Oltre la rete: il calcio avvicina il mondo del carcere alla società
Il report del Nodo antidiscriminazioni sulla partita con la Pro Vercelli in casa circondariale
"Oltre la rete" la partita amichevole tra Pro Vercelli Primavera ed una rappresentativa dei detenuti si è svolta Martedì 5 Novembre, alle ore 14, presso la Casa Circondariale di Vercelli con la vittoria per 2 a 1 della squadra “ Biliemme”.
L'avvio di un percorso di inclusione
“Questa iniziativa, sottolinea il Direttore della Casa circondariale di Vercelli Giovanni Rempiccia, vuole essere l’inizio di un percorso di inclusione sociale che passa attraverso lo sport , ma anche per far conoscere la realtà carceraria scevra da pregiudizi . Lo sport è fatto di regole, di disciplina: un modo nuovo per affrontare la quotidianità anche all’interno di un istituto di pena. E’ necessario pensare a momenti di attività ricreative per ridurre la tensione.
Il ruolo del Nodo antidisciminazione
Ringrazio per la collaborazione Centro Territoriale per il Volontariato ETS, il Tavolo Carcere di Vercelli, e la F.C. Pro Vercelli 1892.”
“Il detenuto che, afferma Lella Bassignana Referente del Nodo provinciale contro le discriminazioni della Provincia di Vercelli , scontata la pena, esce si scontra con una società che lo discrimina sul lavoro ma anche nella ricerca della casa basandosi sul pregiudizio che si concretizza nella frase: hanno sbagliato, non meritano fiducia. Inoltre spesso loro stessi hanno “timore “ a mettersi in gioco al di fuori di un contesto che è stato il loro punto di riferimento. Ecco perché è importante il ruolo delle imprese e della società civile. Hanno un'unica opportunità: gliela offre la criminalità organizzata. Per questo tornare a delinquere.
Io ho vissuto un'esperienza positiva, assumendo nella mia azienda un detenuto ecco perché sostengo l’importanza di una rete sociale per chi esce dal carcere.”
La sezione femminile del carcere
“Non dobbiamo dimenticare, prosegue Giovanni Rempiccia, che la casa circondariale di Vercelli ha anche la sezione femminile per la quale si deve fare un discorso a parte. In un sistema declinato al maschile, manca una considerazione specifica dei bisogni femminili e delle potenzialità che la detenzione femminile può avere nel plasmare una nuova idea di carcere. Per questo in accordo con Il Nodo antidiscriminazione stiamo predisponendo un progetto specifico”.
Le riflessioni di Lella Bassignana
“Le donne , afferma Lella Bassignana, sono poco più del 4% della popolazione carceraria italiana, una quota da sempre molto bassa. In Piemonte le detenute sono 151: 120 a Torino e 31 a Vercelli (le due Case circondariali che in Piemonte hanno attive le sezioni femminili). Si tratta di una popolazione ampiamente minoritaria inserita in un sistema pensato al maschile, con la conseguenza che difficilmente può fruire delle medesime attività che sono previste in carcere per il recupero dei detenuti maschi.
Anche per loro a breve verranno presentati delle iniziative di sensibilizzazione sulla medicina di genere e come garante dell’infanzia, sui diritti dei bambine e delle bambine”.