Francesco Leale: il Cantastorie avanti di cinquant'anni, bellissma mostra in S. Chiara
Dalla caricatura ai quadri espressionisti, sette storie e sette percorsi per riscoprire un grande maestro
L’inaugurazione della mostra “Il Cantastorie: Francesco Leale 25 anni dopo” in Santa Chiara è stata un po’ un riepilogo della vita del grande artista, giornalista e cantore della nostra città. Il suo mondo era rappresentato dalla figlia Serena dalla nipote Virginia Elia, dagli amici Enrico De Maria, Bruno Casalino, Tony Bisceglia, che presiede l’associazione a lui dedicata le maschere della città Bicciolano e Bela Majin e del rione Cappuccini, il Gioebi, una presenza significativa perché il “Cecco” aveva creato la Sagra della Rana, ma sono solo coloro che hanno preso la parola, altri ve n’erano: artisti e volti più o meno noti, come Cesare Rinaldi, delle Arti Grafiche Gallo, che ha curato la stampa del catalogo e Paoletta Picco per Fondazione Crv.
Il sindaco Andrea Corsaro ha ricordato la ferma volontà di arrivare a questa mostra, con qualche difficoltà risolta per arrivare a un doveroso omaggio. Negli interventi sono affiorate immagini e personaggi di una Vercelli che non c’è più. La nipote Virginia ha letto uno dei suoi “bozzetti” narrativi dedicati alle macchiette vercellesi, Bruno Casalino, che ha collaborato all’allestimento, una poesia delicatissima in dialetto ed Enrico De Maria un testo di Angelo Gilardino, anche lui amico del Cecco, in cui emerge il personaggio dell’artista, ma anche il “ritratto” del suo studio e dell’uomo.
Il profilo critico
La disamina critica da parte della curatrice Emiliana Mongiat, è stata approfondita. Era forse l’unica persona a non avere conosciuto Leale e, forse per questo, ha potuto evidenziarne con maggiore obiettività le caratteristiche.
Leale era famoso per le sue caricature (tra l’altro fu l’ideatore della Biennale della Caricatura), per gli articoli su “La Stampa”, ma solo la cerchia intima sapeva molto bene che la sua Arte era più vasta.
Ciò emerse già nell’antologica di 24 anni fa ed è riproposta in questa. «La principale influenza nell’arte di Leale - ha detto la curatrice - è senza dubbio l’espressionismo tedesco» e ciò inquadra molto bene i dipinti, che non rappresentano ma “esprimono”. Ed esprimono ciò che durante le sue giornate lo colpiva, dalle vicende di cronaca, ai personaggi, alle atmosfere di un limpido mattino di sole.
Una mostra che non si può spiegare, va vista, ma non con fretta, vanno lette le didascalie e le sinossi che illustrano i sei percorsi tematici: “Il racconto della casa e degli affetti”, e gli altri sei “racconti”, la città e la campagna, i mestieri, la storia, le caricature e il “racconto dei racconti”. Sono disegni, oli, tempere, gessetti, con tanti inediti, che hanno registri dall’ironico al solenne, fiabesco, figure metafisiche come i carabinieri e i gatti. Suggestivo anche il video che lo racconta, del regista Manuele Cecconello.
Aveva anticipato i tempi
Come tutti i grandi le sue opere anticiparono i tempi a venire, come le due “Crocefissioni” che hanno molto impressionato la curatrice, perché sono due quadri che «raccontano come scene di teatro annullando dolore, angoscia e sofferenza: il dramma è stato cancellato dalla vita, dal mondo» e si richiama a quanto oggi accade di orribile ma che scivola via dagli schermi, senza toccarci nel profondo. Leale era capace di vedere l’anima dietro i volti e per questo eccelleva nella caricatura, ma percepiva anche molto altro, qualcosa che magari tocca ora a noi riscoprire e quest’esposizione permette di farlo.
Gli orari di apertura
La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile fino all’11 febbraio dal giovedì alla domenica, (16-19), con un eccellente catalogo, ricco di informazioni, davvero imperdibile.