Panda Raid: applausi per i vercellesi Frigerio e Pallanti
L'intervista ai protagonisti nostrani che hanno appena chiuso con grande soddisfazione l'avventura nel Sahara

Sono rientrati mercoledì scorso a Vercelli i due amici Manuel Frigerio e Lorenzo Pallanti, protagonisti di una straordinaria avventura a bordo della loro inseparabile Panda. Partiti l’8 aprile, hanno percorso oltre 4500 chilometri per concludere il Panda Raid, un rally amatoriale che attraversa il deserto marocchino, mischiando strade asfaltate e piste sabbiose, paesaggi mozzafiato e tanta, tanta fatica. Il rientro a casa ha il sapore dell’impresa riuscita, di un sogno portato a termine tra mille difficoltà. Ci siamo fatti raccontare le emozioni, le sorprese e le lezioni di un viaggio che non è stato solo fisico, ma anche interiore.
L’arrivo al traguardo: un’esplosione di emozioni
«Eravamo davvero tanto fieri e felici quando siamo arrivati al traguardo» racconta Manuel «Fino a quel punto, almeno io, ero tesissimo con la paura che la macchina potesse non farcela! Varcato l'arco è stato un enorme sollievo e una scarica di adrenalina! Davvero un bel momento».
Fango, grandine e… disorganizzazione: le difficoltà
Alla domanda su quale sia stato il momento più difficile lungo il percorso, non hanno dubbi: «Dormire nel fango, avere pochissime informazioni, scoprire la realtà dell'assistenza e non conoscere nessuno le prime 24h. L'organizzazione aveva dato davvero poche informazioni, e l'assistenza non era garantita come facevano intendere al momento dell'iscrizione. Se si fosse rotta l’auto, si sarebbe dovuto aspettare ore in mezzo al nulla l’arrivo dell’assistenza e alla fine ti portavano solo fino alla strada o al primo villaggio, poi dovevi cavartela da solo». E poi, a sorpresa, la pioggia e la grandine, in un deserto che si era trasformato in un pantano. Uno scenario surreale, che ha reso tutto ancora più complesso.
Nuove amicizie e lo spirito del Panda Raid
Ma tra le difficoltà, anche incontri che lasciano il segno. «Abbiamo incontrato un sacco di gente fantastica, che incarnava perfettamente lo spirito della manifestazione» spiegano. Uno spirito di condivisione e solidarietà, che purtroppo sembra essersi un po’ perso in alcune squadre troppo focalizzate sull’aspetto competitivo. «A nostro avviso, è proprio questo che ha trasformato l’evento in qualcosa di più agonistico rispetto agli anni passati». Eppure, in mezzo a questa trasformazione, c’è ancora chi parte per il gusto dell’avventura, per il viaggio, per la scoperta. Ed è con queste persone che Manuel e Lorenzo hanno trovato sintonia, creando legami che andranno ben oltre il tempo del Panda Raid.
Un’esperienza che cambia la prospettiva
«Ci ha insegnato tanto sull'amicizia, il confrontarsi con gli altri ed aiutarsi nonostante ci si trovi davanti a perfetti sconosciuti. Lì si è tutti parte di una cosa sola». Le parole di Lorenzo racchiudono il cuore di questa esperienza: un viaggio che unisce, che insegna il valore della collaborazione, della pazienza, della condivisione. Ma c’è anche una lezione più profonda, quella legata alla povertà e alla resilienza delle popolazioni incontrate lungo il percorso: «Abbiamo incontrato bambini e villaggi che non avevano davvero nulla. Quando potevamo abbiamo regalato loro acqua o cibo. Ci sono zone in Marocco davvero povere, ma che vivono felici anche con quel poco che offre loro la terra».
E ora? Il futuro è ancora on the road
Ora che sono tornati a Vercelli, si godono il ritorno alla normalità. Ma la voglia di avventura è tutt’altro che sopita. «Forse non rifaremmo questo evento in particolare... Ma ce ne sono tanti. Non è escluso che organizzeremo qualche altra avventura simile. Chi lo sa, magari con qualche altro mezzo». La Panda, intanto, si gode il meritato riposo. Ma chi conosce Manuel e Lorenzo sa che è solo una pausa temporanea. Perché certe passioni, una volta accese, difficilmente si spengono.
Luca Degrandi