Cronaca Regionale

Un Piano della Regione Piemonte per le emergenze nucleari

La Giunta Cirio ha redatto un protocollo per la protezione radiologica che integra quello nazionale.

Un Piano della Regione Piemonte per le emergenze nucleari
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Lo scenario sempre più fosco della guerra in Ucraina ha portato la Giunta Cirio, su proposta dell’assessore alla Sanità  Luigi Genesio Icardi,  a varare un suo "Piano regionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari”, redatto in conformità al Piano nazionale.

Va da sé che lo scenario peggiore: attacco nucleare russo all'Europa, avrebbe ben poche speranze di essere contenuto da un "Piano" qualsiasi. La preoccupazione della Regione è più che altro per aa ben più realistica minaccia  di una "nuova Cernobyl", in seguito al danneggiamento di centrali nucleari.

Il ricordo del 1986

Chi ha una certa età ricorda certamente i giorni dell'incidente nucleare di Cernobyl, aprile 1986, la "nube radioattiva" che, per uno scherzo dei venti, raggiunse le nostre regioni. L'obbligo di lavare le verdure e tante altre raccomandazioni, come le famose pastiglie di iodio. Per capire la portata di quell'episodio basti ricordare che solo ancora pochi anni fa ci fu il caso dei cinghiali radioattivi, effetto dei radionuclidi ancora presenti nel sottobosco, ingeriti in quantità dagli animali.

Ridurre gli effetti di una eventuale emergenza nucleare

«Il Piano concorre a definire la struttura organizzativa di coordinamento degli interventi sanitari a livello territoriale in caso di necessità e urgenza – spiega l’assessore alla Sanità del Piemonte Luigi Genesio Icardi -, individuando le procedure operative per la gestione del flusso delle informazioni e gli interventi prioritari da disporre per ridurre al massimo gli effetti di una eventuale emergenza nucleare sulla salute della popolazione e sull’ambiente».

L’obiettivo generale del Piano è definire la risposta del sistema sanitario a livello regionale e locale per minimizzare il rischio di contaminazione e limitare la morbosità e la mortalità dovuta a potenziali eventi nucleari attraverso le azioni di sorveglianza sanitaria.

In particolare, si tratta di attivare una congrua risposta organizzativa e tecnica al livello dei diversi setting (prevenzione, territorio, strutture residenziali, domicilio, ospedale, ecc.); identificare, confermare e descrivere rapidamente casi di patologia, in modo da riconoscere tempestivamente l’evento; ridurre l’impatto sui servizi sanitari e sociali ed assicurare il mantenimento dei servizi essenziali; assicurare una adeguata formazione del personale coinvolto nella risposta all’evento; garantire informazioni aggiornate e tempestive per i decisori, gli operatori sanitari, i media e la popolazione; monitorare l’efficienza degli interventi e mantenere sistematicamente adeguato il piano.

Azienda Zero e catena di comando

Per assicurare la ricognizione e l’attivazione tempestiva delle risorse disponibili, il Dipartimento della protezione civile può avvalersi della Centrale remota per l’organizzazione dei soccorsi sanitari, struttura operativa incardinata in Azienda Zero, secondo la catena di comando individuata dal Piano.

A seconda degli scenari di emergenza ipotizzati, sono previste azioni di risposta delle strutture del sistema sanitario focalizzate sulle informazioni alla popolazione, in modo da evitare sovraffollamenti dei Pronto soccorso da parte di soggetti a basso rischio.

Alcuni dettagli

Nel dettaglio, i messaggi riguardano indicazioni per la sicurezza all’interno degli edifici (sheltering), misure di protezione individuale all’aperto, indicazioni per entrare ed uscire dagli edifici, indicazioni sulla gestione degli animali domestici, iodoprofilassi e trattamenti antidotali, piani di maxi emergenza negli ospedali, secondo gli specifici livelli di emergenza definiti dal Piano.

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