Nuovo libro per il vercellese Marco Quaglia
Una storia allegorica basata sull'errore giudiziario vissuto dall'autore, disponibile su Amazon
Dopo aver raccontato, con passione e chiarezza esemplare, la sua allucinante vicenda giudiziaria nel libro “Mi riprendo la vita”, uscito nel giugno del 2021, con prefazione della “iena” Alessandro De Giuseppe, Marco Quaglia (nella foto) ha scritto adesso un secondo libro “…Per tornare a sorridere”, che è uscito venerdì 8 novembre, per ora su Amazon, ma che prossimamente troverà spazio anche nelle librerie.
L'ipotesi di un film non concretizzata
L’ha fatto perché il primo libro (andato in breve esaurito sia in libreria, sia sulla piattaforma Amazon) era stato notato anche da due registi che avevano deciso di trarci un film. Dice Quaglia: “Mi ritrovai a esaminare due sceneggiature, per carità, scritte molto bene e coinvolgenti: ma non ero io, non era la mia storia.
Così l’imprenditore vercellese si rimette al lavoro, torna ad impugnare “carta e penna” e scrive quel secondo libro che da tempo aveva nel cuore, anche prima di trovarsi di fronte alle due sceneggiature che non lo hanno convinto: il libro in cui può esprimere le sue impressioni dopo il famoso proscioglimento del 4 marzo 2021, ad opera di un giudice finalmente anche a Cagliari (oltre che a Berlino).
Una nuova versione della storia di Marco
Solo che stavolta, Quaglia sceglie di non raccontare la sua vicenda (che sarebbe un doppione) in prima persona: inventa una storia allegorica, in cui il protagonista è sempre Marco, i fatti sono quelli patiti per lunghi, atroci, nove anni e un mese (da innocente), ma l’effetto della resurrezione dopo quella a lungo sospirata verità giudiziaria passa attraverso la vicenda incrociata tra l’esistenza di Marco con quella di un pescatore, Antonio, incontrato in una baia del Comune di Arzachena, in Sardegna (epicentro della storia reale, come ben sanno i vercellesi).
In quella baia, Marco e Antonio fanno amicizia parlando di un antico ginepro che sembra ormai destinato ai taglialegna, che è piegato, ha le radici esposte, ma che continua - come Antonio fa notare a Marco - a fiorire: “E’ un segnale di forza”, dice Antonio a Marco, che fa sua l’esortazione. Antonio diventa il messaggero di quella cosa che Marco voleva sentirsi dire, e il ginepro il simbolo della sua resurrezione. “Ecco come posso tornare a sorridere, ora che anche la sospirata Giustizia vera lo ha proclamato”. Ma proprio mentre sta elaborando che l’incontro (casuale?) con Antonio può essere quello decisivo per la sua nuova vita, ecco che succede qualcosa. Vietato spoilerare.
Se il primo libro era stato dedicato da Marco Quaglia ad una bidella sarda che aveva subito una vicenda come la sua e che non era riuscito a resistere e dunque a superarla, e si era uccisa; stavolta la dedica è per una donna, Mariella Pazzola, di Sennori, in provincia di Sassari. Ha sposato, in carcere, un uomo che è dentro con accuse che, a tutti gli effetti, sembrano fantasiose e lei si batte affinché la verità emerga. Di qui, la dedica di Quaglia.
Un libro da avere
L’imprenditore vercellese, oggi sessantatrenne, è soddisfatto di questa sua seconda opera che, probabilmente, un domani, potrebbe davvero essere propedeutica ad una sceneggiatura questa volta fondata sul vero messaggio che egli vorrebbe consegnare a tutti. Forse sì, forse no. Poco importa. In questo momento ciò che conta è il libro in sé. Ricordiamo tutti la sofferenza e il puntiglio con cui Quaglia scrisse il primo: sono passati quasi tre anni e mezzo.
Adesso il vercellese che tutti hanno amato e ammirato per la sua straordinaria, sincera determinazione nel raccontare e raccontarsi (non è stato facile) ci riprova. Leggiamo tutti questo libro, edito dalla “Cento” di Roma, ne trarremo spunti di riflessione, ma anche, in fondo, carezze per l’anima.
Edm