Vercellese occulto: storie di Inquisitori e roghi di streghe
Un assaggio di un prossimo servizio programmato per l'edizione cartacea, con un lungo e qualificato intervento dello storico Giorgio Tibaldeschi.
Un assaggio di un prossimo servizio programmato per l'edizione cartacea, con un lungo e qualificato intervento dello storico Giorgio Tibaldeschi.
I recenti servizi usciti nell’edizione cartacea di Notizia Oggi Vercelli riguardanti l’occulto hanno messo in moto diversi filoni di ricerca. Prossimamente torneremo sull’argomento con un apposito servizio, intanto ecco un “assaggio” di una trattazione del tema streghe, eretici ed inquisitori che abbiamo chiesto a uno dei massimi studiosi del tribunale dell’Inquisizione a Vercelli e dintorni, lo storico Giorgio Tibaldeschi, direttore del prestigioso «Bollettino storico Vercellese». Il suo è un approccio rigorosamente storico, legato alle fonti archivistiche consultate in una vita di studi. Quindi nessun sensazionalismo, solo notizie esatte. Non occulto come mistero ma le tracce storiche documentate di un periodo in cui si dava una grande importanza al diavolo e a come questo si presumeva potesse agire attraverso le streghe
Ecco un estratto dell’ampia trattazione che ospiteremo prossimamente sul giornale.
«Nicola Costantini da Biella: generale inquisitore in tutta la Lombardia (la giurisdizione comprendeva Vercelli, Novara e arrivava fino a Como) e in particolare la sua caccia alle streghe: sotto il quale se ne diedero al braccio secolare più di 300». (Per braccio secolare si intendono torture ed esecuzioni… ndr).
Tibaldeschi cita in particolare alcuni episodi, il più celebre riguarda la strega Giovanna di Salussola.
«29 gennaio 1462, spese per il rogo di una strega a Vercelli.
10 aprile 1462: ordinato del Comune di Vercelli, circa una sentenza contro Comina Fessia emanata dal Costantini. Più drammatico il caso di Comina Boveria, mascha seu strya condannata per l'uccisione di 24 bambini, e pertanto messa al rogo dopo la sentenza dell'inquisitore Nicola Costantini (aprile 1461); una macabra contabilità registra le spese pro lignis et fassinis ac oleo seu aliquibus pulveribus necessariis pro fatiendo magnum ignem; per risparmiare sui costi della trasferta, il boia provvede anche ad impiccare il brigante Serafino di Barengo nella stessa giornata.
Conservato il processo celebrato nel Biellese nel 1470, contro Giovanna, moglie di Antoniotto Monduro da Miagliano, abitante a Salussola. Il 21 gennaio 1470 … gli accusatori appartengono all’ambiente famigliare … morte di un bambino, tensioni per l’uso di un pozzo, la fuga di uno sciame d’api, la morte improvvisa di un prete, il deteriorarsi di una botte di vino a Santhià (uno stormo di diavoli e streghe entra in un magazzino di vettovaglie e si bevono una botte di vino, riempendola poi della loro urina). Giovanna risponde: “Sono accusata di andare alla stregheria; non è vero. A meno che io non vi vada in sogno”».
Lo storico aggiunge altre annotazioni: «Elementi comuni a tutte le (presunte) pratiche stregonesche, con la rievocazione di elementi di folklore ampiamente diffusi in Europa: calpestare la Croce, baciare il sedere del diavolo, volare al sabba, congiungersi carnalmente con il diavolo, usare il bastone magico unto del grasso di bambino, trasformarsi in animali, mangiare e bere insieme. Giovanna è poi condannata al rogo e giustiziata il 17 agosto 1470, presso un ruscello sul territorio di Miagliano.
Luoghi delle stregonerie nel Vercellese: i boschi dell’oltre Sesia presso Vercelli, il Pian d’Irogna nell’alta valle del Cervo, una misteriosa landa del Brianco».
Un “assaggio” dicevamo, ma già assai interessante e del tutto vero perché riportato nei documenti, storie di dolore realmente accadute. La morale la trae lo stesso studioso: «Nonostante le amplificazioni di una cattiva storiografia e salvo momenti di particolare durezza, le condanne a morte per stregoneria sono in percentuale minima (altro che i milioni di cui si favoleggia).
La “caccia alle streghe”, è un ampio fenomeno giudiziario che ha attraversato pressoché ogni paese, con particolari accentuazioni nel sec. XV e poi nel periodo 1580-1650. Si tratta di un fenomeno sia europeo (forse con l’eccezione del Portogallo) che nord americano (negli ultimi anni del 600 a Salem, nel Massachusetts, vi fu una serie di processi terminati con una ventina di esecuzioni capitali. A livello mondiale pare che solo i paesi islamici siano rimasti immuni da qualcosa paragonabile alla “caccia alle streghe”.
Di fronte ad un problema concreto e drammatico come una grandinata, una malattia inspiegabile nel bestiame, la morte improvvisa di bambini o di adulti, nell’impossibilità di trovare una causa, si va a cercare il colpevole. Cercandolo bene, lo si trova, non sempre nella donna vecchia, donna isterica o folle, donna ribelle; la personalità della strega oscilla tra il normale abitante del villaggio e il soggetto eccentrico, non conformista: la strega quindi non come persona reietta ma persona temuta perché gode della fama di avere un potere. [In Italia, tra 1460 e 1520, si contano 250-400 condanne a morte per stregoneria, esclusi i linciaggi e le giustizie sommarie]».