Speleologia

Grotte, alla scoperta delle profondità della terra

Il 2021 è l’anno internazionale delle grotte e del carsismo: ecco i più bei siti da visitare in Lombardia, Piemonte, Liguria e Toscana.

Grotte, alla scoperta delle profondità della terra
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Il 2021 è un anno speciale per gli appassionati del mondo sotterraneo. L’Unione Internazionale di Speleologia (UIS) ha infatti deciso di dichiararlo Anno Internazionale delle Grotte e del Carsismo. Perché non approfittarne, soprattutto durante la stagione estiva, quando il caldo si farà sentire (e soprattutto ci si potrà muovere...), per fare una singolare esperienza nelle profondità della terra? Sono notissime quelle di Frasassi, nelle Marche, o di Castellana, in Puglia; ma non mancano le opportunità (e che opportunità!) anche nei territori raggiunti dai nostri giornali di scoprire un mondo straordinario, fatto di laghetti, pozzi e formazioni calcaree meravigliose come le stalattiti e le stalagmiti. Allora, visto che lì il sole non arriva, piumino leggero, scarpe da trekking e via!

Lombardia, tra resti di orsi e vecchi briganti

Non sono famosissime, ma sono diverse le località lombarde che nascondono nelle loro profondità delle grotte, alcune delle quali, appena la pandemia ce lo permetterà, torneranno visitabili, pure con i bambini.

Büs di Tàcoi a Gromo (BG)

Non è il caso di una fra le più note grotte lombarde, il Büs di Tàcoi (il Buco dei Tacoi, in dialetto i gracchi, che nidificavano nell’antro di ingresso), in Val Seriana, nel territorio di Gromo (BG): l’ingresso è contingentato, si accede solo accompagnati da esperti speleologi e bisogna, comunque, essere degli escursionisti competenti. Anche perché per arrivare all’entrata bisogna camminare per un’ora su un sentiero che sale da Sprazzi e l’intera visita tra camini, stalattiti e stalagmiti, gallerie e pozzi fino al magnifico “Lago Verde” dura diverse ore e richiede un’ottima preparazione fisica e capacità di arrampicata.

Si può andare, invece, con l’intera famiglia alle Grotte del Sogno, a San Pellegrino Terme (BG), perché sono state attrezzate con sentieri aerei interni e gallerie illuminate che ne permettono le visite. Sono costituite da tre pozzi paralleli formatisi 60 milioni di anni fa e lungo il percorso si possono ammirare innumerevoli esemplari di sagome scultoree e di concrezioni dai colori e forme singolari, oltre che di stalattiti e stalagmiti, formatesi con il passare dei secoli.

Ma il territorio bergamasco è ricco di altri casi del genere.

Ad esempio, le Grotte delle Meraviglie di Zogno, tra le prime grotte turistiche d’Italia, che presentano due accessi: quello superiore, il “Büs de la Marta” in località Ravagnì, che consente la discesa lungo i pozzi verticali; e quello inferiore che propone una comoda via di accesso alle grotte, lungo una galleria artificiale in leggera salita lunga 73 metri, scavata nella roccia.

Sopra Zogno si trova la Buca di Costa Cavallina e di Andrea, nota come il “Büs di tri’ fradèi” (“Buco dei tre fratelli”) per i reperti di sepolture umane e dove sono stati ritrovati sette scheletri d’orso delle caverne.

Di rilievo sono le grotte della Valle Imagna, di cui alcune visitabili guidati da esperti speleologi. A cominciare dalla Grotta Europa, a Bedulita, che nasconde cannule, drappi, colonne e stalagmiti, enormi colate che scendono dal soffitto, una cascata perenne e un piccolo lago fossile. A Sant’Omobono Terme c’è la Grotta Val D’Adda, a Ubiale Clanezzo il Büs di Cornei, una delle più antiche, e a Rota d’Imagna la Tomba dei Polacchi, probabile luogo di culto preistorico, che si snoda in orizzontale per ben 4 km.

Buca del Corno a Entratico (BG)

A Entratico, infine, si trova la Buca del Corno, nella riserva naturale della Valle del Freddo, che si sviluppa per circa 500 metri, con un dislivello in ascesa di circa 40 metri: passerelle, scalette e illuminazione artificiale permettono di accedervi ai visitatori di ogni età senza aver bisogno di alcuna attrezzatura specifica. E’ circondata da un parco attrezzato di 6mila metri quadri, raggiungibile a piedi lungo il sentiero della “Pendesa” o in auto lungo la stradina asfaltata che collega Entratico a Foresto Sparso.

