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Massacrato per uno sgarbo online nel videogioco Fortnite

Una storia terribile che richiama ancora una volta al dovere di educare i giovani.

Massacrato per uno sgarbo online nel videogioco Fortnite
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Una storia incredibile vicino a noi, come riporta primabiella.it, infatti, è finito molto male, e poteva anche finire peggio, lo "sgarbo" di un ragazzo 16enne nei confronti dei coetanei in un videogame online. Il noto "Fortnite".

I ragazzi che si sono sentiti "offesi", tra i 13 e i 20 anni, lo hanno aspettato, nel mondo reale, e seguito fino a casa riempiendolo di insulti e minacce lungo il tragitto.

L'aggressione del branco

Alla fine lo hanno picchiato selvaggiamente, colpendolo anche con una sassata che avrebbe potuto accecargli un occhio, calci e pugni. Per fortuna un passante è intervenuto a porre fine all'aggressione. Il ragazzo ha avuto lesioni giudicate guaribili in poco meno di un mese.

I coinvolti in questo atto vile e insensato sarebbero 14, otto protagonisti della prima spedizione punitiva che non era riuscita a colpire nel segno, altri sei nella seconda durante la quale i bulli hanno massacrato di botte il loro bersaglio.

Cos'è "Fortnite"

Grazie al web e all'interazione che diventa possibile tra i giocatori da tempo ci sono piattaforme e videogiochi in cui ci si può confrontare/scontrare con altri. Al momento uno dei giochi che va per la maggiore è "Fortnite", apparso nel 2017 e sviluppato da Epic Games e People Can Fly.

Il gioco ha tre modalità:  Salva il mondo, Modalità Creativa e Battaglia reale. Nel primo si può giocare in quattro e ci si trova nel classico futuro post-catastrofe in cui pochi sopravvissuti devono combattere contro creature aliene. "Battle Royale" può vedere impegnati fino a 100 giocatori anche in squadre ed è una variante che si svolge in un'isola.  la modalità creativa permette di creare scenari personalizzati. La violenza è uno degli ingredienti del gioco che, tra l'altro ha proprio pure la possibilità di lanciare "Risse a squadre". Ma ci vogliono anche abilità e astuzia. Chi mette a segno buone performance acquisisce dei crediti e sale nella "società" del gioco, avendo a disposizione più possibilità e aggiornamenti gratuiti.

Non dimentichiamo "I ragazzi della via Pál"

Sarebbe fin troppo facile dire che questi giochi violenti, a forte coinvolgimento, sono espressioni malsane di un monto che porta i ragazzi ad appartarsi in un loro mondo privato. In parte ciò è vero, ci sono casi di ragazzi malati di videogames, che non dormono la notte per continuare le loro battaglie.

Ma in passato si faceva prima... le "guerre" si combattevano per davvero fra bande di ragazzini e anche a Vercelli. L'arma usata era la cerbottana... e fortunatamente, almeno a quanto ricordo, non si arrivava a conseguenze gravi, ma qualche scazzottata finiva per avvenire.

In altre situazioni andava anche peggio e lo racconta "I ragazzi della via Pál" scritto nel 1907 dallo scrittore ungherese Ferenc Molnár, dove si parla di battaglie fra bande di ragazzi. Fu un romanzo concepito per denunciare la scarsa attenzione degli adulti nei confronti dei ragazzi, che non avevano opportuni spazi di gioco sano e venivano poi pure plagiati da una società che aveva troppo vivo il culto della guerra.

Servono risposte educative

Un tema modernissimo, ribaltato in nuovi termini "virtuali" è un problema che rimane. Non dimentichiamoci, poi, dei "giochi", anzi, del vero e proprio addestramento paramilitare dei ragazzi italiani e tedeschi durante i regimi fascista e nazista.

Dunque siamo di fronte ad aspetti nuovi di un dramma non recentissimo... Le risposte sono educative e valoriali. Ma spesso ce ne dimentichiamo. Poi ci svegliamo all'improvviso per casi come quello biellese. C'è troppa violenza libera e pronta a deflagrare quando meno ce lo aspettiamo. Quello che sta accadendo negli Usa (anche se certamente diverso nella dinamica) ci dovrebbe far riflettere sulla necessità di ridurre questa carica di violenza che serpeggia e che è, indubbiamente, uno degli aspetti più premianti anche per chi costruisce videogiochi. Ma la realtà si confonde ormai troppo con il virtuale.

 

 

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