BANDO MILIONARIO: Cibo bio per i detenuti!
Rilanciamo un interessante servizio uscito lunedì sul giornale

Rilanciamo un interessante servizio uscito lunedì sul giornale
Se vi state chiedendo quale è il posto a Vercelli in cui mangiare a basso prezzo una grande percentuale di prodotti biologici e a denominazione di origine protetta sappiate che la risposta esiste, ma forse non vi piacerà: il carcere.
Il 6 luglio, infatti, il Ministero della Giustizia ha lanciato una gara che riguarda quasi tutte le Regioni italiane, tra cui il Piemonte, denominata «Servizio di mantenimento dei detenuti e internati attraverso l’approvvigionamento di derrate alimentari per il confezionamento di pasti per gli Istituti penitenziari, con assicurazione del servizio di Sopravvitto».
Per il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta il valore della gara di durata triennale è di 24 milioni di Euro. La descrizione dell’appalto è chiara: «Servizio di mantenimento dei detenuti e internati attraverso l’approvvigionamento di derrate alimentari derivanti da processi di produzione a ridotto impatto ambientale». La precisazione è dovuta ai sensi di legge perché la pubblica amministrazione è tenuta agli «Acquisti verdi» obbligatori per il “Codice degli appalti”, che prevede l’adozione dei «Criteri Ambientali Minimi» (CAM). I criteri nell’ambito della ristorazione collettiva stabiliscono che per le gare d’appalto delle Pubbliche Amministrazioni siano promosse scelte a basso impatto ambientale, come, per esempio, il consumo di prodotti biologici.
Così frutta, verdure e ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, polenta, pomodori e prodotti trasformati, formaggio, latte UHT, yogurt, uova, olio extravergine devono provenire per almeno il 40% espresso in percentuale di peso sul totale da produzione biologica. La carne deve provenire, per almeno il 15% in peso sul totale, da produzione biologica e il pesce deve provenire, per almeno il 20%, espresso in percentuale di peso sul totale, da acquacoltura biologica. Naturalmente ci sono anche indicazioni relative all’inserimento nei menù di prodotti ortofrutticoli stagionali e bevande non confezionate, aspetti che riguardano la promozione e la diffusione di certificazioni sulla rintracciabilità della filiera, e altri che promuovono l’impiego di stoviglie durevoli e non monouso. Naturalmente la gara bandita dal Ministero segue scrupolosamente questi precetti.
La notizia è sfuggita fino ad oggi ai grandi media, ma è destinata in fase di assegnazione a suscitare qualche polemica. La tematica dell’alimentazione dietro le sbarre si inserisce nel grande dibattito sul sistema carcerario italiano.
Il costo medio sostenuto dallo Stato per ogni detenuto rinchiuso in un penitenziario è di circa 125 euro al giorno. Di questi soldi, però, solo 9 euro vengono spesi per il mantenimento: circa 4 euro per i pasti e 6 euro per i servizi fra i quali rientrano i costi del personale addetto al reinserimento, psichiatri, psicologi, educatori. Tutto il resto serve a mantenere la struttura, il personale amministrativo e la polizia penitenziaria. I costi vivi di mantenimento del detenuto costituiscono una cifra quasi residuale del bilancio carcerario ed è interamente rimborsata dai detenuti stessi, dato che dal 7 agosto 2015 la quota di mantenimento che un detenuto paga allo Stato è più che raddoppiata, passando da 590 euro per ogni anno di reclusione a 1.321,30 euro l'anno. Soldi che i carcerati guadagnano lavorando per far funzionare il carcere, pagati dall'amministrazione penitenziaria mediamente 3 euro l'ora.
Sarà interessante capire come chi si aggiudicherà l’appalto riuscirà a “mettere in tavola” ai detenuti prodotti biologici e a denominazione di origine a prezzi così bassi: potrebbero fornirci una lezione interessante visti i prezzi al dettaglio del cibo di alta qualità.
Fabrizio Finocchi