Non è da meno il territorio bresciano. Vi invitiamo a visitare il Cùel Zanzanù, conosciuto anche come Covolo del Martelletto, a Valvestino, raggiungibile solo a piedi salendo lungo un tracciato di circa due chilometri che parte dal greto del torrente Droanello. Il nome? Viene da Zanzanù, soprannome di un bandito del 1600, Giovanni Beatrice, che scappando trovò rifugio nella grotta. Il Cùel presenta anfratti su due livelli e una volta alta 15 metri che forma un arco di 50 metri. Importante anche il Monumento naturale regionale del Buco del Frate a Prevalle raggiungibile attraverso i due sentieri che portano al Monte Budellone. Presenta due imbocchi che portano al duomo centrale. Sempre ai briganti dobbiamo fare riferimento per l’origine del nome: c’era, infatti, una banda che era solita assalire i viandanti travestita da frati e che in quella grotta si nascondeva.

Ci spostiamo nel Comasco dove troviamo due interessanti località. Innanzitutto la Grotta dell’Orso a San Fedele Intelvi, sulle pendici italiane del monte Generoso. Qui sono stati trovati i resti di orso delle caverne, animale estintosi circa 18.000 anni fa che poteva raggiungere il peso di 1.000 chilogrammi, ma anche di lupo, di cervo e di vari piccoli mammiferi. La grotta è lunga una settantina di metri con uno stretto imbocco e un ambiente interno ben più vasto, diviso in due parti. Ritrovamenti tra il 1998 e il 2002 hanno dimostrato che fu frequentato, sia pur saltuariamente, perfino dall’Uomo di Neandertal, a partire da 60.000 anni fa.

Poi ci sono le famose sette Grotte di Rescia, a Claino con Osteno, sulla sponda italiana del Lago di Lugano, meta dei turisti europei già nel Settecento. Visitabili anche dai più piccoli, in un percorso di circa 500 metri con 14 pannelli didattici, permettono di scoprire gli stati di crescita di una grotta in un percorso didattico che, tra stalattiti, stalagmiti, colonne e pisoliti, racconta storia, formazione geologica e tipi di concrezioni presenti. Insieme alle grotte si può visitare l’orrido di Santa Giulia con la sua cascata alta una settantina di metri.

Grotta Remeron a Comerio (VA)

Concludiamo la parte lombarda con la Grotta Remeron, a Comerio (VA), anch’essa accessibile a tutti partendo dalla ex Colonia Elioterapica Marisa Rossi di Barasso. Una camminata di meno di un’ora nel cuore della terra fino a 50 metri di profondità alla scoperta di concrezioni naturali, stalattiti in formazione e due specchi d’acqua, il lago Bertarelli e il lago Binda; un percorso ad hoc è riservato agli speleologi.

Piemonte, dalle cavità murate a quelle più colorate d’Italia

Grotte di Bossea a Frabosa Soprana (CN)

Per trovare il luogo più significativo della regione, bisogna andare in provincia di Cuneo a Frabosa Soprana, dove è stata istituita la riserva naturale delle Grotte di Bossea, un insieme di grotte carsiche, accessibili ai turisti fin dal 1874. Situate a 836 metri di quota, fra la Conca di Prato Nevoso e il torrente Corsaglia, presentano un itinerario di circa 3 km tra andata e ritorno in un’atmosfera fiabesca, tra ambienti diversificati, quali torrenti e laghi sotterranei, macigni ciclopici, colonne stalagmitiche, stalattiti, pareti a strapiombo e concrezioni calcaree. Dai resti trovati sembra che furono frequentate dagli orsi tra gli 80.000 e i 12.000 anni fa e su alcune pareti si possono notare i segni di profonde unghiate: nella “Sala dell’Orso” è visibile al pubblico una ricostruzione scheletrica.

Lì vicino, a Frabosa Sottana, ci sono, invece, le Grotte del Caudano, scoperte nel dicembre 1898 durante la costruzione del serbatoio per l’acquedotto di una centrale idroelettrica. Sono tra le più estese d’Italia e le più ricche di stalattiti e stalagmiti e sono visitabili su prenotazione.

Grotte del Caudano a Frabosa Sottana (CN)

Ma tutto il Cuneese è ricco di questi fenomeni. E singolare è la Balma del Messere, una caverna naturale ai piedi di una parete rocciosa a Ormea, una delle più belle testimonianze di cavità murate di tutto l’arco alpino. Altrettanto caratteristica è la Grotta dei Dossi a Villanova Mondovì, tra le più colorate d’Italia. Scoperta nel 1797, si sviluppa per 910 metri su un dislivello di 21 metri ed è formata da tanti corridoi e sale ricche di colori e sfumature grazie alla presenza di minerali uniti con l’argilla come lo zinco, il ferro, il rame, il nichel, il piombo e il manganese. Un po’ più a nord, a Crissolo (CN), è la Grotta di Rio Martino, a 1.530 m. sulle pendici della Rocca Grane. Il ramo inferiore, visitabile nei mesi estivi, è lungo 530 metri e si chiude con la cascata del Pissai alta più di 40 metri. Sopra la cascata si sviluppa il “ramo superiore” contornato da sale, pozzi e gallerie adatto ai più esperti.

