SANREMO 2017: Il diario del nostro inviato

Commenti sulla serata di giovedì 9 febbraio e colore dalla "corte sanremese"

SANREMO 2017: Il diario del nostro inviato
Pubblicato:
Aggiornato:

Commenti sulla serata di giovedì 9 febbraio e colore dalla "corte sanremese"

IL MIO SANREMO - 2
di Ottavio Pisani

Con la puntata di ieri sera, giovedì 9 febbraio, la 67esima edizione del Festival della Canzone Italiana ha ufficialmente scollinato.
Meno due al termine della kermesse musicale, giusto per essere in sintonia con la martellante campagna promozionale incentrata sull'ipnotico countdown ed andata in onda sulle reti Rai prima dell'overture.
Già stasera il primo verdetto ufficiale sancirà il vincitore tra le quattro nuove proposte rimaste in gara, con Maldestro e Lele più convincenti dei loro colleghi e dati favoriti dai bookmakers festivalieri.
E ci sarà pure una ulteriore riduzione dei big che passeranno da venti a sedici per il gran finalone, dopo l'eliminazione ieri delle impalpabili coppie Nesli/Alice Paba e Raige/Giulia Luzi.
Sempre ieri, tradizionale serata dedicata alle cover.
In campo musicale - come nella fisica - nulla si crea e nulla si distrugge, anche se a qualcuno degli interpreti originali sarà probabilmente venuto un travaso di bile guardando in tv l'esibizione dei loro cloni.
A trionfare - meritatamente - Ermal Meta, con l'interpretazione di "Amara terra mia" di Modugno, che i piu avanti negli anni ricorderanno utilizzata a più riprese dalla tv della seconda metà degli anni Settanta come colonna sonora di malinconici documentari in bianco e nero dedicati allo spopolamento dei borghi interni del Sud Italia per l'immigrazione degli abitanti al nord.
Nota di colore al margine?
Il fans club del cantante italo albanese - "I lupi di Ermal" (le "Tigri di Arkan" erano altra cosa..) - che, in sintonia con le moderne sottoculture urbane, ha segnato il territorio tappezzando la città dei fiori con adesivi applicati ovunque tra pali della luce e cassette postali.
Nell'abituale conferenza stampa delle dodici, un mare di dati e numeri confortano vertici Rai e staff dei conduttori sulla tenuta dei dati di ascolto e dello share: negli anni 2.0 si è tutti cibo per statistiche e delle statistiche stesse si diventa un po' schiavi.
Dunque sorvoliamo ed evviva la leggerezza, che ogni tanto è doverosa, specie se si parla o si scrive di cose futili!
Ed allora, ricordiamo anche che - come al solito - lo spettacolo non è solo a teatro.
La città ligure nella settimana del festival infatti si trasforma, diventando un enorme palcoscenico a cielo aperto dove è possibile incontrare nella stessa giornata, in rigoroso ordine di apparizione:
-  l'Uomo Gatto di Sarabanda con una sciarpa del Bayern Monaco al collo;
- Tony Santagata che accenna strofe di "Lu maritiello" a reporter di microtv in estasi;
- un invecchiato e spelacchiato Solange, triste prigioniero di un non personaggio televisivo ed a stento riconosciuto da pensionati torinesi svernanti al sole (???) della Riviera;
- gracchianti ed agghiaccianti performer che strimpellano su improvvisati palchi a bordo mare per poter magari un giorno raccontare ad annoiati commensali, di aver comunque suonato a Sanremo;
- un anziano Awana Gana fare il provolone e baccagliare senza pietà giovani donne che potrebbero essere sue nipoti.
Senza contare i set a cielo aperto di trasmissioni di ogni tipo ed il loro variegato pubblico.
Nessuno si fa mancare nulla per un quarto d'ora non dico di popolarità, ma almeno che certifichi una propria presenza o una propria partecipazione all'evento canoro e televisivo più importante d'Italia.
Anche questo è Sanremo.
Perché Sanremo è Sanremo!
A domani
8

Seguici sui nostri canali