Nucleare: le reazioni dopo la pubblicazione della Cnapi
L'accelerazione nell'uscita del documento si deve anche al vercellese Catricalà.
Nella cartina le località piemontesi inserite nella Cnapi per il deposito nazionale scorie nucleari.
Ieri, martedì 5 gennaio 2021, è stata finalmente adempiuto l'obbligo da parte del Governo di rendere nota la relazione Sogin che identifica le località ritenute idonee per la scelta del deposito nazionale delle scorie nucleari. Per il Vercellese la bella notizia è stata che il territorio che di fatto ospita il più grande deposito attuale in Italia (80% dei prodotti radioattivi), non presenta alcuna località nell'elenco che, in Piemonte prevede 8 location. Si tratta comunque di decine di "siti" in tutto lo stivale, fra questi si arriverà alla scelta della sede definitiva, con che tempi e con quali ostacoli è tutto da vedere.
Il ruolo del Cinque stelle vercellese Catricalà
Peraltro l'accelerazione della pubblicazione ha visto in prima linea anche il consigliere comunale di Vercelli del M%S Michelangelo Catricalà, che sul suo profilo Facebook ha da poco sottolineato: "Più volte, nell’ultimo periodo, ho interagito con la segreteria del 𝐌𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐯𝐢𝐥𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐄𝐜𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐜𝐨 per sollecitare l'importanza della pubblicazione della carta. L’impegno della Associazioni e il mio forte interesse (interesse per la sicurezza dei Vercellesi) alla fine hanno premiato".
E poi aggiunge: "Sono anni che nel Vercellese abbiamo più del 90% di scorie nucleari d'Italia e finalmente con la pubblicazione della Cnapi viene dimostrato che qui non possono e non devono stare". E più avanti conclude: "Sono anni che in pochi a Vercelli si “lotta” e più di tutti le associazioni ambientaliste che ringrazio di cuore. In questo ultimo mese mi sono battuto assiduamente. Ringrazio anche la Senatrice Susy Matrisciano che mi ha aiutato moltissimo affinchè il tutto potesse realizzarsi nel più breve tempo possibile".
La reazione di Cirio
Il presidente della Regione Piemonte ha avuto una reazione decisamente negativa riguardo il non coinvolgimento nella scelta dei siti piemontesi.
"Trovo assurdo che una scelta di questa portata sia stata assunta senza un minimo confronto con la Regione e i sindaci dei territori. È inaccettabile che da Roma piovano di notte sulla testa dei cittadini piemontesi decisioni così importanti e delicate che riguardano le nostre vite": così il presidente della Regione Alberto Cirio interviene sulla decisione del Governo di inserire il Piemonte tra le regioni in cui sono state individuate ben otto aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale.
Due aree in provincia di Torino (Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola) e sei in provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio).
Anche il leader della Lega Matteo Salvini si è espresso sulla stessa linea del presidente del Piemonte.
La replica di Liberi e Uguali
Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione, però, ricorda a Cirio di non accorgersi che il Piemonte, da decenni, ha di fatto sul suo territorio la maggior parte delle scorie, sottolineando: "Il Piemonte è già la discarica del nucleare del nostro Paese. Il presidente Cirio fa il pesce in barile e si dice stupito che il Governo abbia tolto il segreto alla documentazione che servirà ad individuare il sito unico nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari; ma dove ha vissuto negli ultimi dieci anni? Raramente ho visto un Presidente di Regione così distaccato dalla realtà. Ieri non è stato deciso nulla, anzi: la pubblicazione della documentazione, un atto di trasparenza che nessun Governo precedente aveva fatto, è il passo necessario per fare partire la consultazione pubblica in cui tutti noi cittadini, e Cirio in primis, dovrà difendere le ragioni del nostro territorio. Sperando che sia in grado di farlo".
La posizione dell'ex sindaco di Trino
Nella stessa giornata dell'annuncio l'ex sindaco di Trino, Alessandro Portinaro ha diffuso una nota in cui sottolinea, fra le altre cose: "Il deposito va fatto, non possono essere prese in considerazioni soluzioni alternative e nemmeno ricominciare a tergiversare. Un plauso all’attuale Governo che, a differenza di altri esecutivi precedenti, ha dato prova di serietà e coraggio, rispettando finalmente quanto previsto dalle norme in vigore. Ciò avviene, va detto, anche grazie alle giuste pressioni sia delle istituzioni europee che, dal basso, da parte del mondo ambientalista e di molti cittadini.
Ora si deve sperare nella serietà da parte di tutti nell’affrontare un tema certamente delicato, a partire da chi ricopre ruoli pubblici, oltre che di tutti coloro che possono aiutare nell’individuazione della scelta migliore e che negli anni hanno seguito con attenzione il tema del nucleare".
Parla Legambiente
“Dopo 6 anni di imperdonabili ritardi è il momento della condivisione e partecipazione. Serve un cambio di passo per trovare una corretta destinazione per i rifiuti radioattivi a bassa e media intensità, mentre per quelle ad alta intensità serve un deposito europeo”. Così Legambiente del Piemonte accoglie la notizia.
Una lunga e articolata nota si conclude così: "“Tutti ricordiamo quello che successe nel 2003 quando l’allora commissario della Sogin e il governo Berlusconi scelsero, con un colpo di mano e senza fare indagini puntuali, il sito di Scanzano Jonico in Basilicata che, dopo le sollevazioni popolari a cui partecipammo anche noi, fu ritirato - conclude Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente - Si tratta di un'esperienza davvero terribile da non ripetere. La pubblicazione della CNAPI è solo il primo passo. Siamo infatti convinti che i troppi ritardi e la poca chiarezza che hanno caratterizzato fino ad ora questo lungo e complesso percorso, rischiano di far partire il tutto con il piede sbagliato. Formalmente da oggi ci sono 60 giorni per produrre delle osservazioni da parte del pubblico al lavoro fatto, ma non ci si può limitare a questo. Ribadiamo con fermezza l’urgenza di avviare un percorso trasparente, partecipato e condiviso col territorio che coinvolga i cittadini, le associazioni, le amministrazioni locali e la comunità scientifica, a partire dalle informazioni contenute nella CNAPI”.
Una riflessione
Ci sono voluti almeno sei anni per arrivare a questa benedetta "Cnapi", ora quanti ce ne vorranno per scegliere il sito del deposito nazionale? Certamente le località "nominate" al termine del prossimo step faranno le barricate come avvenne a Scanzano e si dovrà trattare, poi andrà progettato e realizzato. Non prendiamoci in giro, le scorie rischiano di restare a Saluggia e in parte a Trino, altri vent'anni. Speriamo che invece si assista davvero a un'accelerazione del processo. Sempre che nel frattempo qualche Comune non si candidi per portarselo a casa insieme agli ingenti fondi di compensazione. In teoria, però, non dovrebbe essere possibile in ogni caso per zone non comprese nella mappa. Oppure no?