La riflessione

Voltiamo Pagina a Locarni: "Il Tele-Consiglio non va bene"

Non è garantito il confronto. Proposta di utilizzare il teatro Civico.

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Il gruppo di "Voltiamo pagina" in Consiglio Comunale, ovvero Paolo Campominosi, Roberto Scheda e Andrea Conte hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio Comunale Gian Carlo Locarni (e per conoscenza al Segretario Comunale), in cui esprimono forte disagio per la modalità telematica dell'assemblea fissata per domani, giovedì 30 aprile. Il tema è un po' quello di cui in queste settimane si è parlato tanto a livello generale. Ovvero che l'emergenza sanitaria sta riducendo i margini di democrazia. I dibattiti in remoto, infatti, non consentono la dialettica tra le parti che è essenziale per una gestione democratica delle sedute ai vari livelli rappresentativi. E propongono anche una soluzione per i prossimi Consigli. Utilizzare il teatro Civico, che consentirebbe un distanziamento ottimale fra i presenti.

La lettera

Nella nostra qualità di Consiglieri Comunali, ma anche quali cittadini vercellesi, ci preme svolgere alcune osservazioni con riguardo alla convocazione del Consiglio Comunale fissata per il 30.4.2020.
Come noto, tale riunione si svolgerà con modalità da remoto (conferenza telematica).
Pur essendo intenzionati a partecipare a detta seduta per adempiere doverosamente al mandato rappresentativo conferitoci dai cittadini, riteniamo che tale forma di incontro virtuale sia lesiva delle prerogative che ogni Consigliere deve necessariamente poter esprimere nello svolgimento del proprio mandato.

Il confronto non può essere a distanza

Il dialogo ed il confronto tra i Consiglieri non può avvenire a distanza, dovendo essere consentita non solo una meccanica forma di votazione “elettronica" lungo l’arco della giornata, ma la possibilità di interfacciarsi direttamente tra i componenti dei singoli gruppi consiliari, all’interno di maggioranza o di opposizione, ovvero anche trasversalmente rispetto ad esse.
Il valore distintivo della seduta consiliare sta proprio in uno scambio diretto di opinioni e vedute su ogni singolo tema che compone l’ordine del giorno, da svolgere anche in via riservata e a latere della riunione: aspetti questi del tutto pretermessi dalla conferenza telematica.

Il Consiglio è tale in quanto è organo collegiale, espressione di pluralismo e capace di sintetizzare le differenti opinioni grazie alle sinergie dei suoi componenti, anche tramite confronti serrati.

Un collegamento da remoto snatura questo organo, privilegiando una visione atomistica ed individuale dei componenti del Consiglio che, peraltro, risulta ancora più penalizzante verso l’opposizione (che già per definizione sconta una minor rappresentatività numerica e che vede così ancor più compressa la possibilità di un confronto interno e nei riguardi dell’Amministrazione).

E i problemi tecnici?

Senza contare gli innumerevoli problemi tecnici a cui potrà andare incontro una riunione di così lunga durata: un disguido tecnico o un problema temporaneo della linea farebbero venir meno la contestualità della dialettica consiliare, rendendo superflua la sua stessa celebrazione.
Non riteniamo che il collegamento di oltre trenta persone in modalità telematica possa consentire il rispetto delle prerogative sopra esposte, e rischia di risolversi in una duplice alternativa (parimenti inidonea): o una generale confusione negli interventi o una acritica elencazione di argomenti, con un approccio “passivo” alla discussione dei consiglieri “da casa”.

La riflessione di Scheda

Lo scrivente Roberto Scheda, intende inoltre rilevare l’importanza di quanto sopra anche a fronte della propria professione: quale avvocato, al pari di moltissimi altri Colleghi, mi sto battendo a che sia assicurato il principio di oralità nella contestualità dello svolgimento dell’udienza, specialmente penale, presenti fisicamente difensori e parti. L’attuale emergenza non può infatti snaturare istituti preposti alla tutela di un pieno contraddittorio.
Lo stesso concetto, ovviamente, sta alla base dell’attività di un organo rappresentativo quale quello consiliare.

Dunque da un lato voglio tener fede ad un principio di assoluta coerenza, cui ho sempre informato la mia attività istituzionale (a livello locale come pure nazionale) e professionale, nel tutelare canoni che sostengono ogni momento di confronto dal quale emerge la tutela di diritti (dei singoli, come nel caso di un giudizio, o della collettività, come accade per l’organo consiliare in seno all’Ente locale): dall’altro, intendo fermamente garantire il rispetto di un contraddittorio pieno, a tutela della dignità del Consiglio, e suo tramite, della cittadinanza, in quanto la forma, come anche nei processi, diviene sostanza e strumento di equità.
Il rispetto verso l’Istituzione (consiliare, in questo caso) è rispetto verso i cittadini e verso chi ci ha permesso di raggiungere questo grado di democrazia.

Utilizzare il teatro Civico

A norma del Regolamento del Consiglio Comunale (e, in specifico, in virtù dell’art. 2), in casi di circostanze speciali ed eccezionali ovvero di forza maggiore, il Presidente del Consiglio Comunale può disporre che la seduta si svolga in altro luogo rispetto alla sala presso il Palazzo di Città, scegliendo, sentiti i capogruppo, una diversa sede, purché essa sia sul territorio comunale.
In questa ottica, osserviamo che il Comune dispone del Teatro Civico, struttura idonea ad espletare la seduta consiliare nel pieno rispetto delle norme di distanziamento sociale, e ci permettiamo di suggerire la valutazione di una simile forma di riunione, in luogo che consenta di contemperare il funzionamento del Consiglio con la tutela della salute dei partecipanti.

In tale ottica, avversiamo nel modo più risoluto l’impiego della forma di celebrazione da remoto del Consiglio, soprattutto per la trattazione di questioni delicate e complesse come può essere quella afferente il Bilancio comunale, e chiediamo che ciò venga verbalizzato in sede di Consiglio fissato per il 30.4.2020.

 Con osservanza.

Paolo Campominosi
Roberto Scheda
Andrea Conte

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