La recensione

Quelle insospettabili vecchine di John Niven e una commedia tutta da riflettere

Un romanzo per ridere, per pensare e per riscoprire il valore di ogni tappa della vita.

Quelle insospettabili vecchine di John Niven e una commedia tutta da riflettere
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"Le solite sospette" è un romanzo pubblicato nel 2016 dall'autore scozzese John Niven: risate assicurate, ma anche momenti di grande intensità.

Il romanzo

Graffiante, talvolta sconcertante ma incredibilmente divertente. Sono le garanzie non da poco offerte ai lettori da John Niven, scrittore scozzese classe 1972. Con “Le solite sospette”, uscito nel 2016, l’autore non delude certo i suoi fan e li delizia invece con un cocktail di umorismo e suspence in una sorta di poliziesco decisamente fuori dagli schemi.

I protagonisti decidono di cimentarsi in una rapina in banca. Niente di nuovo sotto il sole narrativo, se non fosse che i protagonisti in questione, a netta maggioranza femminile, non rientrano propriamente nello stereotipo del criminale di professione in grado di organizzare un attacco armato a un istituto di credito.

I protagonisti

L’idea parte infatti da Susan, rispettabile casalinga che fino a quel momento aveva conosciuto il crimine solo preparando il sangue finto per le scene più cruente di uno scalcinato gruppo teatrale locale. L’improvvisa morte del marito, avvenuta sulla soglia dei loro sessant’anni di età, la porta però a scoprire un baratro nascosto dietro quella che sembrava la loro ordinata (e ordinaria) vita. A lei si unisce un’amica storica coetanea, frustrata da un lavoro che non sente suo e che le permette a stento di sopravvivere: è inserviente in una casa di riposo. La stessa casa di riposo dove vive l’incontenibile, irriverente, licenziosa novantenne Ethel. Jill è invece una nonna qualunque, ma non di un bimbo qualunque: con lui il destino è stato ingiusto, infliggendogli una gravissima malattia che richiede cure estremamente costose per essere sconfitta. A coordinare il gruppo, l’unico professionista del settore: “Stimmate” è stato una personalità eminente nel mondo del crimine, anche se ora nessuno lo direbbe, vedendolo novantenne muoversi a fatica portando con sé la bombola dell’ossigeno. Eppure, per le sue “cocche” in difficoltà, potrebbe decidere di tornare sulle scene. Nei loro piani si infilerà a sorpresa la giovane Vanessa, in fuga dalla sua famiglia e alla ricerca del suo posto nel mondo.

Le età

Come è tipico della vera commedia, “Le solite ignote” fa sì ridere, ma aprendo uno spiraglio di riflessione. Il romanzo è infatti chiaramente un viaggio tra le diverse età della vita, ognuna irripetibile con le sue peculiarità. Ogni personaggio ha condotto un’esistenza estremamente diversa dalle altre: c’è chi ha dato la priorità alla sua famiglia lasciando da parte le proprie aspirazioni, chi invece ha sempre seguito l’istinto del momento, chi ha vissuto anni dorati e chi grandi dolori. Spesso si sentono dire cose come «si ha vent’anni una volta sola», ma esiste forse un’età che è invece destinata a ripetersi nel corso della vita? La realtà è che se è vero che certe cose si possono fare solo a dieci, quindici o vent’anni, è altrettanto vero che altrettante sono possibili solo a sessanta, settanta o anche novant’anni, quando l’esperienza ha scolpito le persone come l’azione del vento sulle pendici di un monte.

Fare ridere è già un’arte. Farlo rivelando verità preziose è quasi magia. Un libro consigliato a chiunque, a partire dall’età della ragione (e da quella minima per sostenere senza traumi il turpiloquio di Ethel).

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