NAVIGAZIONE LIBERA: Il paradiso? Sta vicino a Dakar
Alla scoperta della musica dei monaci benedettini del Monastère de Keur Moussa.
Alla scoperta della musica dei monaci benedettini del Monastère de Keur Moussa.
Mi piace esplorare la musica e i musicisti più strani, così per una forma di ginnastica mentale, perché la musica “strana”, che non si sente nelle discoteche o nelle radio, spesso ti scoperchia mondi nuovi sonori e culturali. Spesso ti imbatti in cose noiose o persino urticanti. Però ogni tanto si fa qualche scoperta.
Fra i generi che mi ispirano c'è il canto Gregoriano, non tanto per ragioni religiose, quanto per il fascino di queste voci misurate e solenni, non c’è quasi mai un motivo razionale per cui una musica ti affascina e ancor più se, come nel mio caso, non sei un musicologo.
Così quando ho reperito dal web i canti dei monaci del “Monastère de Keur Moussa” (località del Senegal nella zona di Dakar), ho voluto ascoltare e sono rimasto folgorato. E’ un monastero formato prevalentemente da religiosi del posto, insieme a qualche bianco di nazionalità francese. Il Francese è una delle due lingue che usano, l’altra è quella della loro tradizione.
Ebbene in questa musica c’è un anticipo di Paradiso perché uniscono la tradizione del canto gregoriano, influenze occidentali, dalla classica alle melodie tardo medievali, e il cuore caldo dell’Africa: con i tamburi tribali, spesso unico sottofondo alle voci e il canto stesso che fonde diverse culture. E’ musica gioiosa, avrebbe fatto un figurone alle “Nozze di Cana”, dove Gesù fece il famoso miracolo di trasformare l’acqua in vino per dare gioia alla comunità. Fondere diverse culture in un qualcosa di più grande della somma delle parti sarebbe l’equazione ideale per sconfiggere razzismi, paure, muri e vivere un po’ meglio. Tanto alla fine andiamo tutti nello stesso posto. Ho ascoltato i brani del loro disco “Senegal” e ho passato un’ora serena. Chi fa parte della community di “Spotify” lo trova agevolmente, gli altri possono smanettare un attimo.
Naturalmente ho voluto capire chi erano questi monaci e sono finito sulla home page del monastero (http://www.abbaye-keur-moussa.org/) Può essere un buon punto di partenza per una navigazione. Diciamo che approdandoci un po’ ho perso la poesia… vedendo una sezione “Boutique” e hotellerie, in quanto il monastero può anche essere visitato per un turismo religioso. Ma poi, approfondendo, si capisce che la preghiera e l’annuncio del Regno di Dio sono le loro uniche priorità. Sto scrivendo da curato? No è che da una comunità di monaci quello ci si deve aspettare e non altro. Leggendo la storia intanto si apprende che è un monastero benedettino dove la regola ancor oggi è “ora et labora”. E’ un progetto che parte nel 1961 con alcuni monaci che partono da un convento francese per fondare la nuova abbazia in terra d’Africa, le cui fondamenta vengono gettate nel 1963 alla presenza del presidente del Senegal, nonché grandissimo poeta, Léopold Sédar Senghor. Qui dalla metà degli anni Sessanta i religiosi vivono la loro scelta di vita di preghiera e contemplazione. Chi vuole può approfondire, i video presenti sul sito sono molto belli, ne linko uno.