Il fantastico orto subacqueo Nemo's Garden spiegato ai vercellesi

Bellissima serata al Museo della Subacquea di Villarboit con colui che lo cura in quel di Noli.

Il fantastico orto subacqueo Nemo's Garden spiegato ai vercellesi
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Lo scorso 28 novembre, il biologo marino milanese Emilio Mancuso, presidente di “Verde Acqua”,  associazione dall’elevata specializzazione nel campo della divulgazione scientifica, ha presentato al Museo Borsini di Subacquea Storica di Villarboit, una serata dedicata al progetto “Nemo’s Garden” orto subacqueo, a circa otto- dieci metri di profondità, davanti alla costa di Noli in Liguria, nei pressi del Bagno Letizia, a non più di cento metri dalla costa, dove si coltiva basilico ligure, ma non solo…

Il progetto è nato nel 2012, da un’idea di Sergio Gamberini, ingegnere chimico ligure e presidente di Ocean Reef, marchio e gruppo operativo in Italia e a San Diego, California. La denominazione del progetto “Orto di Nemo”, è dovuta al fatto che si tratta di un orto sottomarino. La relazione di Mancuso ne ha illustrato a fondo, dettagli e funzionamento.

Si tratta di due piccole e iniziali serre  subacquee, biosfere,  quasi un avamposto di un pianeta sconosciuto, si è arrivati alle attuali nove biosfere in metacrilato, materiale vinilico trasparente, che intrappolano 2000 litri di aria, e permettono ai subacquei di lavorare al sistema di coltivazione idroponica ( significa che dal seme, a seguire, il ciclo vitale va a svilupparsi in assenza di suolo) di basilico, lattuga, maggiorana, cacao,  orchidee, tabacco ed altro. I contenitori del terreno, a tenuta stagna, sono aperti direttamente dentro le biosfere, per evitare la contaminazione con acqua salata, durante il trasporto, ed il terriccio è sterilizzato con il passaggio al forno microonde: essi sono seminati con i semi provenienti da uno storico produttore di Noli, evidenziando tempi rapidi di germinazione, soli tre giorni,  per i primi germogli di basico! Emilio, a questo punto, ci ingolosisce con il cioccolato aromatizzato al basico subacqueo, che risulta esaltato nel suo sapore, poiché più concentrato, nei suoi oli essenziali.

“Chi non ricorda l’esperienza scolastica di germinazione del seme di fagiolo, nel cotone imbevuto di acqua, fino a generare una piantina?”, ha domandato Mancuso all'uditorio. I partecipanti alla serata si sono idealmente immersi con lui, sia mentalmente che fisicamente, nell’esperimento: le competenze diverse, necessarie ad organizzare l’esperimento, sono un mix interdisciplinare, a firma Gamberini: qui non ripetiamo l’efficace descrizione del ciclo vitale dell’acqua, già riportata da Sergio Quaglia, piuttosto ci interessa porre l’attenzione del lettore sugli obiettivi di questo progetto, e su alcuni risultati ottenuti.
Esso origina dal problema della desertificazione in alcune zone del pianeta, coste dell’Australia, ad esempio, dell’Oceano Pacifico oppure Indiano, ricche di acqua salata e suolo arido, con l’intento di coltivare vegetali biologici, cioè in assenza di patogeni, con la risorsa a disposizione, acqua del mare.

L’indotto di questo progetto, sul piano subacqueo, ha contribuito alla possibilità di comunicare sott’acqua, attraverso l’ideazione di particolari maschere granfacciale, munite di auricolare e microfono, mentre il posizionamento di alcune piattaforme subacquee, ha attirato i cavallucci marini, permettendone lo studio, in condizioni facilitate; sul piano didattico, esso consente alle scuole di usufruire di un laboratorio unico al mondo, per le discipline STEM. Mancuso ci informa sulla possibilità, all’interno delle biosfere, di respirare senza ausilio subacqueo, poiché la bassa concentrazione di anidride carbonica lo consente: noi ascoltatori ricordiamo l’immaginario di Jules Verne, a cui anche il Museo fa irrinunciabile riferimento con alcune storiche stampe e, ad occhi aperti,  sogniamo una visita nell’eco sistema frequentato da Mancuso.

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