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Analisi mortalità Covid-19: i morti sono più di quelli dichiarati

Lo studio dei dati dell'Inps segnala quasi 19.000 morti in più di quelli "certificati".

Analisi mortalità Covid-19: i morti sono più di quelli dichiarati
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L'Inps registra tutti i decessi che avvengono in Italia e pertanto ha un database notevole da cui è tratto uno studio sulla mortalità nel periodo del Covid-19.

In provincia di Vercelli la percentuale di decessi nel periodo caldo dal 1 marzo del Covid-19 al 30 aprile 2020 è in linea con il resto del Piemonte a livelli medio alti di aumento, compreso tra il 50% e il 100% rispetto alla "baseline" che sarebbe la media annua dei decessi giornalieri che, calcolata dal 2015 al 2019 è di 1.760 decessi al giorno su base nazionale e che è praticamente uguale alla media 2019 (1.763 decessi). Da notare che il periodo in cui si è svolta la fase acuta dell'epidemia coincide in parte con l'annuale picco di decessi, che è intorno a gennaio ed è legato ai "normali" decessi per influenza (che sono diverse migliaia ogni anno) ma il picco 2020 è inconfondibile, confermati i range di età elevata già acclarati.

Fino a 5 volte più morti giornalieri in Lombardia

Tornando al "plus" decessi le aree lombarde più devastate viaggiano a livelli pazzeschi, Bergamo ha un incremento del 500%, il che vuol dire cinque volte più della norma.

Un'analisi dettagliata delle variazioni si può osservare nelle tabelle e nei grafici della relazione (SCARICA LA VERSIONE INTEGRALE).

E' interessante notare che dal periodo dal 1° gennaio al 28 febbraio i decessi sono stati addirittura meno della media (-4.956 al Nord -10.148 Italia), dal 1° marzo al 30 aprile l'incremento è stato di 42.517 morti al Nord, 2.747 al centro e 1.647 al Sud, 46.909 Italia.

Le fasce di età

In particolare, al nord nelle fasce 70-79 e 80-89 raddoppiano quasi il numero dei decessi mentre nel centro sud l’aumento è decisamente contenuto.

I morti causati sono molti di più di quelli dichiarati

Emerge che sottraendo i decessi accertati da Covid-19 c'è un saldo notevole di ben 18.412 decessi al Nord, 169 al centro e 390 al Sud.

Secondo gli autori dello studio: "Tenuto conto che il numero di decessi è piuttosto stabile nel tempo, con le dovute cautele, possiamo attribuire una gran parte dei maggiori decessi avvenuti negli ultimi due mesi, rispetto a quelli della baseline riferita allo stesso periodo, all’epidemia in atto. La distribuzione territoriale dei decessi strettamente correlata alla propagazione dell’epidemia e la maggiore mortalità registrata degli uomini rispetto alle donne è coerente con l’ipotesi che la sovra-mortalità sia dovuta a un fattore esterno, in assenza del quale una eventuale crescita di decessi dovrebbe registrare delle dimensioni indipendenti sia dal territorio che dal sesso".

Per cui la triste realtà è che le vittime dell'epidemia sono molte di più di quelle segnalate, come del resto già si intuiva dal fatto che tanti decessi nelle case di riposo non hanno avuto una verifica con tampone di una eventuale positività.

C'è anche da valutare un incremento di mortalità per cause non legate al virus ma all'affaticamento del sistema sanitario. Un rebus che però non cambia la triste realtà di oltre 46.000 morti in più sulle medie nei mesi di marzo e aprile 2020, del resto la distribuzione geografica non lascia alternative, dirette o meno, sono tutte morti dovute all'unica variabile presente, cioè l'epidemia. Diciamolo chiaramente il sistema di monitoraggio che confluisce nella Protezione Civile non è attendibile per vari fattori, peraltro la Regione Piemonte si è "dimenticata" un centinaio di decessi Covid-19 proprio nel periodo in cui è stato fatto lo studio e li sta comunicando solo ora.

Alcuni grafici interessanti

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