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Lions Club Valsesia: serata con l'architetto Angela Malosso

Si è parlato del progetto di restauro dell’Oratorio di San Fabiano

Lions Club Valsesia: serata con l'architetto Angela Malosso
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L’inizio della Primavera è coinciso con l’appuntamento lionistico che ha avuto come ospite l’architetto Angela Maria Malosso, già Vice presidente Fondazione Amici della Cattedrale di Novara e Membro dell'Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (UCID) di Novara, che ha parlato del progetto di restauro dell’Oratorio di San Fabiano di Ghemme in corso di realizzazione, piccolo edificio sacro di proprietà comunale, i cui lavori sono finanziati, oltre che dal Comune e della Fondazione Comunità Novarese, anche con l’assegnazione del Premio Muratore 2023, importo che il Lions Valsesia integrerà con un secondo, cospicuo, contributo al fine di consentire di portare a termine i lavori entro l’anno in corso.

L'oratorio di San Fabiano

L’Oratorio di San Fabiano, “cappella di susta” eretta alla metà del XV secolo, è di proprietà, da sempre, della Comunità di Ghemme: ne ha preso a cuore la necessità di intervenire per fermare il degrado a cui era soggetto l’edificio il Vice Sindaco, Beatrice Costa, ospite alla serata con il marito, generale dell’aeronautica, Marco Rovellotti, che si è fatta portavoce dell’attaccamento della popolazione del rione alla sua conservazione.
La ricchezza del patrimonio artistico e le tradizioni legate alla Comunità civile e cristiana, sono state spinte importanti per intervenire su questo bene nel quale il degrado stava compromettendo non solo l’apparato murario, ma anche il pregevole affresco, posto ad ancona d’altare, raffigurante la Crocifissione con i Santi Fabiano e Rocco, attribuito al pittore Bartulonus da Novara, attivo e documentato nel novarese a partire dal 1460 circa.
Il piccolo edificio, poco più di una cappella chiusa su tre lati, nella seconda metà del Seicento, periodo nel quale Ghemme conobbe una buona stabilità economica, venne adattato alle nuove disposizioni liturgiche contenute nelle Instructiones Fabricae dettate da San Carlo Borromeo, dopo il Concilio di Trento: si modificò l’antico edifico, mantenendone nella sostanza le dimensioni della pianta originaria, larga quattro metri e lunga sette metri e ottanta centimetri, soprelevandola e realizzando una volta a botte impostata su di un elegante doppio cornicione. I successivi lavori della prima metà dell’Ottocento hanno garantito la sua conservazione, mentre agli inizi del Novecento, ritenendo l’affresco non più consono all’edificio, venne realizzato un nuovo affresco di San Fabiano, coprendo l’opera di Bartulonus. Solo con i restauri eseguiti nella seconda metà del Novecento, è stato possibile riportare alla luce l’intero affresco originario dell’Oratorio, purtroppo eseguendo anche un intervento di rifacimento del pavimento eseguito in cotto industriale, sigillato con malta cementizia, che crea un effetto tappo all’umidità di risalita che malauguratamente va a risalire lungo le pareti e in facciata. Una serie di immagini eseguite a luce radente hanno consentito di meglio comprendere lo stato di fatto degli intonaci e del loro ammaloramento. Altra operazione non consona è stata eseguita sulla finestrella posta in facciata, sopra alla porta di ingresso, dove il serramento è stato posizionato all’esterno anziché all’interno; un nuovo serramento eseguito in legno verrà montato in modo corretto, proteggendo la vetrata che è in fase di progettazione, con una lastra di vetro antisfondamento all’esterno e con una lastra di vetro soffiato con il simbolo di San Fabiano.
Sulla parete di fondo campeggia il grande affresco di devozione, riquadrato in colore bruno rossastro e bianco, raffigurante Gesù Crocifisso con ai fianchi due angeli che raccolgono in un calice il sangue delle ferite, a destra sono dipinti San Giovanni Evangelista e San Fabiano Papa, mentre a sinistra la Madonna e San Cristoforo con il Bambino sulle spalle, che tiene in mano un cartiglio: “Ego sum lux mundi, Via, veritas et vita”, che lo identifica come il Salvatore.
L’architetto Malosso, con l’ausilio di alcune immagini ha raccontato la storia di questo affresco, che era sparito nel Novecento a seguito di una scialbatura dell’interno e successiva ridipintura da parte del pittore Giovanni Groppetti dell’immagine di San Fabiano. Alla fine degli anni Ottanta del Novecento i restauratori hanno staccato la recente immagine del Santo riposizionandola su un supporto rigido sulla parete sinistra ed hanno rimosso lo strato di scialbo novecentesco facendo riaffiorare l’antica pittura murale. Il restauro allora eseguito con le tecniche ed i materiali dell’epoca purtroppo non ha consentito una perfetta conservazione dello strato pittorico.
“I primi saggi di demolizione dello zoccolo - che è stato rinzaffato con malta cementizia non igroscopica, probabilmente a seguito del rifacimento del pavimento per ripristinare la parte inferiore che si presentava ammalorata - hanno permesso di riportare alla luce la tipologia dei materiali impiegati per la muratura: come in molti edifici dell’epoca sono stati impiegati materiali misti: ciottoli di fiume e mattoni legati con malta di calce e terra; l’umidità di risalita dal terreno ha corroso il legante e imbibito il mattone portandolo quasi a sfarinarsi” ha spiegato l’architetto Malosso, invitando i soci Lions a visitare la chiesa per vedere il procedere del complesso intervento di risanamento e di restauro, in cui, magari, si avrà la fortuna di recuperare – attraverso gli opportuni saggi stratigrafici sulle superfici non affrescate - qualche partitura decorativa che valorizzi l’interno dell’edificio.

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