Il sindaco di Trino sul deposito nucleare: "Ad oggi nessuna candidatura ad ospitarlo"
Pane sottolinea alla Commissione Ambiente della Camera che prima di eventuali proposte dovrà chiudersi l'iter per il sito nazionale scorie
La questione Parco tecnologico e del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a bassa e media intensità (questa la definizione tecnica del "Deposito nazionale delle scorie nucleari") continua a tener banco. Dopo che l'azienda americana Westinghouse in audizione alla Commissione Ambiente della Camera aveva presentato un progetto per realizzarlo alla "Enrico Fermi" di Trino, oggi mercoledì 8 novembre 2023, a essere ascoltato dalla stessa Commissione è stato il sindaco di Trino Daniele Pane, insieme al collega di Latina ed a rappresentanti dell'Anci.
Chiariti i limiti dell'eventuale auto candidatura di Trino
L'audizione è stata l'occasione per Pane di chiarire una volta per tutte i termini di una eventuale "autocandidatura" di Trino. Dalle dichiarazioni diffuse e sotto riportate risulta che tale eventuale ipotesi si riferisca solamente a un caso limite: ovvero che dopo la pubblicazione della Carta Nazionale Aree Idonee, attualmente ancora non resa nota, non si riesca alla fine a portare a buon fine la procedura prevista, per l'opposizione dei territori ritenuti adatti al Deposito (Trino e il Vercellese ne sono già esclusi) Una "Scanzano" bis, per capirsi. Si parla dunque di una opzione che, semmai, potrà essere considerata fra anni e non è attualmente sul tappeto.
Le dichiarazioni di Pane
“Nessuna auto candidatura, nemmeno la nostra, senza che sia prima pubblicata la CNAI e si sia concluso l’iter di legge attualmente previsto” – è quanto ha ribadito il Sindaco di Trino - “A valle del procedimento, se si concludesse in maniera infruttuosa, rimaniamo disponibili a sederci al tavolo per valutare nuovamente se sul nostro territorio è possibile individuare un’area idonea a una tecnologia sicura”.
“L’area attorno a Trino, dove c’era la centrale Enrico Fermi, fiore all’occhiello del nostro territorio fino al suo spegnimento e la trasformazione in deposito temporaneo che comprende anche l’area di Saluggia, vede nel raggio di pochi chilometri in Piemonte il 73% di rifiuti radioattivi e il 90% dei materiali di scarto. Abbiamo dunque interesse che questo deposito venga realizzato quanto prima con il relativo parco tecnologico” – ha sottolineato Pane, ponendo l’attenzione anche sulla necessaria conclusione dell’iter per l’individuazione del deposito unico nazionale – Ho sempre manifestato perplessità sull’iter per i tempi troppo lunghi. Ci sono voluti sette anni per la pubblicazione della Cnapi diventata poi Cnai (Carta nazionale aree idonee) e che non è stata ancora pubblicata. Per questo – ha precisato Pane – è necessario concludere l’iter come previsto dalla legge e avviata l’interlocuzione con i territori individuati come idonei. Se non ci dovesse essere ‘accordo’ tra questi ultimi e lo Stato ci rendiamo disponibili ad effettuare una ulteriore indagine sul nostro territorio per trovare una soluzione alternativa. Va pubblicata però la Cnai e bisogna permettere autocandidature e disponibilità da parte dei territori interessati”.