Stabat Mater: concerto alla Madonna degli Infermi
Lunedì 27 luglio 2020, Francesca Lombardi Mazzulli e il quintetto d'archi della Camerata Ducale
Lunedì 27 luglio 2020, a Vercelli, nella Chiesa di San Bernardo e Santuario della Madonna degli Infermi avrà luogo alle ore 21.00 il concerto di musica sacra, Stabat Mater di Luigi Boccherini con il soprano Francesca Lombardi Mazzulli e il quintetto d'archi della Camerata Ducale.
Per ricordare un momento drammatico per la città di Vercelli e tutto il suo territorio a causa della pandemia, la Camerata Ducale e l'amministrazione del Comune di Vercelli hanno deciso di proporre una serata di musica sacra: l'esecuzione dello splendido "Stabat Mater" di Luigi Boccherini in un luogo significativo ed evocativo come il Santuario della Madonna degli Infermi in origine nota come la Chiesa di S. Bernardo.
Si tratta di un luogo di culto legato alla storica esperienza della peste del 1630 che da allora, ampliato e rinnovato, è diventato la chiesa di riferimento per tutti coloro che cercavano una guarigione o una grazia per congiunti o parenti gravemente ammalati, che oggi diventa la cornice di una serata di musica e raccoglimento dedicata al ricordo delle vittime del Covid.
Interpreti del concerto il soprano Francesca Lombardi Mazzulli e il quintetto d'archi della Camerata Ducale.
Il concerto è gratuito, con prenotazione obbligatoria, e sarà possibile effettuare una offerta libera e facoltativa a totale beneficio della Caritas parrocchiale.
Francesca Lombardi Mazzulli è nata a Varese ed è diplomata brillantemente sia presso il Conservatorio G. Verdi di Milano, che al Conservatorio G. Frescobaldi di Ferrara sotto la guida di Mirella Freni (diplomata al secondo livello con lode). Ha studiato on Luciano Pavarotti, A. Molinari, Sonia Prina, Fernando Opa e Vivica Genaux. Tra i numerosi premi e riconoscimenti ottenuti si segnalano il premio finalista all'Haendel Singing Competition di Londra, il secondo premio al concorso Pietà dei Turchini di Napoli, Accademia Rossiniana 2011 ed il premio della critica del festival di musica antica di Varazdin in Croazia.
Alcune note sullo Stabat Mater
E' un dolore intimo, estremamente composto e raccolto quello che avvolge la prima versione dello Stabat Mater di Luigi Boccherini (1734-1805); un sentimento di mesta afflizione, svelato con pudore e discrezione attraverso la dimensione cameristica di un adattamento musicale destinato alla sola voce di un soprano e all'accompagnamento di un quintetto d'archi. Il compositore di Lucca lo scrisse nel 1781 ad Arenas de San Pedro su richiesta dell'Infante di Spagna, Don Luis, ma non volle mai darlo alle stampe; lo riprese più avanti, ampliandolo nella struttura e nell'organico (che arrivò a comprendere due soprani un tenore e un'orchestra d'archi). In quella rinnovata veste Boccherini lo pubblicò poi nel 1800 come opera 61, raccomandandosi di cercare sempre, durante l'esecuzione di tendere alla "pura semplicità ed esattezza". I versi trecenteschi della celebre sequenza attribuita a Jacopone da Todi sono stati ripartiti dal compositore in undici distinte sezioni, in cui gli inserti strumentali si integrano perfettamente con le linee solistiche vocali, in un percorso che, tra cambi di atmosfera e di indicazioni agogiche, mira ad progressivo coinvolgimento emotivo con la drammatica scena descritta dal testo.
Il Viotti Festiva è realizzato dall'Associazione Camerata Ducale di Vercelli ed è sostenuto dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, la Regione Piemonte, il Comune di Vercelli, la Fondazione Compagnia di San Paolo, la Fondazione CRT, la Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, la COOP e in collaborazione con importanti media partner.
Chiesa della Madonna degli Infermi, oggi nota anche come “San Bernardo” a Vercelli
La dolorosa esperienza della pandemia e del lockdown ci riporta alla mente altri momenti critici della nostra storia cittadina, altre malattie, altre tragiche perdite e ragioni di profondo sconforto. In particolare ci rammenta la vicenda della peste che colpì Vercelli nel XVII secolo. L’epidemia, che durò dai primi di marzo fino alla fine di giugno del 1630, causò la morte di circa milletrecento persone. Erano i tempi in cui Manzoni ambientò il suo capolavoro, “I Promessi Sposi”, i tempi in cui l’autore faceva muovere per le vie di Milano i carri dei monatti, i tempi della povera Cecilia e della sua indimenticabile mamma, di Renzo e Lucia, di Padre Cristoforo e della dominazione spagnola.
Il 19 maggio 1630 la comunità parrocchiale di San Bernardo si rivolse accoratamente alla Vergine per essere liberata dal flagello e fece raffigurare una Madonna all’interno della chiesa, rivolgendosi a lei per ottenere aiuto, guarigione e conforto. Di lì a poco, verso la fine di giugno, la peste finalmente se ne andò e la chiesa di San Bernardo divenne meta di devozione e di pellegrinaggi. I cittadini erano grati alla Madonna, che aveva allontanato il mortale nemico.
Due secoli dopo in Piemonte si propagò una terribile epidemia di colera, ma fortunatamente Vercelli fu risparmiata. I devoti a quella immagine della Madonna che era stata invocata nel 1630 ricordarono la peste e, come avevano fatto i loro antenati, che pure erano stati più colpiti, si strinsero intorno alla Vergine in segno di ringraziamento. Fu così che, proprio nel XIX secolo gli architetti Carlo Arborio Mella e Giuseppe Locarni furono incaricati di ampliare San Bernardo e realizzare il Santuario della Madonna degli Infermi.
Per i Vercellesi la chiesa di San Bernardo resta dunque nota come la Madonna degli Infermi. Da secoli il luogo è idealmente e spiritualmente collegato alle epidemie, ai dolori, alle malattie. E i meno giovani ricordano di esserci andati sin da bambini, con i nonni, a pregare proprio pensando a persone inferme, gravemente malate, in condizioni critiche .