Cronaca

Giustizia per Mario Tamarindo: a processo il motociclista che causò l'incidente mortale

Lo schianto avvenne nello scorso mese di luglio a Pettenasco. L'udienza preliminare si terrà al Tribunale di Verbania il prossimo 10 aprile 2024

Giustizia per Mario Tamarindo: a processo il motociclista che causò l'incidente mortale
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La tragica morte del vercellese Mario Tamarindo, 58 anni, avvenuta lo scorso 8 luglio sulla Statale 229, nel territorio comunale di Pettenasco, nel Novarese, aveva destato dolore e cordoglio in città anche perché era avvenuta in un modo assurdo, nonostante gli inutili tentativi dei sanitari di rianimarlo,  e davanti agli occhi del figlio, che lo seguiva anche lui in sella a una moto.

Il 58enne vercellese stava andando in direzione di Omegna, per la sua strada, tenendo correttamente la destra, quando è stato investito da un'altra moto che ha invaso la carreggiata durante un sorpasso.

La richiesta di rinvio a giudizio

In seguito ai rilievi effettuati dai carabinieri si sono svolte le indagini preliminari, che si sono concluse con una richiesta di rinvio a giudizio per il motociclista, un 50enne di Gozzano, che aveva causato lo schianto mortale. Il Pubblico Ministero della Procura di Verbania titolare del relativo procedimento penale, Gianluca Periani, l'ha imputato di omicidio stradale per mancata osservanza degli articoli 141, velocità non commisurata in curva, e 143, circolazione contromano in curva, del Codice della Strada.

Il Gup del Tribunale di Verbania, Rosa Maria Fornelli, ha fissato per il prossimo 10 aprile 2024, dalle ore 12, l’udienza preliminare di un processo dal quale la compagna, il figlio e l’anziana mamma della vittima si aspettano delle risposte e giustizia per il loro congiunto.

Secondo quanto venne accertato dai carabinieri del Nucleo radiomobile della compagnia di Arona, che effettuarono i rilievi, sono emersi gravi indizi nei confronti del 50 enne di Gozzano, che non avrebbe tenuto una condotta di guida prudente nelle circostanze dell'incidente. Inoltre avrebbe addirittura proseguito la marcia, in quanto aveva mantenuto il controllo del mezzo, e solo in un secondo tempo, pare perché inseguito e redarguito da un automobilista, era tornato a prestare soccorso.

Lo rende noto in un comunicato lo Studio3A che assiste la famiglia nell'accertamento della verità.

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