CRONACA - Sgominata banda di trafficanti d'oro rubato, bottino da 25 milioni

Grande operazione della Guardia di Finanza di Torino, Nucleo di Polizia Tributaria, su richiesta della Procura torinese. Un'indagine internazionale durata mesi e conclusa con una serie di arresti.

CRONACA - Sgominata banda di trafficanti d'oro rubato, bottino da 25 milioni
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Grande operazione della Guardia di Finanza di Torino, Nucleo di Polizia Tributaria, su richiesta della Procura torinese. Un'indagine internazionale durata mesi e conclusa con una serie di arresti.

Non è la missione "Goldfinger" di James Bond, ma l'operazione "Melchiorre" della Guardia di Finanza di Torino, ma il risultato è comunque da film: individuata quasi una tonnellata di oro riciclato da ricettatori dei furti (valore 25 milioni di euro), arrestate 11 persone e sequestrati 9 milioni di euro di beni.

Ecco il "rapporto" delle fiamme gialle che hanno presentato l'operazione in una conferenza stampa svoltasi in Procura a Torino e che è una lettura molto interessante, anche se non sembrerebbero coinvolti vercellesi, anche se non è escluso che vi sia confluito oro sottratto nella varie "ondate" di furti sul nostro territorio.

Un ramificato gruppo criminale, che riciclava oro di provenienza illecita, è stato smantellato
questa mattina dalla Guardia di Finanza di Torino, che sta eseguendo ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone e decine di perquisizioni in Italia, Ungheria e Slovenia.
Il provvedimento, richiesto dalla locale Procura della Repubblica, è il frutto di mesi di indagini, intercettazioni, analisi di flussi finanziari, pedinamenti e strumenti di cooperazione internazionale di polizia - anche tramite il II Reparto del Comando Generale del Corpo - che hanno permesso di ricostruire il meccanismo di reimpiego di oro di illecita provenienza.
Il punto di partenza era costituito dai ricettatori di oggetti in oro, provenienti da reati contro
il patrimonio, che venivano portati in una fonderia di Torino dove i preziosi venivano successivamente fusi e trasformati in verghe aurifere.
Il prodotto trasformato veniva quindi venduto, a quotazioni di mercato, a primarie società nazionali operanti nel settore del commercio di oro, previa interposizione fittizia di una società ungherese, il cui titolare è un cittadino italiano, che intratteneva i rapporti commerciali con le società acquirenti nei confronti delle quali si limitava ad emettere fatture di vendita, ricevendone i relativi pagamenti mediante bonifici internazionali, dalla cui provvista prelevava il denaro contante che consegnava ai reali proprietari dell’oro ceduto alle primarie società nazionali.
In questo modo l’oro, raccolto illecitamente a Torino e mai uscito dal territorio nazionale, risultava venduto da un operatore estero a una società nazionale, mediante un’operazione di acquisto intracomunitaria.
La compravendita documentata era fondamentale per il gruppo perché permetteva di far uscire il denaro contante che sarebbe servito per finanziare i successivi acquisti illeciti di oro. Infatti, il denaro ricevuto con bonifico, a fronte della fattura emessa dalla società ungherese, veniva poi prelevato in contanti dai c/c accesi presso istituti di credito ungheresi, portato materialmente a Torino e consegnato ai reali venditori che lo utilizzavano per pagare in nero i fornitori/ricettatori.
A mettere in contatto tra loro i riciclatori è stato un procacciatore d’affari di Arezzo, che ne ha coordinato l’attività e, in una seconda fase dell’operazione, ha favorito l’accreditamento della cartiera ungherese presso un’impresa nazionale leader del settore.

Il guadagno dell’organizzazione si realizzava immettendo nuovamente l’oro ripulito sul mercato ufficiale, vendendolo, con regolari transazioni, a quotazioni di mercato ad altre società nazionali leader del settore. In definitiva, le indagini hanno permesso di ricostruire un’intera filiera di approvvigionamento di oro procurato illecitamente - circa 750 kg per un valore di oltre 25 milioni di euro -, dai ricettatori fino alle società professionali, gettando la luce sull’origine e sulla destinazione del metallo prezioso. È stato infatti possibile anche collegare un 26enne astigiano, fermato nei mesi scorsi con oggetti preziosi ottenuti truffando gli anziani, con l’organizzazione criminale smantellata questa mattina.
L’operazione “Melchiorre” - questo il nome dato all’indagine - oggi condotta anche in collaborazione con le autorità ungheresi e slovene, ha portato all’emissione di misure cautelari personali custodiali nei confronti di 11 persone per i reati di ricettazione e reimpiego (articoli 648 e 648 ter codice penale), alla perquisizione di altre 9 gravemente indiziate di ricettazione e a un provvedimento di sequestro di beni per complessivi 9 milioni di euro, tra cui quelli intestati ad una società ungherese.
Per la buona riuscita delle indagini è stato fondamentale, trattandosi di reati che hanno visto coinvolte società di altri Paesi dell’UE, il coordinamento garantito dall’organismo di cooperazione internazionale Eurojust con sede a L’Aia, presso il quale si è tenuta, recentemente, una riunione di coordinamento con la presenza delle autorità degli stati membri interessati, e che ha anche odiernamente svolto funzione di raccordo nella raccolta degli esiti delle attività svolte nei diversi paesi interessati.

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