Grotta dei Dossi a Villanova Mondovì (CN)

Passiamo in provincia di Torino, a Mezzenile, dove si trovano le Grotte di Pugnetto, un insieme di cavità naturali situate a poca distanza l’una dall’altra. La più frequentata dagli speleologi è la Borna Grande o Borna Maggiore che si sviluppa su più livelli: il ramo principale, detto ramo della Fontana, arriva a 765 metri di lunghezza e possiede una sola rilevante ramificazione, il ramo della Madonna, così chiamato per la presenza nella sua parte terminale di una piccola statua della Madonna. Su questi due rami, entrambi visitabili, si aprono diverse ampie sale, il cui pavimento è punteggiato da grossi blocchi di pietra caduti dalla volta.

E concludiamo il nostro giro piemontese con una delle grotte più note, anche se interdetta al pubblico: la Ciota Ciara (“grotta chiara”), sulle pendici del Monte Fenera, a Borgosesia (VC). Qui sono state ritrovate le uniche testimonianze dell’uomo di Neandertal in Piemonte e i resti di mammiferi del Pleistocene, come diversi tipi di orsi.

Liguria, folle di visitatori a Toirano e Borgio Verezzi

Sicuramente è nota per il suo mare, ma la Liguria è ricca anche di caverne spettacolari.

Grotte di Toirano a Borghetto Santo Spirito (SV)

Prime fra tutte le Grotte di Toirano, che si trovano nell’entroterra di Borghetto Santo Spirito in provincia di Savona. Il complesso carsico è formato da molte cavità di cui due, la Grotta della Bàsura (o Grotta della Strega) e la Grotta di Santa Lucia Inferiore, sono aperte e attrezzate per il pubblico. La prima è un sito archeologico noto a livello mondiale per i numerosissimi resti di Ursus spelaeus, l’orso delle caverne, che la utilizzò come rifugio per il letargo, e le molteplici testimonianze dell’ingresso di uomini preistorici durante il Paleolitico superiore. I visitatori affrontano un percorso a senso unico di circa 1.300 metri attraverso le due cavità, con ingresso dalla Bàsura sul versante Nord e uscita dalla Santa Lucia Inferiore sul versante Sud Ovest, attraversando sale con bellissime stalattiti e stalagmiti ma anche splendide colate, fino alla Sala del Pantheon in cui è conservata la concrezione più grande di tutto il percorso, una colonna che raggiunge gli otto metri di altezza.

L’altra grande attrazione turistica del settore sono le Grotte di Borgio Verezzi, sempre in provincia di Savona, dette anche “Valdemino”, classico esempio di fenomeno carsico, generate nel tempo dalla lenta erosione dell’acqua attraverso la roccia. Il percorso turistico si snoda per circa 800 metri e permette di ammirare ambienti molto vari con concrezioni di ogni forma: dalle cannule, esili e quasi trasparenti, ai drappi, sottili come lenzuoli (ad esempio il “Manto di S. Martino” e l’“Orecchio dell’Elefante”), alle grandi colonne che sembrano sostenere la volta fino alle stalattiti eccentriche, che sfidano la forza di gravità sviluppandosi in tutte le direzioni. Grazie poi alla presenza di svariati minerali, non mancano straordinari colori: dal bianco puro del carbonato di calcio al rosso-brunito, dal giallo al grigio.

Grotte di Borgio Verezzi (SV)

È visitabile anche la Caverna delle Arene Candide, un importante sito archeologico situato a Finale Ligure (SV). Si accede dall’alto, con un percorso che implica circa 30 minuti a piedi, a questa caverna che deve il suo nome a una duna costiera di sabbia (arena) bianca (candida) che era presente ai piedi delle falesie che compongono il versante occidentale del promontorio della Caprazoppa, in cui apre la grotta. La località ha fama internazionale per il rinvenimento dei resti di ben 19 sepolture paleolitiche che ne fanno uno dei più consistenti complessi funerari paleolitici del mondo e quelli di gran lunga meglio conservati.

Da segnalare anche la Grotta degli Olmi a Cairo Montenotte (SV), nella Riserva naturalistica dell’Adelasia, a cui si arriva in circa un’ora di cammino percorrendo un sentiero che parte da quota 400 metri dalla Cascina Caramellina ed è adatta agli esperti speleologi. E la Grotta Pollera, raggiungibile a piedi percorrendo un sentiero sulla pendice orientale della valle di Pianmarino verso Montesordo (SV), a circa 300 metri di altitudine. I materiali qui ritrovati, tra cui diversi vasi in ceramica, le tipiche tazze con ansa a forma di ascia delle fasi iniziali della media età del Bronzo e grandi contenitori decorati con cordoni che venivano utilizzati per la conservazione di derrate, oggi sono custoditi in diversi musei italiani.

