La scomparsa di Franco Ferrarotti: il ricordo del trinese Pierfranco Irico
Un personaggio chiave della cultura italiana, lo saluta anche Alberto Deambrogio, segretario piemontese del PRC-SE
Il sociologo Franco Ferrarotti è mancato all'età di 98 anni a Roma. La notizia ha rattristato le comunità di Palazzolo, dove era nato il 7 aprile del 1926, e a Trino altra città a lui legata. Lo studioso era considerato il vero e proprio padre della Sociologia italiana, una mente sempre acuta, i suoi pareri erano molto considerati.
Il ricordo di Pierfranco Irico con un aneddoto
Ecco una bella testimonianza di Pierfranco Irico, colonna della cultura trinese, che ricorda "il professore" con affetto e un aneddoto di molti anni fa.
"Ho appreso mercoledi scorso della scomparsa del noto concittadino professor Franco Ferrarotti, e mi viene in mente un lontano ricordo, di quando gli feci visita a casa sua a Roma nel febbraio 1969. Ero militare a Roma da quasi un anno e noi tutti, in caserma, si aspettava il mitico "fonogramma" con la data del congedo (che arrivò a maggio). Siccome per noi "anziani" tutto ormai era terminato: niente più addestramento, niente campo invernale, scarsi servizi ... , un bel dì, per far passare il tempo, pensai a un qualcosa di originale: perchè non andare a trovare un concittadino trinese, notissimo, che abita a Roma? Certo, il prof. Franco Ferrarotti.
Ricordavo l'indirizzo della redazione della sua rivista "La critica sociologica" che era in via degli Appennini, una traversa della Nomentana. Forse, pensai, era il suo indirizzo di casa? Provai. Una domenica pomeriggio bussai alla porta del suo villino, mi aprì la moglie (americana), mi presentai ma lei mi disse che il professore non era in casa, ma potevo ripassare la sera seguente. Cosa che feci. Il furiere mi firmò il permesso di rientro serale e riandai in via degli Appennini. Il professore e la sua famiglia (presente anche il figlio ,allora ragazzo) mi accolsero gentilmente e, sapendo della fame arretrata dei militari, mi offrirono una fetta di torta e una aranciata.
Io pensavo: adesso cosa gli dico? Di cosa parlo con un intellettuale "pieno" di grande cultura? Ma Ferrarotti capì e mi mise a mio agio: parlammo naturalmente di Trino, dell'allora sindaco dott. Pezzana, della centrale e della situazione in città; ogni tanto ci scappavano anche frasi in dialetto. Già allora, pur avendo poco più di 40 anni, Ferrarotti era già notissimo come studioso, come scrittore e insegnante. Infatti la cosa che più mi colpì in quella casa furono le centinaia di libri sparsi in ogni dove: sugli scaffali, sui tavoli, sulla scala che portava al piano di sopra, libri, libri, libri. Ma il tempo passava e io dovevo rientrare in caserma. Ferrarotti mi accompagnò fuori e mi disse che se volevo ritornare per una chiacchierata andava bene. Lo salutai, ma per tante ragioni non potei più ritornare.
Quella serata mi è rimasta sempre in mente, e in questi ultimissimi anni i nostri rapporti sono continuati: io gli inviavo i miei modesti lavori e lui mi rispondeva mandandomi alle volte i suoi libri. Addio professore".
A ricordarlo in un comunicato è anche Alberto Deambrogio, segretario piemontese del PRC-SE, che è di Casale.
Un vero militante della sinistra
"Un intellettuale di caratura internazionale, tra i fondatori della sociologia in Italia, che ha saputo sino all' ultimo essere pienamente attivo, curioso; uno scrittore inesausto, che ha attraversato un secolo con piglio di protagonista. È stato anche un militante della sinistra. Conservo ancora un dattiloscritto di un suo intervento fatto al teatro di Casale Monferrato. Aveva idee e passione, apertura verso i giovani e capacità unica di sondare criticamente ogni ambito della società. Fu l'ultimo a cui Cesare Pavese telefonò prima del tragico gesto all'hotel Roma di Torino. Questo Paese, così disgraziato e zeppo di figure inqualificabili anche nell'accademia gli deve molto. Spero che vi sia qualcuno/a che sia in grado di rendere il giusto omaggio a lui e al suo monumentale lascito".