Rovasenda

Addio a Mariuccia Corbetta, instancabile volontaria

Infermiera in pensione, si è dedicata con grande impegno a diverse attività solidali.

Addio a Mariuccia Corbetta, instancabile volontaria
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Sempre in movimento per aiutare gli altri: la studiosa valsesiana Piera Mazzone ricorda con stima Mariuccia Corbetta, di Rovasenda.

L'incidente

«Mariuccia Corbetta si è spenta alla Casa di Riposo San Lorenzo di Gattinara il 18 marzo: quasi cinque anni dopo quella rovinosa caduta sui gradini del Municipio di Rovasenda - ricorda la direttrice della biblioteca di Varallo - Era una bella mattinata di sole, era giovedì, giornata di mercato, come ogni anno la Lilt (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), della quale è Fiduciaria comunale l’instancabile Rita Avvenengo Ducca Corradino, aveva predisposto un banchetto con esposte le azalee per la Festa della Mamma. Il successo era stato tale da dover chiedere a Mario il rifornimento di fiori. Rita e Mariuccia erano molto soddisfatte, avevano raccolto molte offerte: le rivediamo sorridenti nelle foto ricordo, ma, pochi minuti dopo, Mariuccia, scendendo i gradini del palazzo municipale, perse l’equilibrio e cadde battendo violentemente il capo sull’asfalto. Accorse immediatamente Paola Stocchi, che si trovava nelle vicinanze e lavora al 118, ma si rese subito conto della gravità della situazione. L’elisoccorso, prontamente intervenuto, trasportò Mariuccia all’Ospedale Maggiore di Novara. Restò in coma per molti mesi, poi fu ricoverata in Terapia Intensiva all’Ospedale di Biella, trasferita a Varallo e infine alla Casa di Riposo San Lorenzo di Gattinara. Per Mariuccia sono iniziati cinque lunghi anni di tribolazione, perché recuperò solo parzialmente la parola, ma non la mobilità autonoma».

Il lavoro e la famiglia

«Nella sua mente riaffioravano talvolta ricordi lontani, di quella vita trascorsa a Milano, nell’ospedale in cui esercitò la professione di infermiera professionale. La sua fu una missione, più che un lavoro, che non lasciò spazio per altro, neppure per crearsi una famiglia sua, perché quei ragazzi con problemi erano tutti suoi figli. Raggiunta l’età della pensione Mariuccia tornò a casa, a Rovasenda, alla Cascina Marchiazza, acquistata con un lotto di terreno agli inizi del Novecento da Pietro Corbetta, che in Baraggia, zona tipica per i suoi terreni argillosi di difficile coltivazione, cominciò la coltivazione del riso, proseguita fino ad oggi da figli e nipoti. Tra i risicoltori storici della Baraggia è ricordato Pietro Corbetta di Rovasenda con il Precoce Corbetta (1954), che spesso Mariuccia citava con orgoglio».

Il volontariato

«Mariuccia accudì gli anziani genitori e, dopo la loro morte, si dedicò completamente ad attività di volontariato sociale: faceva parte del Gruppo Volontari della Casa di Riposo Santino Beraud di Rovasenda, per molti anni servì in Croce Rossa a Gattinara, poi passò all’Associazione gattinarese Vita Più, dove svolgeva compiti di segreteria. Non c’era iniziativa organizzata dalla Parrocchia, o da Associazioni che non la vedesse in prima fila, sempre presente e pronta ad aiutare: dalla raccolta Telethon, alle iniziative della LILT. La sua bella voce intonata si esprimeva nella Corale Santa Cecilia di Rovasenda: era il suo modo di ringraziare il Signore e di lodarlo».

Un'amica fidata

«Rita oggi, con grande dolore, ripercorre i tragici avvenimenti di quel terribile giorno, l’incredulità provata vedendo Mariuccia cadere rovinosamente. Con la commozione emerge il dolore per la perdita di una fidata collaboratrice, ma soprattutto di una cara Amica, con la quale aveva condiviso molte esperienze e momenti di gioia: “Mariuccia aveva un carattere aperto e solare, era una donna intelligente che sapeva ascoltare. Ricordo la sua spiccata manualità che si esprimeva nel creare centrini all’uncinetto o al tombolo, arredi d’altare e molte altre cose da donare agli altri: anche quello era un suo modo di servire. Mi mancheranno molto il suo ottimismo e la sua grande correttezza: mi ha dato tanto e certo non la dimenticherò”. Oggi Mariuccia aveva ottantaquattro anni, ma, fino a cinque anni fa, non dimostrava affatto la sua età: giovanile nell’aspetto, sempre ordinata e con i capelli a posto, un bel viso sereno, dove le rughe s’intravvedevano appena. Di lei ricordo il sorriso cordiale, la gentilezza ed un buon profumo che le aleggiava intorno, fine, discreto, di classe, che ben la rappresentava».

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