«Dopo trent’anni è calato il sipario»
Un'eccellenza tutta vercellese avviata da Pino Marcone.
«Una fantastica storia», così si intitolava il volume edito per i 15 anni di vita de «Lo Spazio Scenico», in cui il “papà ” della storica compagnia di teatro dialettale, Pino Marcone, ripercorreva le origini e l’evoluzione del gruppo. Ora però siamo a « L’ultima Commedia», un libro uscito a fine 2021, in cui, purtroppo, si annuncia la chiusura di quella storia. Il volume contiene il copione dell’ultimo lavoro di Marcone «J’hu scarpüsà an tin baül pien at cumedii an dialèt». Che prende spunto da altre 8 storie già portate in scena negli anni. Nel testo ogni parte è pensata per uno specifico attore della formazione al tempo della stesura: Marco Berrone, Loretta Bossola, Concetta Burderi, Piermario Ferraro, Antonio Fidacaro, Marco Frattino, Aurora Nadalin, Rosita Napoli, Franco Rossino e il compianto Peppino Bolzoni. I volume ospita anche i profili di alcuni attori, con le loro testimonianze, ne sono passati otre 100 nella storia del gruppo, ricorda Marcone, presenti anche le sinossi di alcune delle commedie più recenti. La produzione di Marcone, infatti, vanta oltre 30 lavori, tutti rappresentati dalla sua compagnia, tranne l’ultimo. «Avrebbe dovuto andare in scena nella primavera del 2020 - racconta il commediografo - a causa della pandemia, non ha mai potuto essere rappresentato». Molti dei componenti la compagnia - aggiunge Marcone - con gli sconvolgimenti di questo triste periodo, hanno dovuto trasferirsi o cambiare lavoro, allontanandosi dal mondo dello spettacolo». Negli anni nulla aveva fermato l’attività del gruppo, neanche le crisi che inevitabilmente accadono: «I problemi maggiori non sono stati teatrali - ricorda Pino nell’intervista finale del libro - ma dovuti al famoso modo di dire: la paglia vicino al fuoco si incendia. Mi riferisco a quelle infatuazioni tra uomo e donna nati sul palco, con liti e gelosie, che hanno a volte messo in discussione l’intero spettacolo, problemi che sfoderando inaspettate doti di esperto mediatore, sono riuscito a superare». Ecco come cominciò l’avventura. «Nel 1990 avevo scritto un libro sul Santuario di Costanzana - ricorda - e ne trassi una riduzione teatrale dal titolo: “Ex Voto - Scene da un Santuario”, fu la mia prima drammaturgia. Nelle fasi delle prove e della messa in scena si formò un gruppo di amici con la stessa passione per il teatro e così, quasi per caso, ebbe inizio tutto » . Nel 1991 «Lo Spazio Scenico» cominciò a esistere come tale, la prima commedia fu «Osteria della Corona Grossa», le cui prove avvennero nel cortile dell’atelier di Guido De Bianchi, in pieno Rialto. Una circostanza che la dice lunga sul marchio di vercellesità! La data ufficiale di costituzione di fondazione risale al 1992, tra i firmatari, oltre a Marcone e De Bianchi, Alberto Ferraris, Mauro Ferraris, Giorgio Giordano, Enny Mazzola, Luciano Rosso, Andrea Varalda. Vale la pena di riportare, dal libro del quindicennale la storia delle sedi “itineranti”: «Una delle più belle, - scrive Marcone - è stata il teatrino dell’Asilo Filippi in via Frova, mentre detiene la palma di peggiore in assoluto l’ex mattatoio, dove, appesi ai ganci delle gabbie, c’erano, al posto dei quarti di vitello, costumi, cappelli e una marionetta dall’abito consunto ed il cilindro un po’ sfondato». E ricorda poi le sedi dell’oratorio di Caresana, un ex magazzino del riso, le Suore di Loreto a Vercelli e ancora l’orator io delle «Maddalene». Negli anni la compagnia prese piede. Le sue rappresentazioni non erano solo divertenti, quasi sempre brillanti e argute, ma hanno portato alla ribalta figure, immagini e tradizioni, qualche volta legate a eventi e persone reali, del nostro territorio. Il dialetto, su questo termine ci sarebbe da discutere, può sopravvivere solo se viene praticato, perdendo «Lo Spazio Scenico».
Gian Piero Prassi