Arte & diritti umani

A Vercelli Studio Dieci si mobilita per l'artista afgana Shamsia Hassani

Strade Parallele, le vie di Kabul con i lavori di una donna coraggiosa nel centro cittadino.

A Vercelli Studio Dieci si mobilita per l'artista afgana Shamsia Hassani
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Shamsia Hassani è la prima street artist afgana, un'artista donna che ha dato voce e corpo alle aspirazioni delle donne nel suo Paese. Ora che la violenza iconoclasta dei talebani è tornata al potere in Afghanistan, Hassani non ha avuto paura, ma,  nonostante il pericolo, persegue la sua opera di resistenza. Non è un'artista qualsiasi, è entrata nella lista dei 100 pensatori globali più importanti del 2014 di Foreign Policy ed è stata inclusa nel secondo volume di Goodnight Stories for Rebel Girls , una raccolta di ritratti di donne rivoluzionarie di tutto il mondo.

La solidarietà di "Studio Dieci"

Ebbene, mentre la comunità dell'arte mondiale si preoccupa per la sua sorte, anche da Vercelli arriva un segnale di vicinanza.

A darlo non poteva essere che "Studio Dieci", il centro d'arte contemporanea cittadino che quest'anno compie 50 anni, Carla Crosio, la presidente, e Diego Pasqualin, direttore artistico, hanno deciso di esporre nelle vetrine della sede di piazzetta Pugliese Levi alcuni lavori dell'artista afgana già in questo fine settimana.

La sfida ai talebani

Una delle prime azioni di disprezzo dell'arte da parte dei talebani è stata la distruzione degli strumenti musicali e in quest'opera, recentissima, di Hassani se ne dà conto. Un dipinto drammatico e insieme carico di forza vitale di resistenza contro chi è nemico della bellezza e dello spirito umano.

Dopo l'invasione talebana, ha fatto circolare due immagini che mostrano ragazze vestite di un blu radioso mentre trasportano immagini di speranza, e i combattenti oscuri e minacciosi incombono su di loro. La paura, la disperazione e la repressione violenta che le donne afghane ora affrontano non sono le uniche immagini presenti in queste opere: la forza e la voce di queste donne risuona forte, così come la loro volontà di autodeterminazione.

Nell'ultima settimana, le donne hanno in gran parte evitato gli spazi pubblici della capitale e molti artisti hanno cancellato messaggi di chat e account di social media, temendo ripercussioni violente e potenzialmente fatali da parte dei talebani .

Da poco è stata pubblicata l'ultima immagine della sua recente serie, intitolata Death to Darkness, a conferma che Hassani stava continuando a lavorare. Il suo manager ha fatto sapere alla stampa che l'artista non è disponibile per un'intervista ma si trova in un luogo sicuro e segreto.

Strade Parallele in vetrina

Ecco il senso e le motivazioni dell'evento vercellese promosso da Studio Dieci.

"StudioDieci è da sempre casa di Libertà: di espressione, di pensiero, di genere e, più semplicemente, Libertà di essere.

StudioDieci è vicino al popolo afgano e, ancora una volta, apre i suoi spazi per accogliere testimonianze di problematiche sociali che, troppe volte, non sono in accordo con l’ideale di civiltà che vorremmo per il mondo.

StudioDieci è fermo sulle proprie convinzioni e, simbolicamente, crea un parallelismo tra la strada di Kabul e quella di Vercelli ospitando la riproduzione delle opere di Shamsia Hassani, promuovendo lo sforzo che questa grande e coraggiosa artista sta compiendo per trasmettere un messaggio a tutte le donne afghane e, di rimando, a tutta l’Umanità.

Apprendiamo dai “social” l’invito a diffondere la notizia della reale difficoltà in cui si trova l’artista vista la poetica del suo messaggio artistico dedicato al popolo oppresso e alle donne che vivono l’annullamento totale della propria personalità incoraggiando loro, dai muri di Kabul con i suoi lavori di street art, la consapevolezza del proprio essere, la coscienza femminile.

In una città dove la sopravvivenza quotidiana è ancora una scommessa, realizzare un’opera d’arte raggiunge una statura quasi soprannaturale, tant’è straordinaria in mezzo alla polvere, alle macerie, ai lutti e al terrore.

La strada per un ritorno alla normalità e alla civiltà passa anche attraverso l’arte, che può essere un efficace mezzo per aprire importanti dibattiti socialio, semplicemente fornire nuovi strumenti di ragionamento. Nel complesso Afghanistan contemporaneo, c’è una società da ricostruire e da educare e l’impresa deve necessariamente coinvolgere le donne, ancora quasi completamente private dei loro diritti: sia per la tradizionale struttura patriarcale ereditata dal Medioevo, sia per le ulteriori costrizioni introdotte dai Talebani, che ormai controllano il Paese.

Sfidando i pericoli di una città in stato d’assedio e il rischio connesso al suo essere donna, Shamsia Hassani (Teheran, 1988), nata in Iran da genitori fuggiti dalla guerra civile, è la prima afghana a dedicarsi alla street art che, con i suoi graffiti, ha ingentilito il volto della capitale. I suoi non sono graffiti qualsiasi: in primo luogo, perché rompono l’approccio iconoclasta dell’arte islamica e, in secondo luogo, perché i suoi soggetti sono donne.

Avvolte nel tradizionale chador, in pose leggiadre come antiche Dee Madri della civiltà sogdiana, con strumenti musicali o, semplicemente, immerse nei loro pensieri. Le sue donne destabilizzano la sensibilità patriarcale, ma soprattutto arrivano al cuore delle interessate. Prima di essere un’artista, Shamsia, è una donna, desiderosa di insegnare loro a guardarsi, a vedersi e, finalmente, riconoscersi in quanto esseri umani titolari di diritti. Il cammino è ancora lungo, ma il meccanismo ha cominciato a muoversi.

Nonostante il pericolo, Hassani persegue la sua opera di resistenza, affrontando le rinnovate minacce talebane".

 

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