Il personaggio

La bella storia di "Paolino" dalle favelas a Vercelli

Ogni mattina pulisce il centro storico della città con scrupolo e il sorriso

La bella storia di "Paolino" dalle favelas a Vercelli
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Nelle foto, Paulo Pereira alla guida del mezzo e ripreso durante la sua attività quotidiana.

Riproponiamo un'intervista uscita sul settimanale Notizia Oggi Vercelli che porta alla luce la storia di una persona che nel centro storico di Vercelli conoscono ed apprezzano tutti per la sua opera quotidiana e anche per la sua grande simpatia. Tutti lo conoscono come “Paolino”, lo si trova la mattina presto mentre con grande scrupolo svuota i cestini dell’immondizia e pulisce i selciati tra piazza Cavour e piazza D’Azeglio e altre location del “salotto” cittadino, tutti lo stimano anche perché è una persona cordiale ed educata, due doti purtroppo sempre più rare.
Il suo nome è Paulo Pereira, viene dal Brasile e la sua storia merita di essere raccontata.

L'arrivo in città

Quando sei arrivato in Italia?
«Il 19 luglio del 2002, avevo 18 anni, lo ricordo molto bene perché mi era parso strano che ci fosse luce fino a tarda sera, venivo dal Brasile in pieno inverno...».

Da che località eri partito?
«Io sono nato nella città di São Luis nello stato del Maranhão, in una specie di favelas della, città che è un grosso centro urbano, un posto dove la vita è difficile».

Come hai avuto la possibilità di andartene da lì?
«Nella zona in cui abitavo era parroco un sacerdote missionario di Vercelli, padre Giuseppe Pellegrini, mancato nel 2017, un “prete dei poveri” che ha dedicato gran parte della vita alla missione in Brasile. Io lo aiutavo come chierichetto e per qualche lavoro. Dopo aver finito le scuole dell’obbligo e diventato maggiorenne fu lui a mandarmi a Vercelli. Posso proprio dire che la mia vita è cambiata grazie a questo grande prete».

Il tuo impatto con la nostra città?
«Il primo anno venni ospitato da una famiglia, nel 2003 fui accolto nella comunità di don Alberto Colombo a Billiemme, un’altra persona che mi ha dato tanto. Intanto io frequentavo l’Istituto Lanino, i primi tempi furono molto impegnativi, perché non parlavo una parola d’italiano, ho dovuto imparare la lingua “in corsa” mentre studiavo materie commerciali. Anche qui padre Pellegrini mi ha fatto da insegnante, mi aiutava a tradurre in portoghese e a imparare le parole, lui andava avanti e indietro col Brasile non sempre era presente. Nel 2007 mi sono diplomato e dal 2016 sono anche cittadino italiano».

Un lavoro importante

E quando hai trovato lavoro?
«Pochi mesi dopo il diploma, sempre nel 2007, grazie a Marco Danna e alla sua cooperativa sociale “Andromeda”. Marco lo ringrazio di cuore, anche a lui devo molto. Venni impiegato come addetto alla pulizia della città e il lavoro mi è piaciuto subito».

Ma non hai cercato qualcosa di meglio?
«Guarda, è vero che apparentemente fare quello che qualcuno chiama ancora “spazzino” può sembrare poco qualificante. Ma non è così, il nostro è un lavoro molto importante per la comunità. Io mi sono trovato a mio agio e ho imparato a farlo molto bene. Sono soddisfatto perché so di essere utile alla gente».

