TRINESI ALL’ESTERO

Paolo Falcarin: genio informatico emigrato a Londra per insegnare

Al Politecnico di Torino era precario, accolto con tutti gli onori alla East London University.

Paolo Falcarin: genio informatico emigrato a Londra per insegnare
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Dopo anni da ricercatore precario al Politecnico di Torino, Paolo Falcarin è emigrato a Londra, dove in breve tempo è stata riconosciuta la sua professionalità ed è diventato professore associato di Informatica. Paolo ha 47 anni, ha studiato all’Istituto Tecnico di Vercelli ed è diventato perito informatico, poi al Politecnico di Torino, Ingegneria Informatica. «Ho fatto la tesi con Telecom Italia Lab.
Ricordo che l’ho discussa nell’ottobre 2000 durante la seconda alluvione di Trino. Ero in divisa militare, in quanto ero di leva alla scuola di applicazione di Torino e non potevo rientrare a Trino. I miei genitori, Fiore e Dorina, sono poi venuti il giorno della proclamazione portandomi la “vestimenta” in treno da Vercelli, al mattino della cerimonia e mi cambiai nei bagni del Poli appena prima... Ho iniziato subito il dottorato in ingegneria del software nel 2001 (con un periodo di visiting all’ETH Zurigo nel 2003) e poi vari contratti di ricerca e didattica fino al 2010 quando sono emigrato».

Hai lavorato per qualche società privata?
«No, anche se durante il periodo di dottorato e “post-doc” ho lavorato spesso con Telecom Italia (portando 3 contratti al Poli), 3 progetti europei (con altre aziende come Telefonica, Orange, Gemalto), circa 2 milioni di euro di finanziamenti in 9 anni. Purtroppo non sono riuscito a entrare da ricercatore, per la concorrenza agguerrita. Ho comunque
mantenuto ottimi rapporti con i miei colleghi. Dopo anni da ricercatore precario a Torino, ho cercato all'estero e trovato qui all’Università di East London, ambiente con staff internazionale e studenti da 120 paesi diversi. Londra dà un'opportunità a chiunque abbia il coraggio di mettersi in gioco. Ho molti amici italiani nel quartiere dove abito, “Isle of Dogs”, votato uno dei quartieri più vivibili di Londra, nell'East End, tra “Canary Wharf” e Greenwich. Vorrei ricordare mio papà, purtroppo mancato nel 2017, che ha appoggiato in toto la mia scelta di emigrare».

Hai avuto altre esperienze all’estero?
«Nel 2012, ho fatto un anno sabbatico presso UCL (University College London) e ho insegnato in due università cinesi. All’Università Tongji di Shanghai nel 2009, partner del politecnico di Torino. Una bellissima esperienza di quasi due mesi a Shanghai con mia moglie. Nel 2016 sono stato 2 settimane all’università Dianzi di Hangzhou, partner della mia università di Londra».
Paolo si è spostato a Londra con la famiglia. «Mia moglie Sonia è di Saluzzo e stiamo insieme da quando eravamo studenti universitari. Lei è laureata in Lettere Classiche indirizzo archeologico e mi ha seguito a Londra. Mesi fa ha preso un master in traduzione specialistica e sta lavorando come freelance da casa. Mia figlia è nata in Italia, ma poi è venuta subito a Londra. Siamo entrambi figli unici e non è facile all’estero con i genitori lontani. Mi piacerebbe tornare in Italia anche per questo motivo. Mia figlia ha fatto la scuola qui e parla inglese meglio di me. Ogni tanto le chiedo come si pronunciano alcune parole. La scuola inglese mi piace, è internazionale e insiste molto su buona educazione e rispetto, contro bullismo e discriminazioni di ogni tipo. Anche per noi aver fatto amicizie coi genitori di vari paesi, irlandesi, brasiliani, indiani, ci ha arricchito molto. Anche la Chiesa Cattolica, qui nel quartiere, ha fedeli da tutto il mondo». Ci sono stati problemi con la “Brexit? «Abbiamo preso la cittadinanza britannica per evitare brutte sorprese e
anche perché ci sentiamo un po’ britannici, e siamo preoccupati del clima anti-Europa, dopo aver visto molti amici europei andarsene per cogliere occasioni altrove».

Come avete visto l’emergenza Covid a Londra?
«A marzo si sono mossi tardi e hanno avuto molti contagi e morti, quasi più dell’Italia. Ora Londra fa effetto così deserta: anche qui hanno fatto lockdown come in Italia. Il Covid ha peggiorato la situazione economica, ma per fortuna nel mio lavoro faccio ricerca e lezioni online e ho potuto continuare a lavorare».

Riccardo Coletto

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