NOI ASPETTIAMO FUORI: Intervista alla transenna vercellese

Delle deliziose satire letterarie con vignetta esplicativa. Prima Puntata

NOI ASPETTIAMO FUORI: Intervista alla transenna vercellese
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Delle deliziose satire letterarie con vignetta esplicativa. Prima Puntata

Riproponiamo la prima puntata di una nuova rubrica intrapresa dal nostro giornale. "Noi aspettiamo fuori". Sono "interviste politicamente scorrette", a volte impossibili o improbabili, ma sempre molto divertenti e comunque legate vuoi a "magagne", vuoi a modi di essere dei vercellesi. Protagoniste della rubrica la penna di Gianluca Mercadante e la matita di Matteo Bertone, due autori vercellesi ben noti, che da tempo lavorano a questo progetto. A proposito, se volete saperne di più visitate LA PAGINA FACEBOOK.

La transenna vercellese:
«Pensate sia facile stare tutto il giorno in piedi?»

Ebbene sì: se siamo stati la città con un albero ogni tot abitanti, adesso siamo la città con una transenna per singolo utente.
Il progresso esige cambiamenti ed ecco che mentre a Vercelli il trend parla chiaro, e dunque le transenne spopolano, il cittadino vercellese ormai coabita con la sua transenna personale - e mica in subaffitto, sia detto, fa parte dello stato di famiglia. Il cittadino vercellese scende di buon mattino a fare jogging con la sua transenna personale, talvolta ci cena e ci guarda X-Factor, commentando via via il televoto. Il cittadino vercellese ci fa i selfie con la sua transenna personale.
La coccola, la lucida. La cura.
Ma non fate caso a certe sollazzevoli castronerie che si possono ricamare sull’argomento sovrappensiero, attraversando a piedi o in auto strade cittadine che per i più svariati e certamente utili motivi vedono spuntare transenne come funghi. Chiediamoci piuttosto: cosa pensano di tutto questo loro?
Cosa pensano di tutto questo le nostre amiche transenne?

Buongiorno.
«Buongiorno».

Scusi lei… ecco, come si chiama?
«Transenna».

E la sua vicina?
«Transenna anche lei».

Vi chiamate tutte Transenna o si tratta di un incidentale caso di omonimia?
«Ci chiamiamo tutte così».

Non rischiate di fare un po’ confusione?
«Mah, sa… siamo transenne, non abbiamo molto da dirci».

Nella grave situazione odierna in tema di carenza delle assunzioni, le transenne non sono mai disoccupate: lei non ritiene che questo sia già argomento su cui dibattere? Metafora di un’epoca spietata?
«In effetti sì».

Una sovrappopolazione di transenne in città genera una nuova topografia della città stessa, tracciando una linea di demarcazione fra il cittadino e l’eventuale pericolo. Le pare da buttare via, come sollecitazione?
«Assolutamente no».

E il fatto che perfino una transenna utilizzi l’abusato avverbio “assolutamente”, come un giovane su Whatsapp, non dovrebbe porci nella necessità d’interrogare i motivi alla base di un’Italia sempre più dealfabetizzata?
«Veramente noi di almeno una questione avremmo discusso, ma, non si offenda, nessuna di quelle che lei ha finora esposto ci va vicino».

E di cosa avreste discusso?
«Delle pipì dei cani».

Prego?!
«Delle pipì dei cani».

Sì, ho capito, credevo stesse scherzando, abbia pazienza!
«Scherzando? Ma le pare che una transenna possa avere il senso dell’umorismo, abbia pazienza lei?!...»

Una transenna che abusa dell’avverbio “assolutamente” può qualsiasi cosa.
«Lei è il classico italiano. Sposta il problema da un’altra parte e spera di cavarsela anche stavolta. Ha fatto caso ai miei piedini, abbia pazienza di nuovo? Non si commenta da solo lo stato in cui li vede ridotti? Pensa che sia facile… che sia facile fare una… boh, una linea, forse, com’è che ha detto?»

Tracciare una linea di demarcazione fra il cittad…
«Quella roba lì. Lei pensa sia facile starsene tutto il santo giorno e la notte fra il cittadino e il pericolo, coi piedini inzaccherati di spiacevoli e per altro non richiesti “regalini”? Regalini che inoltre hanno l’aggravante prerogativa di contenere sostanze capaci d’intaccare varie tipologie di metalli».

E scommetto che quella da cui siete composte voi transenne rientra nelle tipologie a rischio.
«Lei è davvero un genio, ottima intuizione».

Non potreste costituire un sindacato delle transenne, a difesa e sostegno dei diritti sul lavoro di ogni singola transenna? Quanto a nomi, il tesseramento sarebbe istantaneo.
«Lei è davvero un genio. Ottima intuizione».

Mi sta prendendo per i fondelli?
«No, no, dico sul serio, adesso. Ero ironica prima».

Una transenna non conosce il senso dell’umorismo, ma l’ironia sì?
«Se lei passasse le giornate a piedi nudi…»

Perché a piedi nudi?
«Secondo lei una transenna calza Paciotti?»

Temo di no.
«Dicevamo: se lei passasse le giornate a piedi nudi in una graziosa pozzangherina, lasciando perdere per un attimo cosa di preciso ci sia, poi, in quella graziosa pozzangherina non propriamente odorosa di fiori di campagna, come si sentirebbe senza neanche un minimo d’ironia?»

Grazie e arrivederci.
«Arrivederci».

Gianluca Mercadante

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