Tradizioni Vercellesi

Sant'Eusebio 2024: pontificale in Duomo con sette vescovi

Funzione presieduta da mons. Tomasi e incentrata sul ruolo sociale dei cristiani

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Il solenne Pontificale per la Festa di Sant'Eusebio ha vissuto su due fronti ben chiari, una sontuosa parte musicale e una forte sottolineatura del ruolo che i cristiani sono chiamati ad avere nella vita sociale delle comunità in cui vivono.

La parte musicale ha visto insieme la Cappella musicale eusebiana e la Camerata Ducale (dirette rispettivamente da mons. Denis Silano e dal maestro Guido Rimonda) che ritroveremo questa sera, ore 21, nella Basilica di Sant'Andrea per il Concerto di Sant'Eusebio.

Sette vescovi per Sant'Eusebio

A presiedere il rito è stato mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso, membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei Cattolici in Italia, protagonista del recente evento di Trieste a cui ha preso parte anche Papa Francesco.

Insieme all'arcivescovo di Vercelli mons. Marco Arnolfo, che ha porto i suoi saluti all'inizio della Messa, era presente mons. Franco Lovignana, vescovo di Aosta, presidente della Conferenza episcopale Piemontese, e i vescovi: mons. Roberto Farinella, vescovo di Biella; mons Gianni Sacchi, vescovo di Casale Monferrato; e i vescovi emeriti Gabriele Mana (Biella) e Luciano Pacomio (Mondovì).

Arnolfo ha portato anche i saluti degli altri prelati che sono collegati alla nostra diocesi: i cardinali Tarcisio Bertone e Giuseppe Versaldi e i vescovi mons. Cristiano Bodo (Saluzzo) e Gianni Ambrosio uniti nella preghiera.

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"Essere impegnati responsabilmente nella storia della città"

Arnolfo ha spiegato poi il motivo della scelta come celebrante di mons. Tomasi perché "ci rendesse partecipi dell'entusiasmo respirato in quei giorni.  Più di mille delegati arrivati da tutte le diocesi italiane hanno riscoperto il valore di testimoniare la fede cristiana nel tessuto della nostra società attuale... Essere cittadini del cielo ma impegnati responsabilmente nella storia della propria città. E proprio in questa città, in questa regione Sant'Eusebio ha seminato la fede in Cristo Gesù".

La cerimonia aveva preso inizio con un breve ritardo dall'Arcivescovado, da dove si è snodata la processione, con i vescovi in fondo al corteo, poi la lunga fila di ecclesiastici, c'erano quasi tutti i sacerdoti della nostra diocesi.

L'inizio nella cappella del Santo

Successivamente c'è stata la sosta nella cappella con le reliquie del Santo, per la lettura di una delle lettere che Sant'Eusebio inviava regolarmente al suo gregge dall'esilio.

Lettura che ha riproposto l'insegnamento di Eusebio che fu un fiero oppositore dell'arianesimo e saldo nel sostenere il dogma di Gesù vero Dio e vero uomo. Nel rivolgersi ai cristiani vercellesi Eusebio invitava alla saldezza della fede e a stare uniti nelle avversità, parole che hanno mantenuto intatto il loro valore.

L'esordio di Scheda

E' stato anche l'esordio del sindaco Roberto Scheda, presente insieme a diversi esponenti dell'amministrazione comunale, al presidente della Provincia Davide Gilardino, i rappresentanti di tutte le istituzioni e i comandanti delle varie Forze dell'Ordine.

Molto suggestiva tutta la parte canora e musicale che dava il senso della solennità, trasmettendo con le secolari antifone quell'autenticità di fede e di cultura che hanno favorito nei fedeli una piena partecipazione al rito.

La cattedrale era letteralmente esaurita.

L'omelia di mons. Tomasi

Nell'omelia di mons. Tomasi c'è stato il legame fra le origini della nostra chiesa locale fondata da Eusebio, che volle sin da subito un "cenobio" (la comunità dei consacrati) molto forte e presente nel territorio e quella che è stata la 50ª edizione delle Settimane Sociali dei cattolici in Italia: "Al cuore della Democrazia" di Trieste.

