Come la storia di Salerno la si legge a Vercelli
Workshop internazionale di Studi dal titolo Il manoscritto ritrovato, mercoledì 27 novembre presso l’Università degli Studi di Salerno.
Come la storia di Salerno la si legge a Vercelli. Workshop internazionale di Studi dal titolo Il manoscritto ritrovato, mercoledì 27 novembre presso l’Università degli Studi di Salerno.
Come la storia di Salerno la si legge a Vercelli
Di recente ritrovato nella biblioteca vercellese un manoscritto databile al XII secolo che Camillo Leone acquistò da un libraio di Napoli nel 1903 e ci unisce alla città di Salerno. Tutti i dettagli di "COME LA STORIA DI SALERNO LA SI LEGGE A VERCELLI".
Mercoledì 27 novembre presso l’Università degli Studi di Salerno si è tenuto il Workshop internazionale di Studi dal titolo Il manoscritto ritrovato. Il breviario-messale salernitano del Museo Leone di Vercelli: una nuova fonte per il XII secolo, al quale sono intervenuti i migliori specialisti di liturgia, arte, miniatura e musica medievale a livello internazionale, stimolando molte interessanti riflessioni a proposito di un manoscritto, un breviario-messale appartenente alla biblioteca del Museo Leone di Vercelli, che integra in modo del tutto nuovo e inaspettato le finora lacunose conoscenze storiche e storico-artistiche sulla città, l’arte, gli edifici di culto e la società salernitana nel XII secolo.
Si tratta di un volume manoscritto, all’apparenza piuttosto anonimo, composto in una pregevole grafia gotica francesizzante, importata nel medioevo meridionale dai Normanni. L’opera è arricchita da qualche capolettera miniato per un totale di quasi cinquecento fogli di bella pergamena della dimensione di 35 x 25 cm, tenuti insieme da una rilegatura ottocentesca, solida ma di non particolare pregio.
L’opera fu realizzata da copisti e miniatori operanti presso lo scriptorium della cattedrale di Salerno negli anni Sessanta del XII secolo e si sta rivelando una miniera di informazioni. Infatti, attraverso il dispiegarsi dell’anno liturgico salernitano e delle cerimonie che lo scandivano, descritte nei particolari, compresi i tragitti che compivano le processioni nella città e la descrizione delle chiese che ospitavano le celebrazioni, si potrà letteralmente ricomporre la storia cittadina come le poche fonti disponibili non avevano fino ad ora permesso di fare.
Gli studi sicuramente proseguiranno dal momento che, dopo la pubblicità data dal workshop salernitano, che ha visto la partecipazione di studiosi provenienti dalla Max-Planck Society di Monaco di Baviera e dall’Università di Harvard negli Stati Uniti, il manoscritto sarà a disposizione, con il coordinamento dello staff scientifico del Leone, degli esperti seguendo prospettive di ricerca multidisciplinari.
E gli studi proseguiranno sicuramente anche a Vercelli, non solo perché è la città che grazie al Museo Leone custodisce questo tesoro, ma anche dal momento che vercellese è lo studioso che lo ha identificato e che per primo ne ha dato notizia alla comunità scientifica, partecipando anche attivamente alla giornata di studi salernitana: Gionata Brusa, ricercatore in storia della musica operante presso l’Accademia delle Scienze di Vienna, il quale si era imbattuto nel codice nel corso di una ricognizione dei manoscritti pergamenacei musicali collezionati da Camillo Leone, ricerca coordinata dal Conservatore del Museo Luca Brusotto e da Riccardo Rossi, responsabile della biblioteca museale. Il Leone raccoglie infatti più di 400 manoscritti cartacei e membranacei che vanno a impreziosire una biblioteca che, nella sua parte antica, conta anche più di mille incunaboli e cinquecentine oltre a circa duemila pergamene.
Tutto questo materiale librario e documentario fu raccolto da Camillo Leone sul mercato antiquario tra il 1876 e il 1903. E proprio ad inizio del Novecento il notaio bibliofilo intavolò con il libraio napoletano Luigi Lubrano la trattativa che portò all’acquisto del nostro manoscritto per la somma di 60 lire; acquisto che potremmo affermare, avvenne quasi per errore. Tanto Leone quanto Lubrano, infatti, come testimoniato anche dalla corrispondenza postale, erano convinti che si trattasse di un prodotto della Chiesa vercellese del Trecento, dal momento che, come usava fare nel medioevo, assieme al breviario salernitano era stato rilegato un altro testo, casualmente un calendario liturgico di pochi fogli, che, recante però il nome del patrono vercellese Eusebio, aveva spinto il libraio alla proposta e Leone, sempre attento alle memorie della sua città, all’acquisto, senza troppo badare al contenuto seguente. Un acquisto incauto ma certamente fortunato e importante perché capace, come tante altre volte, di restituire alla comunità degli uomini un prezioso tassello della sua storia.