Una pubblicità dei sindacati contro L'Asl

Un grande poster 6 x 3 metri è stato affisso a pagamento in città per denunciare la distruzione della nostra sanità.

Una pubblicità dei sindacati contro L'Asl
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Un grande poster 6 x 3 metri è stato affisso a pagamento in città per denunciare la distruzione della nostra sanità.

"ASL Di VERCELLI. La Sanità si sbriciola!". I sindacati, con le tre sigle Cgil, Cisl e Uil dei pensionati che non ci stanno a passare in silenzio l'assalto alla diligenza Ospedale Sant'Andrea e comprano un grande poste di 6 metri per tre negli spazi pubblicitari cittadini, quello che abbiamo fotografato la mattina di lunedì 11 luglio è in corso Italia verso il Duomo, per cantarle chiare alla Regione Piemonte e alla dirigenza dell'Asl vercellese. Ricordano i numeri: 80 posti letto in meno, ricordano che ora i medici sono costretti a ricoverare i loro pazienti dove capita, nel primo letto libero, indipendentemente dalla patologia, con i fragili pazienti di Oncologia e Oncoematologia (di fatto sparite) senza letti e che si sentono abbandonati a se stessi. Intanto aumentano gli sprechi: il laboratorio di analisi dell'Asl di Vercelli sotto utilizzato nonostante abbia la migliore tecnologia del quadrante, e con molti esami ematici dirottati si Novara con conseguenti disguidi e ritardi di refertazione e spesso si trafseriscono paziente, con i costi immaginablil, a Novara per un semplice esame del sangue. "NON POSSIAMO ACCETTARE LO SMANTELLAMENTO" conclude il poster.

Molto più chiara, come posizione, della generica "vigilanza" del Comune emersa dal Consiglio Comunale "aperto" ma di cui quasi nessuno sapeva.

In merito è sul numero del nostro settimanale in edicola un articolo dal titolo "In Comune litigano per le sedie ma se ne fregano dell'ospedale".

"In Comune i politici preferiscono giocare con assenze calcolate e astensioni di voto tattiche nella speranza di arraffare anche solo per pochi minuti di vana gloria il bastone del potere. Invitiamo pubblicamente tutti lorsignori a farsi una settimana in Oncologia a guardare in faccia ai malati, alle loro famiglie e al personale medico e paramedico. Così capiranno davvero di cosa si parla in queste settimane in città. Lo diremmo pure all’assessore regionale Antonino Saitta, atteso invano dai colleghi del Pd e da tutti i vercellesi: ma lui preferisce starsene a Torino a replicare piccato ai sacrosanti articoli di fondo che i giornalisti di Vercelli dedicano alla sanità pubblica. Giustamente."

E si dà voce al Comitato "Salviamo l'ospedale": «Di “aperto” il consiglio comunale di giovedì 30 giugno aveva solo la finestra dell’androne, dove i consiglieri fumano impunemente nonostante il divieto - scrive il comitato in una lettera al vetriolo - per il resto è stata l’ennesima presa in giro del sindaco Maura Forte. Due mesi fa davanti ai cittadini e a questo comitato due promesse furono fatte dal sindaco e dal consigliere regionale Gabriele Molinari: Saitta sarebbe arrivato a Vercelli i primi di giugno; e un consiglio comunale aperto, in cui confrontarsi con i vertici Asl e la Regione, nella persona del suo assessore alla Sanità. Saitta a Vercelli sarà anche venuto, ma nessuno lo ha visto né ci ha parlato e il consiglio comunale aperto si è rivelato una farsa. Sindacati, associazioni e Comitato per l’ospedale invitati ad “assistere”, e neanche dai banchi del consiglio, ma nella zona aperta al pubblico. Pubblico pressoché assente perché l’addetto stampa del Comune, pagato 30 mila euro l’anno di soldi nostri, non si è preoccupato minimamente di pubblicizzare l’evento. Già i cittadini rispondono poco, se poi non vengono neanche avvisati… La decisione di tramutare il consiglio comunale aperto in una farsa in cui la manager dell’Asl Chiara Serpieri ha parlato e tutti l’hanno ascoltata in riverente silenzio, pare che sia stata una decisione maturata nella riunione dei capigruppo, decisione che nessuno si è premurato di riferire a questo Comitato.
E sì che il sindaco quando si sente presa in causa dai nostri comunicati, il numero di telefono del nostro Presidente Massimo Ferraris lo conosce bene. Ma noi non siamo poi così meravigliati...».

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