Vercelli

Cgil chiede l'intervento dello Spresal per i sanitari

Il sindacato: «Insufficiente approvvigionamento dei Dispositivi Protezione Individuali e assenza di formazione».

Cgil chiede l'intervento dello Spresal per i sanitari
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I sindacati hanno chiesto l'intervento del Servizio di prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro per i lavoratori dell'Asl di Vercelli.

Dpi e formazione

«Insufficiente approvvigionamento dei Dispositivi Protezione Individuali (DPI) per tutti i lavoratori dell’ASL VC e totale assenza di informazione e formazione per gli operatori in servizio».  A sostenerlo è la Cgil di Vercelli: «E’ datata 10 marzo 2020 la lettera in cui come FP Cgil Vercelli Valsesia chiedevamo un intervento immediato dello SPreSAL (Servizio di prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) di Novara e dell’Unità di crisi della Regione Piemonte, denunciando l’inosservanza dell’art. 18 del Decreto L.gsvo 81 - Obblighi del Datore di Lavoro e del Dirigente - tra cui, appunto, la mancata fornitura di DPI adeguati e il dovere di informazione e formazione ai dipendenti (articoli 36 e 37 dello stesso  Decreto)».

Le segnalazioni

«Un appello che è rimasto inascoltato, considerato che oltre un mese dopo - in data 22 aprile - ci siamo trovati costretti a sollecitare l’intervento dello SPreSAL e dell’Unità di crisi della Regione Piemonte, informando sia la Procura della Repubblica che il Prefetto di Vercelli - proseguono dal sindacato - Alla stessa data del 10 marzo, come Fp Cgil segnalavamo anche il temporaneo blocco dell’esecuzione dei tamponi per coloro che, classificati in rischio medio, erano stati in contatto diretto in ambito lavorativo con il virus: provvedimento in netto contrasto con quanto previsto dalle disposizioni regionali in materia di gestione del personale sanitario, dei pazienti e degli ambienti in seguito ad esposizione a pazienti COVID-19. Un blocco che, peraltro, ha superato il limite orario delle 48/72 ore annunciate. Come Fp Cgil segnalavamo anche l’inopportuno richiamo in servizio di operatori in contumacia fiduciaria prima della scadenza dei termini dell’isolamento e senza l’esito del tampone, mentre continuavano a essere insufficienti la fornitura dei presidi di protezione, di gel disinfettante, unitamente al fatto che si negavano mascherine e DPI con la risibile e inaccettabile argomentazione del cosiddetto ‘basso rischio‘».

I rischi

«L’Ospedale S. Andrea dell’ASLVC di Vercelli, come noto, è divenuto Ospedale di riferimento per i pazienti affetti da COVID-19. Il Documento Valutazione Rischi pertinente al rischio biologico andava aggiornato per tempo, gli stessi RLS lo hanno richiesto - concludono - In questi giorni migliaia di medici, infermieri e operatori sanitari italiani sono alle prese con anni di tagli alla spesa sanitaria e - nonostante ciò -  stanno dimostrando di conoscere il loro mestiere e di saper farlo bene, e con abnegazione. Non si può più chiedere loro di scegliere tra proteggere se stessi, oppure seguire la propria etica professionale nello svolgere manovre anche salvavita ai pazienti, senza dispositivi individuali di sicurezza. Lo scorso 6 aprile abbiamo inoltre inviato - sempre allo SPRESAL - identica richiesta di intervento in merito alla Sicurezza dei Tecnici di radiologia Medica e oggi ribadiamo, per l’ennesima volta e come più volte fatto negli ultimi mesi, che la maggioranza del personale non è stata sottoposta alla procedura del tampone. Gravi carenze che devono essere prese in seria considerazione, soprattutto rispetto l’ipotesi di riaprire l’attività ordinaria, sia per quello che riguarda i percorsi, i distanziamenti e le procedure. Per tutte queste ragioni, la Fp Cgil Vercelli Valsesia torna a chiedere un intervento dello SPreSAL di Novara e dell’Unità di crisi della Regione Piemonte».

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