Sagra del Riso: storia della mitica fiera ideata dalla Famija Varsleisa
Nata negli anni Sessanta, l'ultima edizione fu nel 2003
Riproponiamo un articolo apparso su Notizia Oggi Vercelli lunedì 18 novembre e che è stato molto gradito. Riguarda l'epopea di una manifestazione che durò per trenta edizioni e ci rimanda a tempi in cui Vercelli non era solo la "Capitale Europea del Riso" ma anche una città con una solida e differenziata economia.
La foto in evidenza riguarda l'edizione del 1987: La benedizione dell’arcivescovo Mensa, dall’archivio “La Grinta” di Stefano Di Tano
Premessa
Dall’11 al 14 settembre 2025 a Vercelli ci sarà la prima edizione di “Risò” una fiera internazionale del Riso che sarà ai massimi livelli di sempre.
Arriverà 22 anni dopo l’ultima edizione della manifestazione promossa dalla Famija Varsleisa, che si tenne nell’area spettacoli di corso Bormida nel settembre 2003 con la denominazione di “Fiera di Vercelli”.
Scorrendo la storia della kermesse della Famija si scopriranno dei punti in comune con le linee di “Risò”, il periodo dell’anno, che è quasi sempre stato settembre, la vocazione internazionale, che fa capolino da alcune programmazioni e soprattutto la capacità di attrarre decine di migliaia di persone.
Decine di migliaia di visitatori ai tempi d'oro
«Quella manifestazione - ricorda l’attuale presidente della Famija Pier Luigi Bruni - fu estremamente importante per Vercelli. Negli anni migliori la visitavano 60-70.000 persone, con un afflusso da tutto il territorio e anche oltre. Purtroppo con il passare dei decenni, tra le normative sempre più stringenti e la progressiva chiusura di tante attività economiche cittadine, si arrivò ad un punto che non era più economicamente sostenibile. E dire che il partner dell’iniziativa era la Società Manazza Gefra, un colosso della fieristica. Erano loro ad assumersi tutti i rischi in cambio della gestione. Lo facevano certamente non per beneficenza... ma perché era un’operazione redditizia. Auguro con tutto il cuore al mio amico Roberto Scheda di ottenere il successo che merita con “Risò”, sembra che possa essere una riedizione molto più estesa della vecchia “Sagra” e sarebbe veramente una bella cosa per la città».
Ma andiamo a ripercorrere le fasi principali di questa storia vercellese.
edizione 1973: Inaugurazione con l’on Arnaud, il sindaco Boggio, il presidente Ranghino. Nella foto, a sinistra, figura anche la signora Benilde Rombelli (la mitica “Pitardina”). Tratto dal numero unico della Famija Varlseisa del 1985
EDIZIONE 1978: Una bellissima foto di Baita, dall’archivio “La Grinta” di Stefano Di Tano
Foto dall’archivio “La Grinta” di Stefano Di Tano
Foto dall’archivio “La Grinta” di Stefano Di Tano
La Giornata del Riso
Negli anni Sessanta si celebrava una «Giornata Mondiale del riso e dei prodotti tipici del Vercellese», la cui prima edizione fu il 30 settembre del 1962.
In un articolo del “La Nosa Varsej” (il glorioso notiziario della Famija) del 1969 si parla della fase organizzativa dell’ottava edizione, svoltasi quella volta in piazza Zumaglini), che fu concordata “facendo rete” (idea allora rivoluzionaria) in una riunione svoltasi nel mese di maggio in cui la Famija dialogò con Comune di Vercelli, Ente Risi, Ufficio del Turismo, Camera di Commercio, Anga, Ascom, Coltivatori Diretti. Si decise «Di fa coincidere la celebrazione con il VII Convegno Internazionale della Risicoltura indetto e promosso dalla Camera di Commercio di concerto con l’Ente Risi per la terza decade del mese di settembre, cioè il 28 settembre». La manifestazione si svolse quasi sempre in piazza Cavour.
La Sagra del Riso e delle Attività Economiche
La prima edizione della “Sagra del Riso” risale al 1971 e fu l’evoluzione della precedente manifestazione. Si svolse dal 18 al 26 settembre in piazza Camana. Il professor Mario Sola, nell’articolo che scrisse per la “Nosa Varsej” annunciando la kermesse sottolinea: «E’ una grossa occasione per Vercelli, quella che si offre con la Sagra Nazionale del Riso. L’interessamento degli espositori vercellesi è l’attenzione del pubblico dovranno garantirne il definitivo successo».
