha riportato una condanna con sentenza irrevocabile quando sia trascorso, dal termine dell’espiazione della pena detentiva principale e dal pagamento effettivo della pena pecuniaria, il tempo minimo prescritto dalla legge oltre ad avere dimostrato sicuro ravvedimento del proprio trascorso criminale».
Quali sono le misure alternative al carcere previste dall’ordinamento giudiziario italiano?
«L’affidamento in prova al servizio sociale ordinario e terapeutico, la detenzione domiciliare e la semilibertà».
Il sistema delle misure alternative è in grado di garantire un percorso di reinserimento sociale oppure è solo una riduzione di afflittività dell’espiazione in regime carcerario?
«Ha il duplice scopo di favorire il reinserimento sociale della persona e di affievolire le nefaste conseguenze derivanti dalla detenzione in istituto penitenziario. L’espiazione della pena in ambiente esterno al carcere è uno strumento efficace per riaccompagnare il condannato ed è indirizzato alle persone ritenute non pericolose e capaci di non ripetere nuovi fatti illeciti».
Come si articola ogni giorno la sua funzione?
«L’attività è svolta presso l’Ufficio di sorveglianza e il Tribunale di Vercelli in cui si tengono le udienze monocratiche e presso il Tribunale di sorveglianza di Torino in cui si tiene l’udienza collegiale. Ma anche all’interno degli istituti penitenziari sottoposti alla giurisdizione (Vercelli, Ivrea e Biella) per gli incontri con il personale in servizio e per i colloqui in presenza con i ristretti».
Il territorio vercellese come si inquadra rispetto alle altre realtà?
«Non presenta particolari specificità che lo distinguono rispetto al restante territorio nazionale in termini di tasso delinquenziale o di reati commessi».
In materia di organico com’è la situazione odierna?
«L’organico del personale amministrativo è al collasso. La situazione tende a peggiorare perché non viene sostituito né il personale che va in pensione né chi ottiene il trasferimento altrove. Ritardi, accumulo di arretrato, stress e sovraffaticamento del personale sono le conseguenze di questa realtà».
Preso atto del considerevole numero di atti di autolesionismo e di suicidi negli istituti penitenziari, ritiene sufficienti i servizi di assistenza psichiatrica attualmente operanti per le persone ristrette?
«Tutto il personale gestisce al meglio questa spiacevole situazione, nonostante le esigue risorse. É urgente aumentare l’organico degli psicologi e degli psichiatri in servizio negli istituti penitenziari oltre ai mediatori culturali, visto l’elevato numero di detenuti stranieri nelle carceri italiane. Auspico un deciso miglioramento delle condizioni di detenzione, argomento sul quale sarebbe necessario riservare molto più approfondimento».
Se fosse il legislatore, cosa cambierebbe immediatamente nell’attività della giustizia di sorveglianza?
«Le riforme sarebbero molteplici; le ho spesso ipotizzate nel corso dei miei 25 anni di professione nella magistratura di sorveglianza, ruolo che nonostante le contingenti difficoltà mi dà molta soddisfazione. Resta la priorità, non più rinviabile, di aumentare il personale amministrativo in servizio nelle cancellerie perché le riforme non si possono realizzare a costo zero. Non si può continuare a gestire la quotidianità con i sacrifici e spero che i miei desideri non restino soltanto dei sogni»
Cosa ne pensa del rapporto tra giudici e pubblici ministeri e della necessità di separare le carriere?
«Non entro nel dibattito politico ma preciso che è già prevista una separazione tra giudici e pubblici ministeri, in quanto ogni magistrato nel corso della sua carriera può passare da una funzione all’altra una volta sola e con trasferimento in altra Regione».

Pierluigi Lamolea

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Pierluigi Lamolea, giornalista vercellese, nel 2024 ha pubblicato il libro “La nostra Costituzione” edito da La Grinta, un vademecum divulgativo sui diritti e i doveri di ogni cittadino che comprende anche il testo integrale della costituzione. Un volume impreziosito dalle prefazioni della stessa Sandra Del Piccolo, della magistrata Hacqueline Monica Magi e del professore ordinario di linguistica italiana dell’Università di Siena, Giuseppe Patota.