Concludiamo con un paio di grotte marine. La più nota è sicuramente la Grotta di Bergeggi (SV), formata da due ampie cavità scavate dalla forza del mare. La prima di queste (lunga circa 30 m di lunghezza e larga 25 m, con un’altezza di 15 m) comunica con una seconda cavità, contenente numerose stalattiti e stalagmiti, lunga circa 200 metri e al cui interno si trova un piccolo lago. L’altra è la Grotta Byron, situata in una piccola insenatura a Portovenere (SP), sormontata dalla chiesa di San Pietro e dalle mura del Castello di Portovenere. La cavità marina ha una profondità minima di cinque metri e una massima di venti lungo il fianco. Il nome da dove arriva? Chiaramente dal poeta inglese Lord George Gordon Byron che in questo luogo traeva ispirazione e meditazione per le sue opere letterarie.

Toscana, dove le stalattiti si accompagnano alle terme

Grotta del Vento a Fabbriche di Vergemoli (LU)

La più visitata tra le caverne toscane è probabilmente la Grotta del Vento a Fabbriche di Vergemoli (LU). Situata nella catena montuosa delle Alpi Apuane, ai piedi del monte Pania Secca, nella frazione di Fornovolasco, è lunga circa 4.500 metri e ha un dislivello complessivo di circa 120 metri. Il suo nome la dice lunga visto che all’ingresso, a circa 640 metri, è stata registrata un velocità del vento superiore ai 40 km/h. La grotta propone tre percorsi turistici guidati, della durata di una, due e tre ore, attrezzati con sentieri in cemento, corrimano e impianto elettrico, e due itinerari avventura adatti solo a chi non soffre di vertigini, visto che percorrono un grande camino attrezzato solo con scale a pioli e corde di sicurezza, da cui si scende con un’avvincente calata nel vuoto.

Sempre sulle Alpi Apuane, a Fivizzano (MS) in Lunigiana, ci sono le Grotte di Equi che si sviluppano per circa 1.000 metri e si dividono in tre parti. Una di queste, la Buca, visitabile per un tratto di 500 metri, in un labirinto di sale, gallerie, cunicoli con concrezioni fossili, permette di salire fino a un’apertura a terrazzo, a strapiombo sulla parete spaccata della montagna, dove nidificano varie specie di uccelli, tra cui l’aquila reale.

Da queste parti, a Stazzema (LU), c’è anche l’Antro del Corchia, un vasto sistema di grotte di cavità di origine carsica con oltre 20 ingressi dislocati lungo tutta la montagna e una estensione superiore agli 80 km. Il percorso turistico si snoda per circa due chilometri, passando per alcuni dei luoghi più suggestivi della grotta, tra cui la bellissima Galleria delle Stalattiti e saloni alti decine di metri.

Antro del Corchia a Stazzema (LU)

Poco più a sud, ad Agnano frazione di San Giuliano Terme (PI), si trova la Grotta del Leone che deve il suo nome a una formazione stalagmitica la cui forma ricorda quella di un leone: è formata da un ampio salone di crollo che scende verso est dove è presente un piccolo lago. In base ai reperti trovati, probabilmente era giù usata da gruppi di cacciatori tra i 18mila e 15mila anni fa.

A Montecatini Terme (PT) si può visitare la Grotta Maona, profonda 20 metri e lunga 200 metri che propone un itinerario con guide della durata di circa 20 minuti per ammirare numerose formazioni di “cascate” di stalattiti e stalagmiti.

Lì vicino, a Monsummano Terme (PT), si trova la Grotta Giusti, definita dal maestro Giuseppe Verdi “l’ottava meraviglia del mondo”, la grotta termale più grande d’Europa e meta privilegiata di celebrità e autorità. Collocata nel noto omonimo resort, è un vero e proprio bagno turco naturale che si estende per oltre duecento metri nel sottosuolo, suddiviso in tre aree denominate Paradiso, Purgatorio e Inferno, con temperature che vanno dai 28° ai 34°C. Il vapore emanato è benefico e terapeutico, mentre l’ambiente è ricco di stalattiti e stalagmiti, di labirinti sotterranei con antri spaziosi per abbandonarsi al benessere più totale.

Concludiamo il nostro tour con la Grotta del Sassocolato a Castell’Azzara, il comune più elevato di tutta la provincia di Grosseto: la meta ideale per gli appassionati di escursioni, che potranno visitare questa bellissima grotta accompagnati da guide speleologiche. Una delle peculiarità di questa grotta è la presenza di una numerosa colonia di chirotteri (pipistrelli di 12 specie diverse) che, nel periodo estivo, raggiunge fino a 2.500 esemplari.

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