1974: piazza Battisti
Così fu nel ventennio successivo. Nel 1974 cambiamento di sede, si approda a piazza Cesare Battisti. E qui subentra la memoria personale, non di quell’edizione ma di un’altra negli anni successivi in cui tutta la piazza intorno al monumento si trasformava in un centro espositivo, con centinaia di tubi innocenti che formavano un vero labirinto di stand... L’edizione del 1974 si svolse tra il 21 ed il 29 settembre. E. per dare un tocco di colore, ecco cosa si scriveva in previsione dell’evento: «Fra gli enti che hanno assicurato l’adesione, è appena il caso di citare l’Enal provinciale, l’associazione fotografi dilettanti vercellesi, l’Areo Club Marilla Rigazio, ecc. Fra l’altro anche quest’anno, nel quadro delle manifestazioni che saranno programmate, è previsto il Congresso dell’Associazione Internazionale del Nati Stanchi».
L’edizione del 1978
Carlo Ranghino, che fu tra i fondatori, sempre sul notiziario della Famija, riporta la dichiarazione del sindaco Ennio Baiardi all’inaugurazione: «La Sagra del Riso è una dimostrazione della volontà produttiva della gente vercellese. Un elogio incondizionato, dunque, agli amici della Famija Varsleisa che lottando - credo sia il verbo giusto - sacrificando, riescono non solo ogni anno a ripetere il miracolo della manifestazione, ma a renderla sempre più interessante, più valida, più produttiva dal punto di vista culturale». I biglietti “staccati” sfiorarono le 50.000 unità.
1980: splateato ex Ospedale
Anche in questo caso si trattò di un successo. E’ interessante leggere cosa si scrisse allora proprio riguardo la location scelta: «L’area splateata del vecchio Ospedale Maggiore, per tanto tempo inutilizzata, ha bisogno di essere ristrutturata, nella sua superficie e negli edifici adiacenti. Poi, se tutto questo sarà fatto, se Provincia e Comune proprietari dell’area riusciranno a realizzare i progetti in gestazione, potrà veramente diventare un “polmone” vivo e palpitante della città». Da quell’auspicio dovettero passare ben 36 anni prima dell’inaugurazione dell’attuale piazza Antico Ospedale nel 2016.
La 25ª Edizione 1986
Sempre nello “splateato”, la kermesse festeggiò la 25ª edizione (calcolate tenendo conto anche delle precedenti giornate del riso) con oltre 200 stand su un’area di 10.000 metri quadrati.
Il ritorno in piazza Battisti
Nel 1988 si ritorna in piazza Battisti e negli auspici della Famija si rileva che questo possa essere un segnale per nuovi traguardi. Si comprende fra le righe che sono finiti comunque i tempi d’oro della manifestazione.
1989: piazzale Montefibre
Si giunge così a un anno storico il 1989, l’autunno in cui crollò il muro di Berlino. Si sfiorarono le 60.000 presenze per ben nove giorni di manifestazione che fu inaugurata dal ministro Romita. Si cambiò di nuovo location approdando al piazzale Montefibre. La kermesse fu l’occasione per ospitare gli amici di Arles, come già in passate edizioni, e anche per assegnare la “Pannocchia di riso d’oro”, riconoscimento che vige tuttora. Il presidente Carlo Ranghino auspicò: «un’area definitiva per realizzare la Sagra in modo da bloccare il pellegrinaggio al quale è costretta in questi ultimi anni».
1993: Caresanablot
Dopo una pausa di 4 anni, nel 1993, la Sagra torna per la 29ª edizione, al timone della Famija nel frattempo c’era Pier Luigi Bruni. Edizione che venne ribattezzata “anno zero” e si svolse a Caresanablot, il maltempo però ne ridusse la portata in termini di pubblico. Un evento comunque ricco, che la Famija cercò di rinnovare. Purtroppo sarà la penultima.
2003: l’ultima edizione
L’epilogo coincide con l’edizione numero 30, ben dieci anni dopo, nel 2003, e in un periodo dell’anno completamente diverso, gli inizi di aprile, con un ritorno all’area di corso Bormida. Un’edizione che chi scrive visse e ricorda, si fece di tutto per rivitalizzare la manifestazione e l’allestimento fu come sempre di notevole pregio, con 120 espositori e una grande speranza di rilancio. Ma ormai i tempi non erano più propizi, l’economia vercellese era già ampiamente compromessa e anche da parte del pubblico non c’era più l’attenzione di vent’anni prima.
Il ritorno delle Fiere
Oggi il territorio è dotato di un centro fieristico notevole a Caresanablot, che è in fase di rilancio, intercettando una tipologia diversa di eventi (Gamics, con 12.000 presenze, la fiera del Vino), forse siamo alla vigilia di un nuovo capitolo a cui certamente “Risò”, se veramente sarà il mega evento internazionale annunciato, potrà apportare una grossa novità. Ad oggi l’unica manifestazione che ha raccolto, in un certo senso, il testimone della “Sagra” è la “Fiera in Campo” di Anga, che però è specifica per l’agricoltura e le tecnologie ad essa legate e non comprende tutte le attività economiche.
Gian Piero Prassi