VERCELLI: Via Egitto fra rifiuti e bici rubate

Entrarci per documentare il degrado vuol dire rischiare sul serio, gli "stranieri" vengono subito individuati e scacciati e la maggioranza degli inquilini per bene è ostaggio di pochi personaggi al limite della legge e delle pessime condizioni delle strutture.

VERCELLI: Via Egitto fra rifiuti e bici rubate
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Entrarci per documentare il degrado vuol dire rischiare sul serio, gli "stranieri" vengono subito individuati e scacciati e la maggioranza degli inquilini per bene è ostaggio di pochi personaggi al limite della legge e delle pessime condizioni delle strutture.

Riproponiamo un servizio uscito sul nostro giornale riguardo la critica situazione della "Scampia" di Vercelli, ovvero il blocco di fatiscenti case popolari di via Egitto al rione Isola.

Arrivarci è estremamente facile. Entrarci, invece, presenta qualche difficoltà maggiore.
Le case popolari di via Egitto, al rione Isola, da sempre sono, in pratica, «terra di nessuno».
Abbandonate a un degrado che avanza inesorabilmente ogni giorno, con situazioni di vera e propria emergenza, con mille problemi irrisolti.
Ci siamo stati in un tardo pomeriggio della scorsa settimana. Abbiamo voluto toccare con mano la realtà di quella che molti in città ormai definiscono, magari esasperando i toni, la «Scampia Vercellese».
Forse non è proprio così ma certamente la situazione non è delle migliori ed entrare in questi casermoni, possiamo garantirvelo, non è quello che si può definire un «viaggio di salute».
La cartolina di presentazione è quella che raffigura chilogrammi di rifiuti gettati ai bordi della strada.
C’è di tutto: generi alimentari, bottiglie, televisori, interi mobili, plastica, frigoriferi, divani, sedie.
Insomma, veramente un vasto campionario che rende, se possibile, ancora più deprimente la situazione. Varcando il portone di ingresso si ha la netta impressione di entrare in una zona dove ognuno può fare davvero quello che vuole.
La porta vetrata è praticamente distrutta, non è possibile chiuderla e chiunque può entrare ed uscire in estrema tranquillità. Pochi passi e ci si trova di fronte a una scritta di colore rosso che fa bella mostra di se sul muro, sopra le cassette delle lettere: «Grazie per aver rubato la posta. Ora se non vi dispiace pagatemi anche le bollette».
La firma non lascia un granché spazio all’immaginazione, «morti», con tanto di croce disegnata.
Ci si immette negli scantinati e ci si imbatte in altro cumuli di rifiuti perché c’è qualcuno che non ha nemmeno la civiltà di portarli ai bordi della strada e decide di abbandonarli all’interno dello stabile, con i vivi ringraziamenti di topi, ragni e altri animali. Mentre camminiamo all’interno di quello che appare un labirinto, senza luce, abbiamo la netta impressione di essere controllati. E’ come se qualcuno ci avesse notato mentre facciamo il nostro reportage.
La vera scoperta, però, viene fatta quando mettiamo la testa dentro un box-cantina.
Nonostante vi sia poca luce, quella che arriva dalla piccola grata rivolta verso l’esterno, notiamo una miriade di biciclette accatastate l’una sopra l’altra. Sono quasi tutte smontate, restano solo i telai. Probabilmente sono rubate e i pezzi sono stati rivenduti.
Tra quello che resta delle due ruote però ci imbattiamo nella clamorosa scoperta: almeno tre mezzi sono quelli di Bicincittà!
Sono le famose biciclette sparite mesi fa dalle varie postazioni cittadine, sostituite oggi con quelle nuove.
Si trovano qui, nelle cantine delle case popolari di via Egitto e mai nessuno (crediamo) lo aveva scoperto. Così come mai nessuno ha mai pensato di fare un controllo in questi luoghi per verificare questa e altre situazioni. Qualcuno non gradisce la nostra presenza e siamo obbligati ad andarcene. Quando usciamo, dai balconi e dalla finestre molti ci osservano, ci scrutano, ci «fotografano».
Siamo a Vercelli ma pare di essere protagonisti di un film thriller. La scoperta però dei mezzi di Bicincittà resta impressa nella mente.
Qualcuno, ora, faccia qualcosa per riportare questa allarmante situazione alla normalità.
Lo chiede e lo merita soprattutto la nostra città.

Andrea Borasio

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