Parlaci un po’ di questo tuo lavoro.
«Sono impegnato dal lunedì al sabato, dalle 6 di mattina alle 12, la domenica una volta al mese, sempre nelle stesse ore. La cooperativa “Andromeda” qualche anno fa perse l’appalto, subentrò “Orso Blu” che è una solida realtà, il mio compito è rimasto però lo stesso da ormai 16 anni. Io guido un mezzo elettrico col quale mi sposto nelle zone assegnate, pulisco le strade e svuoto i cestini, lavoro in autonomia e, con l’esperienza che ho, conosco direi quasi ogni sanpietrino del centro storico... La cosa che mi gratifica di più è l’affetto delle persone. Incrocio spesso in sindaco Andrea Corsaro che mi saluta sempre con cordialità e anche gli assessori, in particolare Domenico Sabatino e Massimo Simion, che incrocio di frequente, apprezzano il mio lavoro, anche Emanuele Pozzolo mi stima e vorrei citare pure il consigliere regionale Carlo Riva Vercellotti. Poi ci sono tantissimi vercellesi che conosco, specialmente chi gira presto la mattina col cane o per lavoro, sono tutti miei amici».

Città più sporca

In questi 16 anni che cambiamenti hai notato nella pulizia della città?
«All’inizio in generale Vercelli era più pulita, negli ultimi anni l’impegno del mio lavoro è aumentato, specialmente quando sono di turno alla domenica mattina e devo raccogliere tutto ciò che è stato lasciato a terra nella nottata. Non ho sempre avuto il centro come area di lavoro, nel tempo sono stato anche nei quartieri periferici, in generale, per quanto riguarda il mio lavoro, sono meno sporchi, anche perché si percepisce meno, mentre in centro si percepisce molto di più».

Qual è il rifiuto più strano che hai visto?
«Cose particolari non saprei, a volte trovo delle siringhe, poi il solito, bottiglie rotte, lattine, tantissimi mozziconi di sigaretta, cartacce. Una volta ho raccolto da terra un portafoglio con dentro duecento euro e i documenti, che ho subito consegnato alle forze dell’ordine. Diciamo che c’è un vizio di molti vercellesi che vorrei segnalare, ovvero buttano i sacchi dell’indifferenziata dentro ai cestini, che invece sono lì per le cartacce o rifiuti piccoli, se si intasano con i sacchi poi il resto finisce sul marciapiede. Andrebbero usati correttamente».

Sempre in contatto con casa

Che rapporti hai con la tua famiglia?
«A São Luis ho ancora i genitori e sei tra fratelli e sorelle, uno è morto purtroppo in un incidente. Cerco di andarli a trovare ogni due anni, però con il periodo Covid ho dovuto aspettare tre anni e mezzo e sono tornato a casa solo nell’ottobre del 2022, ma siamo in contatto quotidiano. Loro non sono mai venuti a Vercelli perché il viaggio è molto costoso. Siamo comunque molto legati e loro sono contenti che io mi sia fatto la mia vita qui».

Ti hanno preoccupato i recenti fatti dell’assalto bolsonarista al parlamento di Brasilia?
«Sì, è stata una brutta cosa che hanno fatto i più estremisti. Da dove vengo la gente è da sempre in maggioranza per Lula, che è vicino ai poveri e cerca di fare qualcosa per aiutarli. So che oltre ai tanti arresti stanno confiscando dei beni per ripagare i gravi danni che hanno causato. Però nella mia zona tutto è rimasto tranquillo».

Un ricordo negativo?
«E’ stato molto duro il periodo del Covid, noi abbiamo sempre lavorato perché facciamo parte dei servizi essenziali, ed era molto triste vedere la città vuota, rimarrà un brutto ricordo indelebile, anche per le vittime che ci sono state in Italia e nel mio Brasile».

"Grazie a due grandi sacerdoti"

Però qui ti sei realizzato...
«Vivo in modo indipendente dal 2009. Tanti mi fanno la domanda “perché sei venuto proprio a Vercelli?” e io rispondo che è stata essenzialmente la fortuna di aver incontrato sulla mia strada due splendidi sacerdoti ed altre persone che mi hanno aiutato, fra le quali la famiglia di don Pellegrini che mi ha accolto all’inizio e che ringrazio. Ormai in città mi conoscono tutti ed io sono felice qui perché ho trovato la mia strada e persone che mi apprezzano».

Gian Piero Prassi

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