"Prima ancora di essere una forma di governo la democrazia è la forma di un desiderio, di un desiderio profondamente umano:  quello di vivere insieme, volentieri, non perché costretti, sperimentando la comunità come luogo della libertà, in cui tutti sono rispettati, tutti sono custoditi, tutti sono protagonisti, tutti sono imoegnati a favore degli altri...  ...la via cristiana verso la democrazia non riguarda anzittutto la questione del potere e delle decisioni, ma si ferma davanti a una domanda: "che cosa può fare per noi una comunità aperta e generativa?". Rimane ancora da dare risposta a questa domanda e, ovviamente, non solo a parole".

Il prelato si è poi soffermato sulò valore dell'amicizia fra le persone che per i cristiani passa dall'amidzia per Dio e Gesù.

"A quale esilio, a quale resistenza saremmo di sposti in nome di una Parola che ci ha toccato così in profondità, che ha trasformato la nostra esistenza, fino a dare una forma nuova alle nostre vite. In nome di quale "buona notizia" possiamo tornare finalmente, ancora una volta, ad essere amici veri del povero? Quali forme di partecipazione e di vita associata, fraterna e solidale, siamo capaci di mettere in campo? Di fronte a una frammentazione delle nostre vite, anche di quelle ecclesiali, frammentazione che riduce in noi e attorno a noi dello spazio di risonanza dell'umano? Sono tanti i segni della presenza di nuovi cenobi, li abbiamo incontrati a Trieste, centinaia di buone pratiche di partecipazione, partecipanti e dialoganti tra loro...

Ci sono tante esperienze di servizio, anche nello spazio pubblico, persone che si mettono in gioco per il bene di tutti, "poeti sociali" che non cedono alla rassegnazione, a tempi difficili e cupim operatori di pace, che non si lasciano piegare dali atti di guerra e di violenza, premurosi custodi della fragilità e della meraviglia del Creato. Siamo chiamati a non perderci d'animo a riscoprire la bellezza di vivere i luoghi e i tempi della nostra esistenza filiale, con lo sguardo di chi sa vedere in essi i luogi ed i tempi abitati dal Dio della Vita, che si fa carne e storia nella ricerca di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Come anticamente Sant'Eusebio siamo chiamati anche noi  a vedere il segno di tante amicizie di reti di ascolto e di condivisione, che già sono intessute e che ancora possono essere intrecciate, solide e più ampie. Amici sociali e amici di tutti, umani perché alla scuola del vero uomo, vero Dio. Ce l'ha raccomandanto con forza Papa Francesco nella sua omelia sempre a Trieste: "Abbiamo bisogno dello scandalo della Fede. Una Fede radicata nel Dio che si è fatto uomo, e perciò la fede umana fatta di carne, che entra nella storia, che accarezza la vita della gente, che risana i cuori spezzati, che diventa lievito di speranza e germe di un mondo nuovo".

La possibilità dell'amicizia feconda che ha vissuto sant'Eusebio si radica per lui e per noi nella fede e nella divina umanità di Gesù Cristo, nella forza rigenerante del suo Vangelo, nella sua presenza attiva nella storia. Insieme, responsabili gli uni degli altri, della vita e della pienezza di senso di tutti gli altri. Così come Ezechiele era stato chiamato ad essere, nel brano della Prima Lettura, che abbiamo ascoltato certi della forza di liberazione, della fedeltà del Signore Gesù Cristo, che ci ha testimoniato San Paolo. E fiduciosi nella presenza premurosa di Cristo Buon Pastore, che dà la vita per le pecore, ci mettiamo anche noi di nuovo in cammino, prendendoci cura di ogni storia e di ogni vita".

Gli altri riti della giornata

Nella giornata della Festa Patronale alle ore 16,30, l'arcivescovo presiederà i secondi vespri pontificali con i canonici del Capitolo metropolitano e del Capitolo collegiale di Sant’Agata in Santhià, al termine dei quali impartirà la benedizione eucaristica.

Altra messa in Duomo alle 17,30.

Il pellegrinaggio ad Oropa

E' una tradizione che si rinnoverà martedì 6 agosto, con la santa messa delle ore 10,30 nella basilica superiore, presieduta da mons. Marco Arnolfo, e nel pomeriggio con il rosario (ore 15) seguito dal canto dei vespri.

A disposzione un pullmann per la trasferta al costo di 15 euro.

Ma ci sarà anche la possibilità del pellegrinaggio a piedi, con partenza alle ore 7 dal "Bottalino" di Biella Piazzo, percorso che durerà 3 ore circa e durante il quale verrà recitato il rosario.

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